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Varato il programma regionale Welfare To Work sugli ammortizzatori sociali
24 marzo 2010

MOLFETTA - Come abbiamo preannunciato nell’intervista pubblicata sulla rivista Quindici di febbraio, all’assessore regionale alle politiche del lavoro Losappio, è stato varato con delibera n. 2468 del 15/12/2009 il programma regionale Welfare To Work proposto dal ministero del Lavoro alla Regione Puglia in data 29/07/2009.

Il tutto, cita il provvedimento, deve essere inquadrato in una serie di emanazioni che prevedono l’utilizzo di ammortizzatori sociali dato lo stato di crisi economica ed occupazionale. Si vuole in tal modo favorire in maniera stabile la collocazione e/o ricollocazione di soggetti maschili e femminili espulsi dal mondo del lavoro, e la concessione di una dote formativa per l’adeguamento delle competenze.
Avranno diritto alle agevolazioni le imprese i cui lavoratori saranno impiegati per un numero superiore alle 30 ore settimanali, in tal caso il contributo previsto nella misura del 50% dello stipendio lordo nell’ambito dei 12 mesi successivi all’ottenimento delle agevolazioni previste,  non dovrà superare la cifra di 12.000 euro lorde procapite, inoltre, in caso l’assunzione si riferisca a lavoratori over 45, privi di posto di lavoro, oppure over 50 non professionalizzati e di difficile collocabilità, il contributo viene elevato a 14.000 euro lorde.
Ad ogni modo saranno corrisposti 1.500 euro lordi cadauno (comprensivi di contributi obbligatori) alle imprese che assumeranno fino a due lavoratori, e fino ad un massimo di 14.500 euro lordi a coloro che avranno in seno da tre dipendenti in poi. La cifra a disposizione è di 12 milioni di euro e trova copertura (cita il testo) nell’impegno di 15.195.000 euro già assunto con D.D. n. 773 del 30/12/2009.
Il dato importante che traspare da questo provvedimento, è che quando Governo ed enti locali indipendentemente dal colore politico si confrontano nel merito delle problematiche in ballo, riescono a trovare innanzitutto i fondi necessari prima, e poi la giusta sintesi per affrontare i problemi che in questo caso, e l’abbiamo detto più volte, in una società globalizzata, provenienti da lontano, trovano riscontro nelle esigenze territoriali, in questo caso la regione Puglia, le cui vocazioni industriali, commerciali e turistiche, trovano ostacoli allo sviluppo determinati da fattori che spesso sono più forti dei singoli “pannicelli caldi” che ogni singolo imprenditore, politico, o “uomo di buona volontà” in genere può voler prendere.
E’ chiaro che noi stiamo analizzando lo spirito con cui è stato emanato il provvedimento, altresì è importante che gli organi preposti vigilino sulle scelte dei progetti prima, e sull’utilizzo dei fondi dopo, affinché non si verifichino quegli assalti alla diligenza che non sono da oggi molto lontani nel tempo, mi riferisco alle reiterate truffe di chi pur non avendo diritto ha usufruito ad esempio della Legge 488, o credito d’imposta, ma soprattutto mi auguro che il denaro stanziato dall’Ente Regione Puglia sia destinato ai pugliesi.
Ci riteniamo stanchi infatti, di assistere ad un sistema in grado di prevedere solo teoricamente il miglioramento, la crescita, e lo sviluppo delle nostre imprenditorialità, professionalità, e crescita, quando poi come è successo sempre in passato, le risorse destinate allo sviluppo delle nostre realtà territoriali hanno avvantaggiato strutture ed economie che nulla hanno a che vedere con la nostra regione.
Sarà forse colpa di chi in quei tempi ci ha rappresentato, oppure a causa nostra che abbiamo delegato sempre la nostra rappresentanza anche a chi a volte non lo meritava. Forse il nostro senso di cittadinanza e di appartenenza oggi è accresciuto, o possiamo meglio sbandierare la “clava” della democrazia dell’alternanza, sicuramente oggi i cittadini vogliono sentirsi più coinvolti, chiedono conto, soprattutto in periodi di crisi perdurante come questi in cui non è ancora prevista una exit strategy.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Michele Mininno
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Colpa di entrambi: di chi in "quei tempi" ci ha rappresentato, e nostra perchè abbiamo delegato sempre la nostra rappresentanza anche a chi a volte - sempre - non lo meritava. Abbiamo bisogno e necessitiamo di cittadinanza e maggiore partecipazione in una società sempre più complessa e in continua trasformazione. "Se mai ha avuto un fondamento l'idea che per avere una democrazia solida fosse necessario avere giuste leggi e governanti capaci e irreprensibili, quell'idea è oggi più che mai svuotata di fondamento. E' più che mai un mito la rassicurante certezza che sia sufficiente l'adozione di procedure democratiche in sè a garantire una società bene ordinata, di liberi ed eguali e la convivenza civile fra cittadini. Questo valeva, forse, quando l'adozione di tali pratiche era il frutto di una faticosa conquista, di lotte di liberazioni dai totalitarismi, e che quindi riempiva quelle disposizioni procedurali di un significato ideale e di un senso più alto. Ma quando queste sono date per scontate, perchè, pensando al nostro paese, da varie generazioni siamo cresciuti in un sistema democratico, la democrazia come cultura politica, e come progetto pedagogico, appare come svuotata del suo senso originario. La partecipazione è un bisogno delle democrazie contemporanee anche per un altro più epocale motivo. I nuovi scenari globali hanno generato nuovi disequilibri e nuove separazioni fra potere e politica. Il potere quello vero e forte è gestito più o meno occultamente da forze economiche globali, da potenze imperialist, da poteri forti. In questo quadro non stupisce più la crescita dell'apatia elettorale. Gli spazi di partecipazione democratica nelle moderne democrazie rappresentative occidentali si vanno sepre più assotigliando fino a limitarsi all'esclusivo esercizio del diritto di voto, ulteriormente ridotto solo al diritto di apporre una croce su coalizioni e liste di candidati scelti da poche decine di decisori." (tratto da:Imparare la democrazia)
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