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“Un accordo frutto di promesse elettorali” Antonello Zaza (Rc) sulla transazione con i Frati Minori
15 dicembre 2001

Sulla vicenda della transazione prodotta dal Comune per la risoluzione della questione della proprietà del Convento annesso alla Basilica della Madonna dei Martiri sentito l’opinione del consigliere comunale di opposizione Antonello Zaza di Rifondazione comunista. “Innanzitutto – precisa subito - va sottolineato che dai consiglieri del centro-sinistra, da parte cioè di persone che avevano espresso pareri contrari alla transazione, alla fine sono scaturiti voti favorevoli. Ritengo incomprensibile tale atteggiamento.” Qual è la sua posizione sull’iniziativa del Comune di raggiungere un accordo con le parti in causa? “Il primo punto che va considerato è che il sindaco aveva già annunciato in campagna elettorale l’intenzione di risolvere la questione nella stessa maniera che ci è stata poi proposta, cioè con un accordo tra tutte le parti in causa. L’attuazione di tale impegno, di fatto preso ben prima di conoscerne l’effettiva praticabilità, è dunque la logica conseguenza di promesse elettorali, a fronte della rinuncia a quella che potrebbe essere comunque una proprietà comunale. Con ciò né io, né Rifondazione Comunista vogliamo criticare i frati per essersi impegnati nel raggiungere una soluzione, né tanto meno sminuire il valore delle attività sin qui svolte da loro nel quartiere. Non trascuriamo neanche il fatto che il Sindaco ha scelto di raggiungere un accordo in una situazione particolare, qual è la pendenza di giudizio davanti al TAR.” Anche durante il consiglio comunale lei ha puntato su questa fretta nella conclusione, senza attendere il giudizio del TAR. Cosa può aggiungere in merito? “A parer mio, come ho anche dichiarato in seduta, il Comune avrebbe potuto tranquillamente attendere il giudizio del TAR in merito alla proprietà del complesso. Qualora il giudizio fosse stato a vantaggio del Comune si sarebbe poi potuta fare una convenzione con i frati sull’utilizzo dell’immobile, basata su dati di fatto legali, o al contrario abbandonare qualsiasi pretesa in caso di riconoscimento della proprietà alla Diocesi. Non le nascondo che penso ci siano dubbi sulla validità di questo ricorso, visto chi lo ha proposto.” Cosa intende dire? “Conosciamo tutti le vicende legali sulla proprietà del Convento. In tutte le pratiche, le parti che rivendicavano la proprietà sono sempre state la Curia Vescovile e il Comune. Orbene, il ricorso è stato invece promosso dai frati, che non hanno comunque titolo per rivendicare la proprietà del convento. Ritengo che già questo sia motivo valido perché il TAR rigetti il ricorso. Comunque indipendentemente dal ricorso, penso che a vantaggio del Comune ci siano vari atti, nel corso del Novecento, interpretabili come un riconoscimento implicito, da parte della Curia e dei frati, della proprietà del Comune. A questo c’è da aggiungere l’usucapione nel frattempo intervenuta, per il riconoscimento della quale il Comune avrebbe potuto intentare causa.” Eppure la bozza sottoposta all’approvazione del Consiglio Comunale riesce a mettere insieme tutte le parti. Questo è un dato importante... “Preliminare a tutto era, secondo me, solo l’accordo con la Poligest, che poteva sentirsi minacciata dall’incertezza sulla proprietà del convento, e quindi pretendere un risarcimento. E’ il problema sorto con questa cooperativa che andava risolto. Invece con una transazione siffatta, oggi, qualsiasi impresa che all’epoca non aveva presentato richiesta, potrebbe eccepire in merito all’oggetto dell’appalto, che è totalmente differente: da ristrutturazione si è passati a costruzione ex novo. Su tale punto si potrebbe rischiare una nuova vicenda legale. La soluzione del contendere con la Curia e i frati, invece, doveva necessariamente scaturire in sede giudiziaria, vista la complessa vicenda che si trascina da oltre un secolo e mezzo, al fine di ristabilire con certezza la verità dei fatti. Ripeto, tutta questa fretta sembra solo un atto dovuto del sindaco Minervini e della Casa delle Libertà, dopo le promesse fatte in campagna elettorale. Singolare in tal caso è l’atteggiamento dei legali del Comune, che in un primo momento, qualche anno fa, si erano dichiarati fiduciosi circa il riconoscimento della completa proprietà del complesso al Comune, mentre oggi avallano una transazione che vede di fatto il Comune soccombere di fronte ad un atto di cessione più che di natura transattiva.” Più nel dettaglio, dei termini della transazione, ha qualcosa da eccepire? “Come ho già detto la modifica della convenzione con la Poligest, passata da ristrutturazione a nuova costruzione, potrebbe creare problemi al Comune da parte di imprese che all’epoca non avevano ritenuto appetibile l’oggetto dell’appalto. Ma anche rispetto a una logica funzionale la convenzione consegna in gestione ai frati i campi di calcetto adiacenti alla ex scuola elementare. Ora, nel momento in cui il Comune ristrutturasse i locali, sarebbe comunque privato, per vent’anni da oggi, della possibilità di utilizzare tali spazi a vantaggio della nuova struttura e della comunità tutta. Credo quindi che si sia sorvolato anche su logiche funzionali di gestione del patrimonio comunale, quali sono i campi. Infine non ci è dato di sapere quali sono le reali opportunità che la gestione del Convento comporterà per il quartiere. Né tanto meno la ristrutturazione della scuola sembra rientrare al momento nelle priorità di questa Amministrazione.” Non ritiene possibile che l’uso del Convento per il turismo religioso e la presenza di un museo all’interno dell’Ospedale dei Crociati possa influire positivamente sul quartiere? “È tutto da dimostrare. In questo senso, qualora si dovesse creare un fenomeno di turismo religioso, fondamentali saranno le decisioni dell’Amministrazione e dei frati affinché gli effetti positivi, anche in termini occupazionali e di miglioramento della qualità della vita, si riversino sulla comunità di quel quartiere. I locali potrebbero anche essere usati esclusivamente per i pellegrini, e magari per la stessa gestione delle possibili attività ricettive potrebbe essere impiegato personale esterno al quartiere, in seguito ad una possibile gara di appalto pubblica.” Nicolò Visaggio
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