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Un tentato omicidio alla festa patronale di Molfetta ha fatto scattare le indagini per l’arresto di 17 persone questa mattina nel blitz dei carabinieri: ecco i nomi
31 ottobre 2017

MOLFETTA – Il tentato omicidio di Cosma Damiano Grosso durante la festa patronale di Molfetta del settembre 2015 è stato l’origine dell’indagine che ha portato al blitz di questa mattina con l’arresto di 17 persone.

Precisamente, durante la festa patronale, senza esito e con una mitraglietta, l’autore tentò di assassinare un altro spacciatore, poiché aveva mantenuto un legame sentimentale clandestino con la compagna di uno degli elementi del gruppo. Anche nei confronti di quest’ultima e di altre due figure femminili è stata adottata l’ordinanza, atteso il loro documentato ruolo in seno alla compagine, connesso con la custodia dello stupefacente da destinare all’illecito commercio.  

Il blitz è avvenuto questa mattina, nell’area metropolitana di Bari e nelle province di Barletta-Andria-Trani e Matera personale del Comando Provinciale del capoluogo pugliese, supportato da unità del VI Elinucleo e del Nucleo Cinofili di Modugno, dando esecuzione a 17 ordinanze di custodia cautelare (12 delle quali in carcere e le 5 restanti in regime domiciliare), emesse dal GIP del Tribunale di Trani Dott. Francesco Messina, su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa Silvia Curione, di quella Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, in concorso, di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e minaccia aggravata.

Secondo la Procura della Repubblica di Trani, il responsabile del tentato omicidio, che ha avviato l’indagine, sarebbe stato il barese Nicola Abbrescia, da tempo trasferitosi a Molfetta. E’ stato anche accertato un traffico di stupefacenti tra Molfetta, Giovinazzo e Bitonto, realizzato grazie al collegamento dei malavitosi locali con i clan baresi dei Dicosola e Diomede, che garantivano il rifornimento di droga nel quartiere Japigia di Bari.

A fornire nomi e particolari è stato il sostituto procuratore dott. Silvia Curione, nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina al Tribunale di Trani con la partecipazione del Procuratore dott. Antonino Di Maio e del comandante della compagnia di Molfetta cap. Vito Ingrosso.

Questi i nomi degli arrestati:  Abbrescia Nicola, nato a Bari il 07/02/1995, detto "Il barese" o "Il posatore"; Arciuli Michele, nato a Bari il 08/04/1980; Caracciolese Donatella, nata a Bari il 09/11/1991; Del Rosso Gianfranco, nato a Molfetta il 04/07/1988; Fiore Maria, (figlia di Alfredo, ucciso nel 2014 e compagna di Abbrescia) nata a Molfetta il 14/08/1993; Grosso Cosma Damiano, nato a Molfetta il 24/06/1996, detto "Danny";  Pappagallo Giuseppe, nato a Modugno il 27/05/1988 e Pappagallo Saverio, nato a Bari il 24/05/1971 (questi ultimi padre e figlio); Petruzzella Giuseppe, nato a Molfetta il 05/07/1990, detto "Peppuccio"; Ponte Domenico, nato a Molfetta il 26/11/1992, detto "Salsizz"; Spagnoletti Cosimo Damiano, nato a Molfetta il 06/02/1986, detto "Chimino"; Tenardi Alessandro, nato a Terlizzi il 13/03/1988.

Sono stati messi, invece, ai domiciliari: Azzollini Antonio, nato a Molfetta il 06/12/1995; De Pinto Fabio, nato a Molfetta il 09/05/1993; Grieco Domenico Cosimo, nato a Molfetta il 26/01/1986, detto "U' Mimm" o "Trent'anni"; Liso Michele, nato a Bitonto il 22/09/1973; Zaccaria Laura, (moglie di Saverio Pappagallo), nata a Bari il 28/03/1969.

Il gruppo criminale armato, vicino a clan barese dei Di Cosola, era in grado di rifornire con ogni specie di droga le fiorenti piazze di spaccio del barese e della Bat (Molfetta, Bitonto, Giovinazzo e Trani), con un giro di affari di migliaia di euro al giorno.

Nel corso delle indagini gli investigatori hanno sequestrato un Kalashnikov a uno degli spacciatori del gruppo e da quest'arma è stato possibile individuare e arrestare proprio il presunto responsabile di un tentativo di omicidio avvenuto a Molfetta nel settembre del 2015 nei pressi del luna park allestito in occasione della festa patronale, Nicola Abbrescia, tentò di assassinare un altro spacciatore, poiché aveva mantenuto un legame sentimentale clandestino con la compagna di uno degli altri componenti del gruppo. Oltre ad Abbrescia, è stata arrestata la sua compagna, Maria Fiore, figlia del defunto boss Alfredo Fiore ucciso davanti alla sua bancarella al mercato settimanale di via La Malfa a Molfetta nel marzo del 2014.

Secondo l'accusa, Abbrescia si riforniva di droga nel quartiere Libertà di Bari per raggiungere poi i Comuni del nord barese dove gestiva gli affari di spaccio con Michele Arciuli e Saverio e Giuseppe Pappagallo, padre e figlio. Nel corso dell'indagine sono sequestrati un kalashnikov, due pistole, centinaia di munizioni, e in varie circostanze, circa 2,5 kg di marijuana; 1100 dosi di hascisc (2,2 kg) e 450 dosi di cocaina pura per un peso di 250 gr e qualche dose di eroina.

Insomma vi era uno scenario criminale sconosciuto grazie proprio a questi collegamenti tra Bari Molfetta e altri Comuni della Bat. Tra gli arrestati c’è anche un grosso calibro che ha una condanna in primo grado per 416bis. Nello spaccio venivano utilizzati minorenni e soggetti nati negli anni ’90 e ci si serviva di Facebook e Whatsapp per spacciare droga e tenere i collegamenti.

Anche un soggetto che si trovava ai domiciliari usava Messenger per comunicare con gli altri. Insomma, l’uso della tecnologia digitale al servizio del crimine.

Lo spaccio si svolgeva anche attraverso una imbarcazione ormeggiata nel porto di Molfetta, utilizzata come strumento per lo scambio della droga.

Alcuni degli arrestati hanno reagito violentemente alla cattura ed è stata anche aggredita una donna carabiniere.

Secondo il procuratore di Trani, Antonino Di Maio, «quello della Bat è un territorio precario dal punto di vista della sicurezza, pressato dalla criminalità foggiana, da una parte, e da quella barese, dall'altra. La Bat non ha una questura e suoi comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza. Per questo, già da tempo, mi sono adoperato perché la questura possa essere attivata e poi gli altri comandi. In termini di prevenzione l'istituzione dei comandi sarebbe un passaggio fondamentale perché la Bat, territorio ricco per passaggio e contigua attraverso poche miglia marine all'Albania, può essere terreno di scontro. Ringrazio le forze dell'ordine per le indagini delicate e con tecniche sofisticate».

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