Una nuova sorpresa ci viene dalla cartografia ottomana. Infatti nello scrigno fascinoso del Kitâb-ï Bahriyye (Libro della marineria) di Piri Reîs si trova un’altra veduta di Molfetta finora inedita da noi. Piri Reîs, il cui nome completo era Hadji Muhyieddin Piri Ibn Hâjjî Mehmed, nato a Gallipoli dei Dardanelli tra il 1465 e il 1470 e morto al Cairo fra il 1552 e il 1555, fu capitano navale e poi ammiraglio turco (reîs significa “comandante di bastimento”). Piri Reîs navigò a lungo nel Mediterraneo agli ordini di suo zio, il corsaro Kemâl Reîs, e poi del più famoso pirata barbaresco Khayr ad-Din, detto il Barbarossa, in un’incessante guerra di corsa contro Veneziani, Genovesi e Spagnoli. Durante quest’attività Piri Reîs osservò coste, città, approdi, porti e isole, consultando mappe e portolani cristiani e musulmani, eseguendo schizzi e disegni e annotando tutto ciò che gli sembrava più interessante. Raccolse così dati e materiali per il Kitâb-ï Bahriyye, portolano e manuale di navigazione, che iniziò a compilare dopo la morte dello zio, avvenuta nel 1511. Nominato capo della flotta ottomana in Egitto, Piri Reîs da Suez comandò incursioni contro i Portoghesi sia nel Mar Rosso, conquistando Aden nel 1548, sia nel Golfo Persico, occupando Masqat nel 1552. Dopo aver assediato senza successo Hormuz, si rifiutò di partecipare alla nuova campagna contro i Portoghesi ordinata da Kubad Pascià, governatore di Bassora. Accusato di tradimento, quasi novantenne, fu decapitato in pubblico al Cairo. Il Kitâb-ï Bahriyye, uno dei migliori atlanti nautici del XVI secolo, descrive minuziosamente le coste del Mediterraneo. Fu iniziato nel secondo decennio del Cinquecento e ultimato verso il 1521 per un totale di 132 carte a colori, schematiche e stilizzate, in quanto destinate alla gente di mare. Una compilazione iconograficamente più ricca, allestita nel 1525-26 con l’impiego di abili miniatori e amanuensi, venne dedicata al sultano Solimano II il Magnifico, che nel 1521 aveva occupato Belgrado e nel 1526 sconfisse a Mohács sul Danubio il re d’Ungheria Luigi II Jagellone. Sono note ventidue copie della prima versione e una decina della seconda compilazione, conservate in biblioteche e musei di diversi paesi del mondo. Gli originali sono custoditi nel Museo Topkapi di Istanbul, che possiede anche una copia di notevole valore iconografico, il codice Bagdat 38. La Biblioteca Universitaria di Bologna conserva due codici manoscritti dell’opera di Piri Reîs, il Marsili 3612, dotato di un ampio testo e di una cartografia ridotta all’essenziale, e il codice Marsili 3609, con un testo molto sunteggiato rispetto all’originale e un apparato cartografico articolato in una ricca riproduzione di tratti costieri, città portuali, luoghi importanti e approdi marittimi di considerevole interesse per la documentazione storica. Una veduta contenuta nel secondo codice bolognese, già nota localmente, mostra la città di Molfetta e la chiesa di Santa dei Martiri nella linea di costa attraversata dal quadrante di una rosa dei venti semplificata, che, da est a ovest, include Bisceglie con le due scogliere prospicienti, il seno di mare dove sbocca Lama Paterno, il monastero di Colonna, per finire alla struttura portuale e all’agglomerato urbano di Trani. Le rappresentazioni iconografiche sono stilizzate con un tratto naturalmente orientaleggiante, ma non sono prive di un certo realismo nella raffigurazione complessiva. Per esempio, lo scorcio dell’estensione urbana di Molfetta, al di là della schematicità del disegno, rende bene la configurazione del bacino del porto commerciale protetto dalle mura e dalle fortificazioni a levante e a settentrione e aperto a ponente all’ingresso dei navigli e dotato di faro. L’edificio sacro della Madonna dei Martiri, poi, risulta distanziato dalla città e giustamente contiguo alla Cala dei Pali e a Cala San Giacomo. Il complesso di Santa Maria dei Martiri era ben noto ai Turchi, che, dopo la presa di Otranto (13 agosto 1480) e un’incursione a Vieste con una flotta di circa 50 fuste, galee e grippi al comando del sanguinario valì di Valona Gedik Ahmed Pascià, saccheggiarono e bruciarono il santuario mariano e avrebbero dato fuoco anche al sobborgo di Molfetta, se non fossero sopraggiunti i cavalieri e i fanti del conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva di ritorno dalla Toscana. Va ora segnalato in aggiunta ai codici più noti un manoscritto miniato del tardo Seicento, se non del primissimo Settecento, basato sulla versione più am-mappe e carte di portolani di squisita fattura. Esse includono una mappa del mondo con la sagoma delle Americhe e la rappresentazione delle coste, isole, alture e città del bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. Il prezioso manoscritto miniato è posseduto dal 1931 dal Walters Art Museum di Baltimora (Book on Navigation, ms. W.658), che ha digitalizzato tutti i fogli del codice, pubblicandoli sul proprio sito web nel 2011 e mettendoli generosamente a disposizione degli internauti. Il folium 208a riporta il Venedïk Kurfazi, il Golfo di Venezia, cioè il Mare Adriatico con le coste dell’Italia da un lato e quelle della Dalmazia, dell’Albania e della Grecia dall’altro. Osservando la Puglia, al di sotto del promontorio del Gargano si notano delle penisolette. Dopo Manfredonia e Barletta, la penisoletta più marcata e sporgente della Puglia centrale indica Molfetta. Seguono Bari, Brindisi, Lecce, Otranto e il capo di Santa Maria di Leuca. Il foglio 202a mostra il tratto costiero da Trani a Molfetta per lungo, ma nell’immagine qui proposta, per comodità di osservazione, esso è ruotato di 90° in senso antiorario. La città di Trani (qal’e-i Trani) è presente nel folium 201a, per cui nel foglio seguente, appunto il 202a, procedendo da ponente a levante, sono raffigurati il monastero tranese di Punta Colonna, l’insenatura della scoscesa Lama Paterno, la città di Bisceglie (qal’e-i Pezaye) con l’isolotto detto “La Cassa” di fronte alla Porta di Mare e la scogliera a nord-est della cinta muraria, gli approdi tra Bisceglie e Molfetta, compresa Cala San Giacomo, il complesso di Santa Maria dei Martiri con la Cala dei Pali e infine la città di Molfetta (qal’e-i Malfatta) col porto e col faro. A detta del prof. Pasquale Modugno, grafico provetto, l’immagine pugliese finora inedita, tratta dalla seconda versione del Kitâb-ï Bahriyye di Piri Reîs, si fa ammirare per la maggiore raffinatezza del disegno, per la luminosità cromatica e per l’inserimento, compositivamente equilibrato, di due stupende rose dei venti. Bisogna infine additare la rappresentazione globale più accurata rispetto alla tavola già nota, come dimostra l’aggiunta dei campanili accanto al duomo di Molfetta, alla chiesa di Santa Maria dei Martiri (che risulta però più avvicinata alla città) e alla cattedrale di Bisceglie. D’altra parte, gli ondeggianti vessilli delle fortificazioni urbane e dei campanili rendono più dinamica la raffigurazione già di per sé fascinosa, immersa com’è in un’atmosfera quasi da “Mille e una notte”.
Autore: Marco I. de Santis