Vicende inedite di Giuseppe Saverio Poli (1746-1825)
Della vita e delle opere dello scienziato molfettese Giuseppe Saverio Poli tanti biografi hanno scritto e parlato, per cui tralascio di descrivere notizie risapute. In questa sede, invece, propongo all’attenzione l’impegno del Poli a servire il Re durante il nuovo corso costituzionale e la commemorazione del Poli quale ex Presidente del Reale Istituto d’Incoraggiamento di Napoli. Il 7 luglio 1820 Ferdinando I (1751- 1825), re delle Due Sicilie, costretto da alcuni moti popolari, concesse la Costituzione al pari di quella spagnola del 1812. Stabiliti i Collegi elettorali, per Molfetta venne eletto deputato l’arciprete don Giuseppe Maria Giovene. Il primo ottobre 1820 iniziarono i lavori parlamentari. Volendo istituire un Consiglio di Stato, il 21 novembre 1820 il Parlamento propose al re per ogni Provincia una terna di personaggi di alto valore; per la Terra di Bari furono proposti Giuseppe Saverio Poli, Tommaso de Liso e Domenico Cotugno. Con decreto reale del 13 dicembre 1820, Giuseppe Saverio Poli fu nominato consigliere di Stato. La mattina del 21 dicembre 1820, come previsto dalla Costituzione, i consiglieri di Stato presenti a Napoli prestarono giuramento davanti al Principe reggente del Regno. Adempiuto l’atto il cav. Giuseppe Saverio Poli, nella veste del più anziano consigliere di Stato, pronunziò a nome dei suoi colleghi un discorso: Altezza Reale, Quantunque non si trovi ancora radunato in Napoli l’intero corpo dè consiglieri di Stato; pur nondimeno ci siamo fatto in dovere di presentarci a V. A. R. ad oggetto di esprimerle la nostra rispettosa riconoscenza verso il Re suo Augusto Genitore, per esserci degnato di eleggerci suoi consiglieri di Stato, sulla proposizione del Parlamento Nazionale. Potremo noi, o Signore, mancare di lumi per assistere profittevolmente Sua Maestà in tutto ciò che riguarda le annose attribuzioni: ma possiam con franchezza assicurare V. A. R. che animati da rette istruzioni a da paro amor di patria, noi faremo a gara, per corrispondere col nostro zelo e con indefessa applicazione che hanno in noi riposta la Nazione e il Sovrano. Sua Altezza Reale il Principe Reggente rispose: Son sicuro che farete tutti a gara per ben servire il Re e la Nazione, e veggo con piacere riunito intorno a me questo corpo rispettabile, che con i suoi lumi, e con i suoi buoni consigli suggerirà al mio augusto Genitore i mezzi di contribuire alla felicità dè suoi amatissimi popoli, unico scopo dè suoi desideri, ed insieme dè miei più fervidi voti. Il Giornale del Regno delle Due Sicilie del 27 settembre 1825, porta la cronaca della commemorazione del Poli, quale ex presidente del Reale Istituto d’Incoraggiamento del Regno di Napoli: il Reale Istituto d’Incoraggiamento si riunì domenica, 5 dello spirante settembre, nella magnifica sala del Museo di Miacrologia per pagare il debito tributo delle sue lodi alla memoria del defunto suo presidente Commendatore Giuseppe Saverio Poli. Intervennero a quella tornata molti personaggi distinti, gran numero di scenziati, e moltissima gioventù studiosa. Il socio D. Giovammaria Puoti lesse un elegantissimo elogio storico nel quale con molta ingenuità e purezza di stile descrisse la vita, esaminò l’opere, e mostrò le virtù dell’illustre precettor di Francesco. Vari componimenti poetici di sommo merito successero a questo elogio. In essi si vide sempre Poli, qual era, stimabile e grande: ma quando l’estro di quei felici ingegni chiamò in quel recinto, che allor divenne sacro, le eccelse virtù del nostro adorato Sovrano, Poli comparve sublime. L’ingegno ed il gusto in materie di amena letturatura son dati per la loro rarità, specialmente trovandosi riunita in un solo soggetto, stimabilssime sempre; ma esse risplendono di luce tutta particolare nelle persone costituite in alta Dignità, e collocate in posti eminenti; divengono allora per gli altri acuto sprone, e il più valevole incoraggiamento agli ottimi studi. Abbiam veduto perciò con sensi di massimo compiacimento pubblicati in nitida quando modesta edizione due componimenti poetici del sig. Marchese Giuseppe Ruffo, direttore della Reale Segreteria e Monistero di Stato di Casa Reale. Noi non c’intratterremo sul primo, scritto in occasione dell’infausta morte de Re Ferdinando di sempre gloriosa rimembranza; uscito dà torchi fin d’allora, e riprodotto per le stampe in varie collezioni di poesie, esso corre per le mani di tutti, ed i suoi pregi sono stati abbastanza riconosciuti e gustati dal colto pubblico. Terremo quindi proposito del secondo come di quello che testè venuto in luce, non è quanto l’altro ancor noto. Esso è una Cantica in Morte di Poli. Un cieco fanatismo per Dante forma per così dire lo spirito movente della moderna letteratura degl’italiani; quindi le tante voci e frasi strane cadute di uso che deturpano comunemente la nostra poesia; poiché tutti possono imitare le imperfezioni dell’epoca in cui visse quel Grande, ma ben pochi sanno far tesoro dè sommi e veri pregi del suo ingegno divino. Or è bello in mezzo a tante caricature dantesche il veder sorgere di quando in quando qualche componimento scritto colle norme di quella sublime ragione pratica, che guidava il cantore dè tre invisibili Regni, e che sembra principalmente riposta in vestire grandi verità colle più auguste e più vigorose immagini, di cui è sucettiva l’umana Fantasia. Ed è pur questo il carattere assolutamente indispensabile alla poesia del presente secolo ricco di cognizioni in tutti i rami del sapere, e schivo conseguentemente di quelle ciance canore che ormai fastidite e stanche le orecchie non solo delle persone istruite, ma benanco della gente colta. Veramente dantesca noi per tali considerazioni non temiamo di appellare la Cantica del sig. Marchese Ruffo in morte del Poli, essendo la medesima un breve poema, nel quale la descritiva sobrietà del Dante sommamente riluce, non che quell’evidenza di dipinture, la quale tanto onore ha recato ad uno dè più illustri discepoli dell’Alighieri nella Basvileana. In poche terzine scritte con robustezza di stile, ma senza affettatura, il n. a. nel rarrare il viaggio ed arrivo di Poli al Tempio della Gloria, ov’è introdotto da Plinio, ed da la più compiuta idea del carattere morale di quel nostro egregio Naturalista, e delle opere per cui va sì distinto, mostrandosi l’a. n. non men poeta per le immagini e nel linguaggio, che conoscitore della storia degli uomini e di quella Natura per le tante scentifiche menzioni di rilevantissimi oggetti che hanno col suo subbietto correlazione strettissima, dando occasione a varie sue dotte note che seguon la Cantica. Lodevolissimo è soprattutto il magistero di serbar per ultima lode del Poli il principale suo vanto, quello di essere stato Precettore dell’Augusto nostro Monarca, in cui il sapere e la virtù scambievolmente si afforzano per formare la felicità di questo Reame. Molfetta a distanza di circa due secoli dalla morte, rende un giusto riconoscimento a Giuseppe Saverio Poli, suo illustre figlio inaugurando il 23 luglio 2021, un busto a suo ricordo, più visibile del quadro della serie degli uomini illustri di Molfetta un po’ sparsi tra le diverse sedi municipali. © Riproduzione riservata