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Un'estate molfettese fantastica e il programma continua… Il recupero del Pulo
15 ottobre 2015

Un programma senza precedenti che ha reso – adesso lo possiamo dire con assoluta certezza – Molfetta la regina dell’estate in Puglia con all’attivo ben 33 concerti, 15 spettacoli teatrali e 8 appuntamenti con la danza. E ancora, la notte dei corti, la notte bianca tra musica arte e gastronomia, due sagre, uno spettacolo di videomapping, la mostra di Michele Zaza, il festival “Un mare di storie” e laboratori musicali e di cinema. Un prodotto nato da forti sinergie tra la macchina amministrativa e le associazioni che finalmente hanno potuto mettere in campo le qualità che le hanno sempre contraddistinte. A raccontare a Quindici questa fantastica Estate Molfettese, sono l’assessore alla Cultura Betta Mongelli e il direttore artistico Federico Ancona. Dovendo fare un bilancio, come è andata l’estate molfettese? «L’intero programma così come è stato presentato alla stampa e secondo la delibera con la quale abbiamo reso pubblico non soltanto il calendario degli eventi ma anche i soggetti che erano stati ammessi all’avviso pubblico, si è svolto per intero e non ci sono stati spettacoli o eventi che non siano stati effettuati – dice Betta Mongelli –. In collaborazione con la Fondazione Valente sono stati realizzati i grandi concerti che a noi hanno richiesto non soltanto un impegno di carattere finanziario ma anche organizzativo per la tutela e il presidio del territorio. Difatti le Forze dell’Ordine e anche le nostre aziende municipalizzate ci hanno consentito di accogliere in maniera ordinata e organizzata migliaia di fruitori. È stato insomma un pieno successo, prima di tutto per la qualità dei concerti stessi poi per l’affluenza importante di pubblico sollecitata anche da un calmieramento notevole dei prezzi dei biglietti. Inoltre, riscontro assolutamente positivo, i concerti hanno attratto un pubblico giovane e in alcuni casi adolescenziale. Felice è stata anche l’esperienza di “Ti Fiabo e ti racconto”: il pregio assoluto di questo grande laboratorio teatrale è stata la diffusione tra e nei luoghi della città, nelle piazze, nelle strade ed anche nei contenitori culturali che sono stati invasi dalle loro attività. La novità quest’anno, per dirne una, è stato l’approccio al teatro civile che ha visto coinvolti nomi importanti del panorama internazionale come Fabrizio Gifuni a Elisabetta Ragonese. Primogenitura del sindaco Paola Natalicchio che io e il direttore artistico Federico Ancona, abbiamo sostenuto e tradotto in realtà. È stata un’esperienza importante non soltanto per l’afflusso di pubblico ma anche perché ci è stato il concorso di drammaturgia. Giovani drammaturghi di tutta Italia hanno partecipato al bando tanto che ci sono pervenute all’incirca 170 testi: l’aspetto interessante e che tali produzioni sono arrivate da un’esperienza giovanile ma con un forte carattere di professionismo, veramente notevole. Questo progetto è nato grazie alla sinergia di alcune realtà teatrali storiche della città che ci hanno dato una grossa mano in tutto l’assetto logistico. I temi sono stati di fortissimo impegno, spaziando da Pasolini agli argomenti scottanti dei no triv. Temi di grande peso politico e sociale che hanno visto una risposta di pubblico notevole. E poi si sono susseguiti gli appuntamenti del calendario, composto da un’ottantina di eventi che non erano isolati e sporadici. Il nostro direttore artistico ha avuto la ca-pacità di tessere esperienze simili in piccoli festival. Una gemma ad esempio è stato il festival della chitarra, momento di grandissima qualità che ha visto vivere al Chiostro di San Domenico un momento particolarmente felice dell’estate. Un altro appuntamento entrato a far parte della tradizione e a cui teniamo molto è quello legato ai nostri cineasti. Il cinema all’aperto quest’anno ha avuto una formula diversa che in precedenza. È vero che non abbiamo fatto tante serate in piazza ma in una unica abbiamo condensato le esperienze più significative della nostra cinematografia. Sono state presentate opere di registi nostrani che ormai hanno raggiunto successi di carattere internazionale. Ad esempio quando abbiamo presentato l’ultimo corto di Giulio Mastromauro, quella sera era in Russia e vinceva un premio di spessore internazionale. Dunque i protagonisti sono stati ancora una volta e anche in questo settore i giovani. Decisamente rilevante l’esperimento dell’opera che ha riportato a Molfetta, dopo più di 10 anni, un suo figlio, il baritono Roberto de Candia. Un interprete internazionale con al seguito artisti di grossa caratura. Ecco l’importanza di accogliere artisti nuovi ma richiamare anche concittadini che sono l’orgoglio della nostra terra. Insomma, abbiamo cercato di favorire ritorni come Sergio Altamura nell’ambito del festival della chitarra, Joe Valeriano, Nicolò Abbattista che oggi è un danzatore e coreografo che vive e lavora a Milano». Come avete voluto intendere il coinvolgimento della città dal centro alle periferie? «La