Un vivaio alternativo per rilanciare la costa di Ponente
Progetto del Wwf e del Tecnico “Salvemini” per l’area a ridosso della Madonna dei Martiri
E’ in attesa di approvazione da parte del ministero dell’Ambiente il grande progetto Adonat, la cui paternità è da riconoscere alla sede molfettese del WWF. Al programma compartecipano l’azienda di multiservizi Ami – Faro, il Comune di Molfetta per settecento milioni di lire circa in caso di consenso e l’Istituto tecnico commerciale e per geometri “Salvemini”.
In che cosa consiste il progetto? Nella rivitalizzazione della fascia costiera tra la Basilica della Madonna dei Martiri e cala San Giacomo. La zona da anni versa in uno stato di totale abbandono ambientale, ragion per cui la sede locale del WWF si è lanciata in un progetto che avrà il merito di ristrutturare quella fascia di territorio sia dal punto di visto architettonico sia da quello naturalistico oltre che renderla sede di un continuo monitoraggio dell’inquinamento ambientale.
Per comprendere meglio di cosa si tratti, noi di “Quindici”, abbiamo avuto un incontro con il responsabile della sede locale del WWF, P. Salvemini, che ci ha illustrato il progetto nei minimi termini.
La striscia di costa a Ponente, sarà interessata dalla creazione di un vivaio “alternativo”, composto di piante in grado di funzionare come “termometro” nella misurazione dell’inquinamento. Questa è la peculiarità del programma. E non è un caso che la scelta delle piante particolari sia caduta su lecci e pini. In seguito alle ricerche del CNR (consiglio nazionale delle ricerche), che è il più rilevante ente pubblico nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, è stato confermato che essi fanno parte della categoria dei “bioindicatori”, vale a dire organismi, in questo caso piante, che reagiscono agli inquinanti ambientali con effetti talvolta visibili e in ogni caso sempre misurabili.
Nella fattispecie, il comportamento dei lecci, tipico dei tensioattivi, è quello di cambiare lievemente la colorazione dei rami e delle foglie secondo l’inquinamento della zona. I pini, invece, fungono da indicatori dell’inquinamento marino. In conformità a questi studi, la scelta delle piante appare da parte del WWF ben motivata e la piantumazione delle piante raggiungerà addirittura più di mille esemplari.
Tuttavia il risanamento della zona a Ponente, evidenziato nel progetto, non si ferma assolutamente qui. Si provvederà al recupero, al ripristino e alla creazione ex-novo di un muretto a secco, quasi completamente degradato in alcuni punti della costa. Saranno create, per una migliore e più fattibile fruizione del territorio da parte dei cittadini, anche delle piste ciclabili. E, sempre in tema naturalistico, si provvederà alla concretizzazione dell’illuminazione ad energia solare, mediante pannelli che, grazie all’effetto fotovoltaico, permetteranno la conversione diretta dell’energia solare in energia elettrica. Dunque, se da un lato la messa in opera del progetto è curata interamente dalla sede molfettese del WWF, dall’altro, la divulgazione del progetto stesso e in un certo qual modo la sua pubblicità, verrà affidata all’Istituto Tecnico per Geometri “Salvemini”.
Una squadra, composta di studenti e insegnanti di Scienze e di Storia dell’Arte, provvederà alla creazione di cartografie e mappe topografiche della zona, alla realizzazione di pannelli fotografici dell’area in questione, alla catalogazione di tutto l’ecosistema faunistico e vegetale e alla valorizzazione storico- artistica della Cala San Giacomo. Una volta che il progetto diventerà operativo, dopo il via libera dato dal Ministero, e una volta che sarà ultimato, si potrà vantare la creazione di una sorta di riserva naturale, di un osservatorio permanente per il monitoraggio del territorio, di un luogo ove organizzare visite guidate alla riscoperta del luogo.
Il piano del WWF è stato pensato veramente in grande e, se diventasse operativo, il Comune di Molfetta potrebbe vantare il primo vivaio di piante del genere in Italia.
Silvia Pellegrino