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A Mlfett nen sa capisc nud!, parla la gente. Trionfa l'antipolitica: in due anni situazione peggiorata
15 marzo 2008

Maggio 2006-aprile 2008: a distanza di due anni dalle ultime elezioni amministrative, gli umori della gente non cambiano, anzi peggiorano. La politica molfettese continua a non farsi capire e a non interessare. E trionfa l'antipolitica. Resi per lo più noti gli schieramenti politici di centro, di destra e di sinistra, che hanno suscitato non poche perplessità (in particolare dopo l'unione tra UDC e PD), e all'indomani della scelta del futuro sindaco molfettese, la gente infastidita dalle domande risponde disgustata: «ce voln acchien, nen sim parlenn… abbiamo appena mangiato e non vogliamo vomitare!». Per trovare un sinonimo e chiarire il concetto, c'è chi pensa e afferma con schiettezza che «i nostri politici ci hanno portato nella ca... a partire da Azzollini e la sua corte celeste, mentre a sinistra uno vale l'altro perché sono sempre gli stessi. Non sono i partiti che devono cambiare, ma le persone». Qualunquismo o stanchezza? Tastando gli umori dei molfettesi, infatti, emerge che il problema principale della nostra città non sono le ideologie di partito, bensì i personaggi protagonisti della politica locale, che si ripresentano puntuali ad ogni elezione, ostacolando così un vero rinnovamento. «E se le carte sono quelle, i giochi sono gia fatti - ci dice rassegnata una giovane coppia - e vince di nuovo il senatore». In effetti il nome di Mino Salvemini, candidato sindaco della «grande ammucchiata» di centro (come viene definita da molti), sia sconosciuto ai più, e nonostante molti pensino che «stando alla matematica, il Partito Democratico vincerà», per alcuni è più facile ricordare i nomi dei sindaci degli ultimi dieci anni, piuttosto che quello di Salvemini. Per non parlare del candidato della Sinistra Arcobaleno, Antonello Zaza, che una ragazza ricorda solo come candidato ad amministrazioni precedenti, ignorando quella attuale. Sempre la stessa, a cui chiediamo una considerazione sull'operato della scorsa amministrazione ci risponde che «a parte u purt, a meche, Azzollin nen ma' chengiat la vait!». Al di là del malcontento generale, molte delle persone intervistate non rinunciano ad esercitare il loro diritto di voto, e pensano di presentarsi alle urne pur non sapendo per chi votare. Addirittura un simpatico vecchietto dice che sceglierà «a piacere» e un altro «votesc u partit chiù piccinun». Sconfitto l'astenzionismo? D'altra parte i pochi cittadini consapevoli delle ultime vicende politiche mostrano di avere perso ogni speranza in un reale cambiamento e prevedono che «se anche il PD - simbolo dell'auspicato rinnovamento - dovesse vincere, si scioglierà alla prima nomina degli assessori, dato che hanno fatto una cosa oscena!». La conseguenza? «ormai non c'è più possibilità che la gente s'innamori della politica». Fa male pensare che queste parole siano quelle di un giovane trentenne che, suo malgrado, ha rinunciato a votare già da qualche anno. «A Molfetta, infatti, si sa che purtroppo la politica è soprattutto un fatto di numeri e di pacchetti di voti che si spostano da una parte all'altra: sotto c'è sempre qualcos'altro». Un anziano signore ci dice ancora, con un tono amareggiato che «a Mlfett so tutt latr, e po' Azzollin vole pigghà re solt da Rom e da dò», e a lui si aggiungono i pareri di due ventenni, secondo i quali «la politica della scorsa amministrazione, basata sull'economia e sul clientelismo, non ha toccato la gente comune». Proprio la gente comune, infatti, non sembra affatto essere stata “toccata”, a tal punto che una allegra famiglia bitontina si propone di rispondere alle nostre curiosità, affermando con un amaro sorriso che «non c'è bisogno che vi diate da fare a scrivere gli articoli, tanto fanno schifo tutte le politiche». Noi di Quindici, invece, pur riconoscendo le ragioni della gente comune, continuiamo a farle il nostro lavoro, credendo che la vera politica riguardi tutti, sperando, con questa breve inchiesta, di invogliare la prossima amministrazione di centro, di destra o di sinistra che sia, a coinvolgere di più la cittadinanza, affinché nessuno ci risponda più come l'ultimo signore intervistato, il quale ci ha salutato gridando: «a votare? non sia mai!».
Autore: Alessandra Lucivero Giovanna Bellifemine
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