diffusione degli eventi in città ha coinvolto sia il centro che la periferia. Vorrei anche evidenziare che la gente per strada girava con il libretto del nostro programma per capire cosa offrisse la città di giorno in giorno. Con risorse che non sono infinite, Federico Ancona ha avuto l’immensa capacità di relazionarsi con le realtà artistiche della città non entrando in conflitto con nessuna di queste ed anzi, ricucendole e facendo capire a tutti che bisognava stare all’interno di certe risorse per il bene della città e affinché l’offerta culturale della città fosse sempre più ampia e vasta. Sono state spente le conflittualità e i rapporti non facili che ci sono in questo universo fatto di tantissime associazioni culturali. Non è stato un collage di iniziative, un palinsesto nato dal semplice accostamento delle proposte. Pur non essendoci un tema comune si è riusciti a raccogliere intorno a nuclei tematici importanti la nostra stagione teatrale». Quale è stata la risposta degli operatori dell’accoglienza turistica? Ci sono stati pareri discordanti? «È stata forte la risposta dei nostri operatori dell’accoglienza turistica, soprattutto da parte degli esercenti presenti nel centro della città che hanno registrato notevoli affluenze. C’è però ancora una piccola parte degli abitanti del centro che ci chiede il silenzio e ha esercitato anche un’opposizione ingiustificata. D’altra parte però bisogna conciliare due richieste differenti: da una parte i giovani che vogliono più dinamismo per non andare via dalla propria città alla ricerca del divertimento altrove e dall’altra chi crede che questa specie di isola felice del centro antico debba essere tagliata fuori da qualunque evento. Noi non condividiamo quest’ultima linea nel rispetto e nella tutela delle attività e delle imprese dei giovani che vanno sostenute e appoggiate nel rispetto delle regole. Non possiamo permettere che questi ragazzi coraggiosi vengano penalizzati da un atteggiamento così restrittivo». Le aspettative riguardanti la buona riuscita dell’evento sono state soddisfatte? «Noi siamo soddisfatti perché abbiamo avuto in città grandi stelle del firmamento artistico che peraltro si sono innamorate di Molfetta, apprezzandone le cose belle. Alla buona riuscita di un evento così importante grande merito deve essere attribuito allo IAT che si è fatto nucleo di informazione». Quale è stato il target dei partecipanti? «Gli eventi hanno attratto un target più che mai variegato di gente anche perché Molfetta è una città plurale e attraverso le diverse richieste abbiamo cercato di offrire una molteplicità di proposte. La partecipazione inoltre è stata sempre ai limiti della capienza dei luoghi: vedere una città che la sera viveva anche grazie al riflesso e all’intraprendenza di nuove attività è stato senza dubbio una grossa gratificazione. Possiamo sicuramente definirla come un’estete orizzontale e partecipata». Come avete inteso accordare i vari soggetti organizzatori? Qual è stata la linea artistica che ha legato tutte le performance? «Abbiamo voluto dilatare il tempo per spalmare meglio le iniziative che sono state davvero tante, partendo dal bando pubblico attraverso il quale ci sono pervenute circa un centinaio di proposte – aggiunge Federico Ancona -. Ne sono state sostenute all’incirca una quarantina attingendo dai vari settori disciplinari che vanno dalla musica alla danza, dal cinema alle arti visive. Quest’anno è stata l’estate dei festival esistenti come “Ti Fiabo e ti racconto” o “Anima Mea” e dei nuovi generati dalla capacità artistica e organizzativa delle nostre associazioni. Ecco perché il mio lavoro non l’homai inteso come intervento dall’alto, un voler imporre una linea artistica e culturale ma ho pensato che la cosa migliore – vista la qualità e la competenza delle risorse culturali in città – fosse lasciare spazio al libero estro. Per tale ragione abbiamo cercato di invitare tutte queste realtà a dare il meglio di sé in questo bando in cui si potevano formulare proposte variegate per fare un passo di qualità che le svincolasse dalla filosofia legata alla singola iniziativa e restituisse loro una dimensione più ampia, tale da renderle capaci di formulare una proposta artistica capace di attrarre gente a Molfetta». Oltre alle risorse comunali ci sono stati altri tipi di supporti economici per gli organizzatori che hanno partecipato e contribuito all’Estate Molfettese? «Quest’anno abbiamo trovato una formula ottimale nel rapporto gratuità - pagamento di un biglietto popolare – dicono i nostri interlocutori -. I soggetti organizzatori hanno certamente potuto contare sul sostegno del Comune e nello specifico sull’Assessorato alla Cultura, ma sono stati anche in grado di sviluppare una capacità di condurre e portare avanti iniziative avvalendosi anche di altri introiti come gli sponsor privati e i finanziamenti dalla Regione Puglia. Non a caso per agevolarli ulteriormente è stato sviluppato anche un accordo con la SIAE che fa leva su una convenzione che i Comuni hanno con l’ente che detiene i diritti d’autore al fine