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“Un altro orizzonte”. L'opera del maestro Nagasawa a cala S. Andrea a Molfetta L'installazione d'arte contemporanea dell'artista famoso in tutto il mondo concessa in comodato d'uso al Comune di Molfetta che l'ha collocata provvisoriamente nello spazio retrostante il Duomo che domani sarà restituito alla città
11 aprile 2014

MOLFETTA – "Un altro orizzonte" l’opera del maestro Hidetoshi Nagasawa è stata concessa in comodato d’uso al Comune di Molfetta che l’ha collocata nell’area di Cala Sant’Andrea che domani alle 18.30 sarà pubblicamente restituita alla città.

“Un grande dell’arte contemporanea – spiega l’assessore alla cultura Betta Mongelli – che è presente nei più grandi musei di tutto il mondo, ha donato alla città una sua opera. L’abbiamo collocata provvisoriamente negli ampi spazi dell’area retrostante il Duomo appena ristrutturati. L’essenzialità del legno e del ferro, l’apparente leggerezza che riesce a conferire alla materia sfidando le leggi della statica e della dinamica, in un gioco tra opera e spazio circostante che caratterizza il suo stile unico, la si può ammirare in alcuni importanti open museum del mondo come all'International exhibition center di Tokyo (1996) o in Italia a Brisighella, dove sotto il castello medioevale, è collocato il suo Il giardino di Ebe”. 
L’opera si compone di una lunga trave di legno orizzontale, unita ad un'altra trave verticale regge all'estremità due cubi di ferro 80x80cm. La pesante trave lunga 7 metri, è incastrata in un grande anello in ferro intorno alla trave verticale, e si sostiene mediante un gioco di spinte, gli elementi sono privi di presenza autonoma, e quasi scorrono tra polarità opposte e complementari.
Hidetoshi Nagasawa ha realizzato l’opera a novembre a Molfetta in occasione della sua personale ospitata a Torrione Passari, a cura di Giacomo Zaza, con il coordinamento artistico di Michela Casavola.

"Fino a qualche mese fa quella era una grande area parcheggio, invasa dalle macchine. Oggi finalmente Molfetta riscopre l'orgoglio del suo Duomo. Questa non può che essere una bella notizia", commenta il sindaco Paola Natalicchio
Nagasawa insegna scultura alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano ed espone in tutto il mondo in importanti appuntamenti nazionali e internazionali. Ha partecipato a numerose edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1982, 1988,etc.) e nel 1992 alla 9° edizione di Documenta, la più importante esposizione di arte contemporanea a livello mondiale. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. 

 

 

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L'arte non va solo vista ma soprattutto sentita. Spesso vediamo un'opera e non ne capiamo il senso profondo proprio perché finiamo per affidarci esclusivamente agli occhi auto-limitando la nostra percezione. Noi molfettesi spesso ci lamentiamo del fatto che altri luoghi anche molto vicini che hanno molto meno in termini di patrimonio artistico-cultutale abbiano saputo “vendersi” meglio alle logiche del turismo. Parliamo di opere d'arte moderna di artisti altrettanto moderni, contemporanei, dimenticando i nostri artisti altrettanto moderni e più contemporanei , più futuristi dei turisti futuri siano o non siano. Non mi dilungo per non sembrare un nibelungo per i profani, nemmeno machiavellico per i dotti. L'opera in questione e in oggetto, ben inquadrata dal forumista “Addavenì” il quale ci ricorda quella che doveva essere la “Grande Opera”, quel Nuovo Porto Commerciale dimenticato e abbandonato, così come i suoi creatori trattati come individui da ignorare e passare sotto silenzio, come dei paria da mettere al bando della società. Questa “Grande Opera” artistica, avrebbe veramente lanciato Molfetta – azzeccata la forma “come un missile balistico” - nell'ambito del commercio marittimo e fluviale - poi risultato a “prova di bombe”, giusto collegamento con il “missile balistico”. Questo non è un gioco di parole e nemmeno una scusa per deviare l'argomento, così come è stato fatto in passato fino al punto di abbandonare l'idea artistica-commerciale-turistica di un Porto che tutti ci avrebbero invidiato. Quante “machiavelliche” argomentazioni sono state presentate per “tradire l'attesa”, per convincere l'opinione pubblica che tutto sarebbe stato inutile e dispendioso. Ma spesso, si confonde ciò che è veramente machiavelliano da ciò che è meramente machiavellico. La famosa massima “il fine giustifica i mezzi” – associata il più delle volte al nome di Machiavelli – non è mai stata pronunciata esplicitamente in questa forma dal fiorentino. Per Machiavelli, infatti, il fine giustifica i mezzi solo se il fine è moralmente degno e il particolare contesto storico lo richiede: questo era il nostro e vostro Nuovo Porto Commerciale. Possiamo ben dire ora che, l'”arditezza” dell'idea non fu capita, nemmeno percepita, e tutti hanno preso distanze da “Lui”, ora che il progetto e in alto mare. Non dimentichiamo però che il mare restituisce sempre quello che si lascia erroneamente come rifiuto in esso e, un qualche “tsunami” politico, economico e commerciale, ci restituirà quello che ieri abbiamo rifiutato colpevolmente: l'Opera e tutti i suoi ideatori. Sarà il giorno del riscatto della città tutta, un'Apocalisse!





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