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Uila a Molfetta: rilanciare la pesca per dare sicurezza ai lavoratori, centralità e prospettive di sviluppo al settore
15 luglio 2015

MOLFETTA – Ridonare centralità ad un settore che per troppo tempo è stato dimenticato dalle istituzioni, dalla politica e dall’opinione pubblica. Formulare strategie utili ad accrescere la produttività delle risorse marine attraverso l’armonizzazione di misure tecniche e di gestione del settore ittico e la ricontestualizzazione dello spinoso argomento relativo al fermo biologico. Favorire una rinnovata cultura della pesca che si faccia garante della sostenibilità ambientale, sociale ed economica al fine di rilanciare il ruolo dell’Italia nel contesto europeo e mediterraneo. Questi gli obiettivi che hanno animato il convengo indetto dalla Uila Pesca, svoltosi presso la sala consiliare in piazza Municipio a Molfetta (Nella foto: Enrica Mammucari, Paola Natalicchio, Pietro Buongiorno, Stefano Mantegazza e Gilberto De Santis).

Presieduto dal segretario regionale Pietro Buongiorno, l’incontro si è aperto con l’impeccabile intervento della segretaria generale Enrica Mammucari. Una disamina attenta e sentita in cui ha sottolineato la necessità, nell’ambito di una strategia di rilancio del settore, di ridonare centralità alle persone e al contempo valorizzare il lavoro mediante la tutela dei diritti, della salute e della sicurezza dei pescatori. Sicurezza declinata secondo l’accezione latina “sine cura”, ovvero senza preoccupazione. Senza l’inquietudine derivante dalla mancanza di ammortizzatori sociali stabili e dalla disattenzione della legislazione italiana nei confronti di un settore per il quale non ci sono ancora all’orizzonte decreti attuativi significativi. Un comparto che dovrebbe mirare alla sostenibilità del lavoro e dei pescatori e che invece stenta a riconoscere le malattie professionali con sole 56 domande riconosciute ufficialmente nel nostro Paese. Ed è proprio da questo dato non entusiasmante che la Uila Pesca è voluta ripartire per affrontare di petto la problematica attraverso il progetto La sicurezza nelle nostre reti, realizzato in collaborazione con l’Ital-Uil.
Si tratta di una sperimentazione che partirà dalla marineria di Mazara del Vallo e che vedrà l’imbarco insieme ai pescatori di una equipe medica d’eccellenza guidata dal dott. Sergio Iavicoli. Per una settimana verranno monitorate le condizioni fisiche dei lavoratori con l’obiettivo di promuovere una prassi ottimale nello svolgimento delle diverse mansioni a bordo e di prevenire danni biologici di ogni sorta. È un modo per evitare che i marinai siano costretti a dover necessariamente negoziare la propria vita con il dovere che li spinge e li costringe a lavorare anche in condizioni avverse pur di portare il pane a casa. Una lectio magistralis, quella della dott.ssa Mammucari, con un profondo accento etico e uno spessore sociale di altissimo livello. Ma non è tutto.
Si è passata in rassegna anche la questione del fermo biologico, piaga e preoccupazione per i lavoratori del settore. Sebbene necessario per la rigenerazione della fauna marina, andrebbe riorganizzato secondo una strategia più efficace. La proposta della Uila riguarda, infatti il blocco della pesca di volta in volta in zone differenti, abolendo di fatto la restrizione vigente calcolata in giorni. E poi è possibile arrestare la pratica ittica in estate, periodo di maggiore consumo di pesce in Italia? È chiaro che non si vuole mettere in atto un protezionismo ad oltranza ed autoreferenziale ma politiche efficaci e differenziate che partano da un sostrato di ricerca scientifica che possa supportarle al fine di ottimizzare i risultati. E non si dica che non ci sono risorse utili perché nel nostro Paese sono stati devoluti al settore solo il 40% dei fondi ottenuti dalle regioni, sintomo di una gestione disordinata e poco attenta ai bisogni di un comparto dalle potenzialità straordinarie.
Inoltre questa attenzione meticolosa e studiata si sposerebbe alla perfezione con l’idea di una sostenibilità ambientale ragionata alter ego di un’ecologia dell’umanità. Così facendo si eviterebbero anche misure restrittive, lesive per la produzione ittica e il sereno sviluppo del settore.
È chiaro che andrebbe rivisitata anche la cultura della pesca come attività che non si esaurisce soltanto in mare ma si estende al concetto di filiera e di vendita dei prodotti nei mercati nazionali ed internazionali.

Strettamente correlato è anche il tema della sicurezza alimentare che si potrebbe tradurre nella creazione di un marchio di qualità tutto italiano che sia sintesi della qualità del pescato. Si dovrebbe parlare di più anche di tracciabilità dei prodotti ittici, valorizzando tecniche poco conosciute come l’acquacoltura e la maricoltura e coniugarle con la realtà della pesca industriale. Andrebbe ridiscusso altresì il tema della contrattazione, favorendo una politica salariale non fine a se stessa ma orientata a far recuperare ai pescatori un “pezzo di salario” oltre che ad incentivare e favorire una crescita economica nazionale. Crescita a cui la stessa Molfetta sta cercando di contribuire attraverso un modello di vendita del pescato che sta trovando notevoli riscontri anche al di fuori delle mura della città, come ci ha tenuto a sottolineare orgogliosamente il sindaco Paola Natalicchio durante il convegno.
Dato importante per una marineria come quella molfettese che conta all’incirca 7mila iscritti e che rappresenta una delle punte di diamante da cui far ripartire l’economia in città, strizzando l’occhio all’innovazione ma senza dimenticare la genuinità della tradizione. Ad apportare un ulteriore contributo alla discussione intavolata dalla Uila anche il sottosegretario al ministero delle politiche agricole Giuseppe Castiglione, il capogruppo del Pd in commissione agricoltura alla Camera, l’on. Giuseppe Oliverio, il vice presidente della Federpesca Luigi Giannini, il presidente dell’Alleanza delle Cooperative italiane del settore della pesca Giampaolo Buonfiglio e il presidente della Ital-Uil, Gilberto De Santis. Tutte personalità autorevoli del settore che hanno ribadito alcune falle del settore, prospettandone una risoluzione. Dalla ingiustificata mancanza di tassazione relativa alla pesca sportiva alla previdenza sociale, dalla precarietà dell’indennizzo post fermo biologico alla regolamentazione di utilizzo dei fondi destinati al settore pesca.
A chiusura dell’incontro è intervenuto il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza che ha ribadito l’ottimo lavoro svolto dalla Uila Pesca al fine di accrescere le tutele del lavoro, fungendo da collante con la Federpesca e l’alleanza delle cooperative. Un modus operandi orientato a prendere insieme consapevolezza dei problemi che attanagliano un settore cardine del nostro Paese e a cercare una risoluzione efficace e duratura.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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