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A Bari a bordo del Vespucci: mare e infanzia con Marevivo e Unicef Conferenza concertata dalle due associazioni sul tema "Clima e infanzia: futuro a rischio ?"
26 ottobre 2008

BARI - Un mare a dimensione delle nuove generazioni: l'argomento è stato affrontato nel corso della conferenza “Clima e infanzia: futuro a rischio”, organizzata di concerto tra l'associazione Marevivo e l'Unicef a bordo del veliero storico della Marina Militare “Amerigo Vespucci”, ormeggiato nel porto di Bari, e su cui Quindici è stato ospitato, assieme alle più importanti testate regionali (in basso, la galleria fotografica di Vincenzo Azzollini, anticipazione di tutto il servizio fotografico che potrete trovare sul prossimo numero del giornale). Al tavolo della conferenza, sul ponte della nave nella zona di poppa, sono intervenuti, ricevuti dal Capitano di Vascello Maurizio Bonora, la dott.ssa Maria Rapini per Marevivo, la dott. Silvana Calaprice, docente all'Universita degli Studi di Bari, per Unicef, e il dott. Ito Ruscigni, per il Casinò di Venezia, con la cui partnership si è svolto l'evento. Un tema, quello della salvaguardia dell'ecosistema marino alla luce dei cambiamenti climatici e ambientali, da sempre negli obiettivi di Marevivo, sotto l'emblematico slogan “il mare non è fatto solo d'acqua”, come ha subito esordito la dott.ssa Rapini, segretario generale dell'associazione: “la speranza è quella di arrivare a una governante comune del mare. Il Mediterraneo è un mare che possiede la particolarità di essere quasi chiuso, risentendo maggiormente dei danni che gli vengono provocati. Ecco perché”, ha proseguito la Rapini, “sei Paesi sono insieme per un mare comune: mettere insieme i paesi della costa orientale del Mediterraneo è indispensabile per trovare un accordo sulle politiche comuni in tema ambientale: il primo passo è quello di creare un network delle aree protette. Solo nel momento in cui la biodiversità sarà intesa come patrimonio comune, arriveremo alla reale salvaguardia del mare, concertando insieme una politica per esso”. L'interrogativo su quale tipo di mare, se risorsa o addirittura fonte di rischio (e il caso dell'alga tossica nelle acque molfettesi è rappresentativo), stiamo consegnando all'infanzia di oggi e di domani, non può prescindere dall'intervento della fondazione che a livello globale cura l'assistenza umanitaria per i bambini e le loro madri nei paesi in via di sviluppo, l'Unicef, rappresentata dal Presidente del Comitato Regionale Pugliese, dott.ssa Calaprice: “ringrazio il Comandante per la disponibilità e l'occasione di visibilità per quella che è la nostra azione”, ha affermato, “un'azione che si muove in silenzio. Quando ovunque scoppia un problema, l'Unicef è magari attivo già da anni in quel Paese; uno dei problemi maggiori che ci troviamo ad affrontare è quello della tutela ambientale, a livello climatico grandi cose si stanno modificando e invece che lasciarci soggiogare dobbiamo capire come prevenire ciò che il cambiamento climatico sta causando”. “L'obiettivo dell'Unicef”, ha continuato il Presidente regionale, “non è solo quello di portare soccorso, ma anche di lavorare preventivamente perché sia la popolazione stessa a trovare la maniera di far fronte alle proprie necessità”.
Autore: Vincenzo Azzollini
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Il mare, oggi, è ancora ( per quanto tempo ancora?)una risorsa ma anche rischio. Molte verità ci vengono nascoste, per ignoranza o per paura di stravolgimenti economici dalle disastrose portate. Il nostro pianeta non dovrebbe chiamarsi Terra, ma Mare,dal momento che almeno sette decimi della sua superfice sono coperti da mari. Il mare costituisce una ricchissima riserva di risorse per il nostro pianeta: il giorno che comprenderemo meglio ciò, potremo imparare a trarre importanti benefici dalle sue risorse ittiche, dai suoi minerali, dalla sua energia, oltre che dalla sua grandiosa "mediazione" meteorologica. Il mare è l'ambiente in cui ha avuto inizio la vita, il luogo dove, più di tre miliardi di anni fa ebbe inizio l'evoluzione di sempici alghe monocellulari e batteri al cui sviluppo, in tutte le sue forme ha partecipato la luce del sole.Quale futuro il mare? Fin dai tempi più remoti l'uomo ha pescato nelle ricchezze acque al largo delle coste, lasciando che le correnti oceaniche e le migrazioni stagionali dei banchi dei pesci portassero la ricchezza del mare nelle nostre reti. Nel 1950 abbiamo tratto dal mare 21 milioni di tonnellate di pesce, in seguito abbiamo ampliato la pescata globale al ritmo di 6-7 percento all'anno. Ai primi degli anni '70 il pescato aveva raggiunto l'incredibile cifra di 70 milioni di tonnellate: in seguito però non si è più innalzato, a causa di una pessima gestione generale delle risorse. La tecnologia sfrenata e senza regolamentazioni aiutandoci all'inizio a migliorare e a rendere più umano il lavoro, poi si è rivelata devastante. La pesca sfrenata sta distruggendo le riserve del pianeta: fallimenti e crolli nelle tradizionali attività pescherecce sempre più frequenti. Le grandi flotte pescherecce che operano lontano dalle basi, fanno ricorso a particolari tecniche, con reti a maglie finissime per "setacciare" il mare. La caccia indiscriminata agli animali marini, la loro uccisione da parte di imprenditori nell'ambito marino a caccia sempre di profitti maggiori, hanno decimato la fauna marina e il suo ecosistema. Oggi i mari sono un vero e proprio "pozzo nero" in cui affluiscono con continui e enormi quantità di fanghi e minerali provenienti dalla terra ferma. Chiediamo al mare di accettare anche quantità sempre più crescenti di materiali generati dall'uomo, dagli scarichi delle fognature a quelli industriali e agricoli, tutti ricchi di sostanze contaminanti. Per non parlare delle scorie radioattive. Pesticidi e erbicidi, nitrati di fertilizzanti provocano la deossigenazione dell'acqua, scarichi urbani contaminati da sostanze tossiche, scorie industriali, rifiuti alimentari, lo scarico di terminali petroliferi, aggiungiamo ancora le perdite di petrolio delle navi, scorie radioattive chiuse in contenitori (?), scarico di scorie in oceano aperto. La distruzione dell'habitat marino provoca l'eliminazione di intere comunità di pesci, la entrofizzazione provoca la fioritura di alghe marine alla cui morte e decomposizione, soffocano altre forme di vita e, al contatto dell'uomo possono rivelarsi dannose e in un futuro prossimo, anche mortali.Accordi, Regole, Conferenze, Proclami, Commissioni, Bonifiche, etc.etc. si rivelano sem pre più Talloni di Achille per il nostro mare. Il Mediterraneo è quasi ridotto a una fogna. Il traffico delle petroliere e le raffinerie lungo le coste, aggrava il fenomenoe, il cambiamento climatico non ci aiuta di certo. Quale futuro?
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