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“No alla riforma Moratti”, dibattito sulla scuola a Molfetta
25 marzo 2002

MOLFETTA – 24.3.2002 Avrebbe dovuto essere semplicemente una manifestazione a difesa della scuola pubblica, è diventata una manifestazione a difesa della democrazia. L’incontro pubblico del 20 marzo, organizzato dai partiti dell’Ulivo, dal titolo “Controriforma Moratti: la scuola è ancora di tutti”, ha finito con il ruotare proprio attorno a questa parola: “democrazia”. Sicuramente perché tenutosi a ridosso dell’assassinio del prof. Marco Biagi da parte delle Brigate rosse, ma anche per il fatto che la questione della scuola è stata avvertita come centrale per tutta la società e per la salvaguardia dei suoi valori e delle sue libertà fondamentali. Iniziato con la ferma condanna del gesto terroristico da parte del preside Diego Colonna, l’incontro ha toccato i punti dell’attacco del governo Berlusconi alla scuola pubblica. No alla legge delega, ha affermato Minguccio Bellifemine, docente del Liceo Classico. Non è possibile che la riforma della scuola secondaria superiore, attesa dal 1923, sia realizzata senza dibattito democratico, dal solo governo, forte degli striminziti 6 articoli approvati in Parlamento, senza partecipazione e discussione pubblica. No alla scuola trattata come azienda, com’è negli intenti del ministro Letizia Moratti (nella foto) che, lo ha ricordato lo studente liceale Mauro Cives, all’inizio del suo intervento, può vantare un passato in campo assicurativo, ma non è certo una grande esperta di formazione, come dimostra il suo approccio mirato solo al risparmio, ai tagli, alla razionalizzazione. Risparmio che si traduce in un peggioramento dell’offerta formativa e quindi in una dequalificazione di scuola pubblica, destinata a diventare “scuola dei poveri”, di chi non può permettersi altro, distante dalla “scuola dei ricchi”. Ecco perché attaccare la scuola pubblica vuol dire attaccare il livello di democraticità nel nostro paese, perché attraverso di essa è passata la possibilità di riscatto, di miglioramento sociale di intere generazioni, perché è stata anche il luogo dell’incontro di classi sociali che ora rischiano di rinchiudersi nei loro ghetti, dorati per gli uni e poveri di opportunità per gli altri. Visto che il governo, con le sue riforme sparagnine, tende al offrire giusto l’indispensabile, e l’arte, la musica, l’educazione fisica, che pure fanno parte di una formazione globale della personalità, saranno solo a pagamento, come fossero un lusso, che solo pochi potranno permettersi. No alla scuola classista, quindi, come ha ribadito l’altro dirigente scolastico presente fra i relatori, Caterina Montaruli, che ha posto l’accento anche all’ulteriore differenziazione che si verrebbe a porre nel mondo dell’istruzione con la cessione della formazione professionale alle regioni. Lo scimmiottamento del sistema duale, che dove attuato sta mostrando tutti i suoi difetti, costringerebbe i ragazzi ad una scelta troppo precoce fra istruzione in vista dell’ingresso nel mondo del lavoro e istruzione in vista del proseguimento degli studi. A Luigi Salvemini, segretario provinciale della Cgil, il compito di richiamare la sostanza dell’attacco portato dal ministro Moratti. A partire dall’esame di stato ad opera di tutti i docenti interni, testa di ponte verso il venir meno del valore legale del titolo di studio, lo svilimento del ruolo del collegio docenti, l’abnorme potere dei dirigenti scolastici ai quali spetterebbe allo stesso momento il compito di indirizzo e di gestione dell’istituto e certo non ultima la riduzione degli organici, 744 posti di lavoro destinati a scomparire solo nella regione Puglia. Un elenco che non finisce, basti citare il caso beffa di una delle famose “I” promesse da Berlusconi in campagna elettorale, quella di Inglese. Ci si sarebbe aspettato un incremento delle ore di insegnamento di lingua straniera, invece nella scuola elementare questo è fatto slittare al secondo ciclo e soprattutto scompaiono i docenti specialisti; i bambini ai quali capiterà nel modulo un maestro idoneo all’insegnamento della lingua saranno fortunati, gli altri andranno, se lo vorranno, guarda un po’, ad impararlo in una scuola privata, a pagamento. Insomma il suono del registratore di cassa accompagna questa riforma, denaro da risparmiare, denaro da far pagare ai cittadini. Ma tutti i convenuti alla riunione organizzata dall’Ulivo sono apparsi molto restii a considerare la formazione dei cittadini gestibile con gli stessi criteri di una fabbrica di saponette, con tutto il rispetto per i fabbricanti di saponette. Va difesa una scuola pubblica e laica, attraverso la quale lo stato assicuri ai cittadini un’uguale formazione e che dia spazio alla pluralità di voci presenti nella società. E che il tema sia uno di quelli capaci di appassionare lo testimonia la partecipazione del pubblico, che fa notizia in un momento di letargo per il popolo democratico molfettese, e il numero e la qualità degli interventi. L’incontro si chiuso con la proposta di costituire un forum aperto a docenti, studenti, genitori, dirigenti scolastici che continui a discutere di questi temi e che sia pronto a rispondere alle iniziative del governo Berlusconi. L. S.
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