di pagare in forma minore rispetto ad un privato. Dunque anche queste spese sono state interamente coperte dal Comune di Molfetta. È stato un modo per sopperire alle richieste delle associazioni e degli artisti più giovani per i quali sarebbe stato gravoso sostenere dei costi SIAE troppo alti. Inoltre abbiamo stipulato un accordo con “Miragica” che ha stanziato 5mila euro: una somma con cui siamo riusciti a finanziare alcune, due delle quali sono state dislocate all’interno del parco tematico quasi a sancire una partnership, un inizio di collaborazione ». Che dispiegamento di forze si è reso necessario per mettere in moto e rendere perfettamente funzionante una macchina così articolata e complessa? «Sicuramente prezioso e imprescindibile è stato il supporto delle Forze dell’Ordine, della Polizia Municipale, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle nostre aziende locali come la M.T.M., la Multiservizi e il servizio civico – sostiene Betta Mongelli –. Importantissimo anche il lavoro dell’Ufficio Cultura guidato da Rosa Losito ha tradotto in atti amministrativi corretti e puntuali questa grande e complessa macchina. Da non dimenticare l’ausilio di alcuni comitati di quartiere che finalmente hanno fatto un passo avanti per diventare soggetti attivi e propositivi tanto da entrare – in questa occasione - nel programma, avanzando proposte e/o richieste. Questo per sottolineare l’importanza di “fare rete”, spunto che ha pervaso anche le stesse associazioni che hanno sfruttato tutta una serie di sinergie per creare un prodotto di qualità e che nel contempo potesse attrarre un gran numero di fruitori». Quanto è costata l’Estate Molfettese? Siete rientrati nel bilancio di spesa previsto? «Sì, siamo rientrati nel bilancio previsto dai fondi stanziati per la cultura. Devo dire che c’è stata una bella sinergia anche con altri Assessorati come il Welfare che ha sostenuto in parte le iniziative del teatro per ragazzi e per gli anziani e con quello ai Lavori Pubblici che invece ha contribuito alla realizzazione degli interventi murales eseguiti nei pressi del Park Club. Entrando nel dettaglio sono stati destinati 25mila euro per la rassegna “Ti Fiabo e ti racconto”, 50mila euro per i grandi concerti, circa 68mila euro per l’Estate Molfettese e 20mila euro per il teatro civile». Progetti per il futuro della città? «Il futuro culturale di Molfetta non si lega solo all’organizzazione di eventi nelle forme e contenuti più diversi. Difatti stiamo lavorando in maniera incalzante al fine di reperire risorse economiche da bandi europei. Abbiamo messo a bando il Torrione Passari e stiamo chiudendo importanti lavori inerenti il museo del Pulo e il fondo Azzollini. Questo significherà rendere ancora più accogliente la visita per i turisti ma anche più ampia la visione di un grande patrimonio archeologico che la città possiede. Abbiamo inoltre allacciato interessanti relazioni con l’area metropolitana ai fini dell’acquisizione del Pulo e stiamo operando denuncie molto pesanti rispetto allo stato di assoluto abbandono in cui il sito si trova. Un mese fa sono stati fatti i sopralluoghi cui hanno preso parte i tecnici della stessa area metropolitana. Abbiamo ribadito la prontezza a gestire il sito a partire dal 2016 perché il nostro obiettivo è quello di potenziare sempre di più il circuito della preistoria. Un grande passo avanti è stato fatto: sono già stati messi a sistema il Museo del Pulo e il fondo Azzollini all’interno dei quali, con il benestare della Soprintendenza, abbiamo portato avanti una campagna di scavi importantissima con conseguenti acquisizioni di tutto rilievo. In più il fondo Azzollini è stato inserito nel piano delle opere pubbliche previste per il 2016 e in fase di approvazione per recuperare e valorizzare l’archeoparco affinché questo punto di forza del nostro patrimonio culturale diventi in maniera sempre più forte volano di occupazione e di sviluppo economico. Inoltre abbiamo riaperto l’archivio storico seppur per tre giorni alla settimana. Dopo 10 anni di stallo finalmente sarà fruibile anche dalle scuole con la speranza che diventi anche propulsore di iniziative culturali. A breve al suo interno verrà inaugurata una mostra – documentario sulla I Guerra Mondiale per sottolineare il contributo umano della città al conflitto bellico». In questo grande movimento culturale la Cittadella degli Artisti come si colloca? Sembra abbia avuto una battuta d’arresto. Come mai? «Abbiamo rivolto un caldissimo invito ai gestori della Cittadella degli Artisti a sottoscrivere entro ottobre 2015 il protocollo di rete per la cogestione della struttura. A breve organizzeremo un tavolo per capire quali sono i programmi previsti sia a livello di produzioni artistiche ma soprattutto laboratoriali, utili alla formazioni dei giovani nelle varie discipline artistiche. Insomma sarà un incontro utile a definire le linee programmatiche affinché possa essere esplicata a pieno la funzione di un organismo così importante per la città».

Autore: Angelica Vecchio
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