A due voci, un inno alla vita alla musica e alla maternità
È stato pubblicato recentemente da Dialoghi, marchio ch’è parte integrante del Gruppo editoriale Utterson, A due voci, esordio narrativo di Mariapia D’Attolico, psicologa e psicoterapeuta giovinazzese. Dal ricavato dalla vendita del libro sarà effettuata una donazione, fortemente voluta da autrice ed editore, all’ABIO (Associazione per il Bambino in Ospedale), sede di Bari. Il romanzo si configura come un vero e proprio inno alla vita, alla musica e alla forza dirompente della maternità. La vicenda ricostruisce, intrecciandole, le storie parallele della violinista e insegnante di musica Daniela Carabellese, molfettese, e di sua figlia adolescente Maria Serena, detta Molly; non a caso, la narrazione si apre sul primo concerto, in Cattedrale, in cui Molly interviene da solista, sotto lo sguardo orgoglioso della madre, per poi risalire, retrospettivamente, dall’infanzia di Daniela all’ora zero della gravidanza e alle angosce che l’avevano accompagnata. Il momento nodale, infatti, è rappresentato dall’ecografia ostetrica morfologica, narrata nel quarto capitolo (non a caso centro dei sette che costituiscono l’opera), nel corso della quale la Carabellese e suo marito passano dall’euforia allo sgomento. “Non vedo lo stomaco della bambina”, dichiara il medico, mentre Daniela cerca di stornare il crollo emotivo vagando con i pensieri, come l’autrice registra in uno stream of consciousness. Le visite successive chiariranno il problema: “malformazione del diaframma” e migrazione degli organi addominali del torace. Il consiglio di interruzione volontaria della gravidanza sarà rigettato dalla giovane donna, che si abbarbicherà al trenta per cento di speranze di un esito felice. La bambina nascerà e, immediatamente operata presso l’ospedale del Bambino Gesù, spiccherà gradatamente il volo verso la vita e la musica, sino a divenire l’adolescente di cui esploriamo la quotidianità e le emozioni nella sezione finale del romanzo, quando sarà protagonista dell’inaugurazione del Piccinni riaperto al pubblico. L’opera di Mariapia D’Attolico segue una struttura ben orchestrata, non priva di simmetrie e rimandi interni. La struttura è circolare (si apre e chiude con tappe importanti del percorso di Molly) e ha il suo centro nella vicende narrate nel quarto capitolo, che funge da spartiacque tra le storie di Daniela e Maria Serena, caratterizzate da profonde analogie. Di entrambe sono esplorati sogni compiuti da bambine: quello di Daniela, piuttosto buffo, sembrerebbe il classico, scombinato, sogno per ansie di mancata riuscita alla vigilia di un appuntamento importante; quello di Serena da un lato evoca i normali turbamenti del primogenito all’ingresso nel ‘nido familiare’ di altri figli, dall’altro è memoria onirica dei primi difficili giorni di vita. Di entrambe si seguono i momenti di crisi: per la Carabellese la difficoltà di imparare, all’improvviso, a vibrare; per Molly una master class particolarmente impegnativa, in cui, peraltro, le verrà rimproverato proprio un vibrato. Per ambo le figure un ruolo importante sarà rivestito dalla madre: ben delineata è, infatti, la mamma di Daniela, lo ‘sceriffo’ – come viene definita –, presente e attenta, pronta al sacrificio e a condividere preoccupazioni e successi dei figli. Quanto a Maria Serena, poi, D’Attolico si sofferma a esaminare le implicazioni legate alla presenza di una mamma-insegnante: la condivisione del medesimo linguaggio porterà Daniela a rappresentare una guida fondamentale nel percorso di apprendimento di Molly, per non parlare dell’incidenza, nella nascita di tale vocazione, dei momenti di ascolto musicale costantemente predisposti, durante e dopo la gravidanza, per la figlia. Emerge in maniera evidente nella narrazione l’attenzione dell’autrice alle dinamiche psichiche; non è secondario sottolineare la prevalenza della focalizzazione interna nel romanzo, in cui si registra anche un’interessante scelta dal punto di vista tecnico. I capitoli centrali (quarto e quinto) vedono la narrazione condotta in prima persona da Daniela; i restanti presentano un narratore esterno, presumibilmente coincidente con la stessa D’Attolico, e sono comunque focalizzati sull’interiorità della Carabellese (1-3) e di Molly (6-7), con alcune variazioni del punto di vista (per esempio quando si riportano i pensieri della piccola Aurora). Stimolante la scelta di aprire ogni capitolo con versi della stessa D’Attolico, che ricorrono anche a scandire momenti particolarmente importanti quale quello della morfologica e innestano, grazie alla poesia, una sorta di corrispettivo letterario della musica. Validi spunti di riflessione puntellano il romanzo: su tutti segnaliamo le osservazioni sulla musica come “io ausiliario”, cioè per l’individuo “ausilio e supporto, a espandere i momenti più pieni e felici e a prestare soccorso nei momenti più difficili”. Ci piace evidenziare come la nostra città non sia una presenza marginale nell’opera. I molfettesi potranno senz’altro apprezzare il richiamo a realtà consolidate come la Scuola di musica Antonín Dvorák e al coro, entrato nel mito, di don Salvatore Pappagallo. Qualunque lettore potrà in ogni caso lasciarsi catturare dalle qualità di un romanzo che scorre fluido e ti avvolge, con delicatezza, nell’onda sinuosa di un cantico a due voci dallo stile limpido e curato. © Riproduzione riservata