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Un terminal ferroviario da 70 milioni: tutte le ombre della nuova cementificazione in arrivo in nome del Nuovo Porto Commerciale di Molfetta
Il sindaco di Molfetta e l'imprenditore Totorizzo firmano l'accordo
23 novembre 2020
MOLFETTA
- Partiamo dai fatti, semplicissimi. E dalla notte di San Lorenzo della scorsa estate, quella in cui si esprimono tutti i desideri. Il 10 agosto, al protocollo comunale, con nota numero 54058 a firma della Società ISTOP SPAMAT Srl di Molfetta, gli imprenditori di questa nota società legata al traffico portuale esprimono un desiderio all’Amministrazione Minervini, attraverso una manifestazione di interesse a realizzare un terminal ferroviario finalizzato al trasporto merci navali. Insomma, la stazione del Nuovo Porto Commerciale. È estate, la prima estate con il Covid. L’estate post lockdown e pre seconda ondata. Gli uffici sono semi vuoti. La città, stanca e distratta, va al mare. Le elezioni regionali sono alle porte, con il sindaco e il consigliere Saverio Tammacco in grandissima attività di campagna elettorale. Ed è proprio a pochissime ore dal voto, il 23 settembre 2020, senza fare troppo rumore, che il desiderio di San Lorenzo viene realizzato e viene approvata da tutta la giunta, esclusa l’assessora del PD Gabriella Azzollini (assente), l’incredibile delibera numero 186, che consacra in quattro paginette scarne un progetto di cementificazione dell’agro scandaloso, in nome della nuova stazione del porto. La narrativa della delibera disegna, come sempre, un futuro di gloria e prosperità. Il terminal ferroviario, si legge, servirà non solo Molfetta ma anche gli agglomerati industriali a cui è legato il traffico merci del basso Adriatico. Il terminal valorizzerà e potenzierà il Nuovo Porto Commerciale. Il costo stimato dell’investimento è di 70 milioni e interesserà un’area di 12,5 ettari. La ricaduta occupazionale sarà di 100 posti “equivalenti annui” durante la costruzione dell’opera e di 80 addetti alla gestione e alla movimentazione merci. Se ne conclude e si delibera che l’opera è così “di interesse pubblico” e “di grande rilevanza strategica per lo sviluppo socio-economico-ambientale della Città” e si delibera di “attivare tutte le procedure di legge finalizzate alla dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza”: la redazione del progetto, le procedure di autorizzazione e le procedure di esproprio, con tanto di elenco delle particelle da espropriare. Aperta campagna. In una zona agricola, interessata da ulivi e frutteti e da diffusa attività agricola. E in una zona a pericolosità idraulica medio-alta, una delle più critiche secondo l’Autorità di Bacino, a valle della zona industriale e artigianale, già pressata da anni e anni di sviluppo vorticoso sul piano ambientale. In una zona, infine, ad alto pregio paesaggistico, con Torre Calderina a due passi e gli ultimi orti costieri tra Molfetta e Bisceglie. E ad alto pregio artistico, con la basilica della Madonna dei Martiri e l’Ospedaletto dei Crociati, tappa di massimo rilievo del percorso delle vie Francigene. La delibera manca di una relazione tecnica di accompagnamento e del parere del settore Urbanistica e Territorio. Unico parere tecnico è fornito dal dirigente al Settore Attività Produttive e Ambiente, ing. Vincenzo Balducci, peraltro dirigente in regime di prorogatio del suo incarico per altri pochi mesi. Una rete di cittadini attivi si sta già mobilitando per chiedere spiegazioni all’Autorità di bacino e ai vari uffici competenti della regione. Sono in corso i primi contatti tra partiti, associazioni, singoli cittadini per la costituzione di un vero e proprio “Comitato No Terminal” per bloccare questa ennesima speculazione, in nome del completamento del Nuovo Porto Commerciale, struttura che peraltro resta completamente priva di un business plan che ne determini lo sviluppo strategico. Oltre al fatto che i lavori ripresi (in subappalto) sono per la sola messa in sicurezza e che sul piano di completamento generale restano ancora dubbi e ombre legati peraltro anche alla fase di appello del procedimento penale, alle osservazioni rilevate dall’Anac al Comune e alla condizione di grande fragilità economica delle ditte appaltatrici.
Paola Natalicchio
© Riproduzione riservata
Seguiremo nel dettaglio questa vicenda, con un’inchiesta a firma di Paola Natalicchio nel numero di Quindici di dicembre
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PASQUALE VENDOLA
24 Novembre 2020 alle ore 07:52:27
Non solo i controlli che sono doverosi. Si completi la pratica con tutti gli adempimenti necessari e si valutino opportunamente. L''opera può essere necessaria per lo sviluppo socioeconomico si un ampio territorio non solo di Molfetta ma anche dei comuni circostanti. Ruvo, Corato, Bisceglie, Terlizzi, Bitonto e Giovinazzo.
Rispondi
Sergio Andriani
23 Novembre 2020 alle ore 06:28:28
Quindi, a leggere l''articolo, si profila un''altro NO per un''opera pubblica. Giusti e doverosi devono essere i controlli, ma perchè chiedere un NO preventivo adducendo giustificazioni come "gli ulivi" "le zone agricole" e quant''altro?
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