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Tutela e conservazione delle risorse genetiche vegetali, se ne è parlato all’Aneb di Molfetta
Piergiovanni, Sallustio, Laudadio
27 maggio 2024

 MOLFETTA - Tutela e conservazione delle risorse genetiche vegetali: questo è il tema di un incontro nella sede dell’Aneb di Molfetta. Il presidente Michele Laudadio ha introdotto il seminario, organizzato opportunamente nella giornata mondiale della difesa e tutela della biodiversità, presentando i relatori: la dott.ssa Angela Rosa Piergiovanni, ricercatrice dell’Istituto di bioscienze e risorse di Bari ed il dott. Cosimo Sallustio, funzionario dell’assessorato all’agricoltura della Regione Puglia.

Il dott. Sallustio ha ripercorso, attraverso la proiezione di 11 slide, le principali tappe legislative e amministrative che hanno portato alla tutela della biodiversità, a cominciare dalla convenzione ONU sulla Diversità Biologica. Durante questo incontro emersero, dopo la diffusione della “Primavera silenziosa” di Rachel Carson, le prime preoccupazioni sull’uso sconsiderato dei fitofarmaci, in particolare del DDT che “entrando a far parte dei vasti cicli della terra” creava pericoli per la stessa umanità. 

Cosa stava succedendo? Il crescente bisogno alimentare, associato all’incremento demografico mondiale, imponeva l’uso di sementi di maggiore produttività, monocolture, fitofarmaci ed allevamenti intensivi per far fronte alle necessità di cibo di una popolazione mondiale sempre più numerosa. Si faceva fronte alla fame, ma spariva la biodiversità.

Nel nostro microcosmo locale il mandorlo cedeva il posto all’olivo, le varietà vegetali meno redditizie erano sostituite da altre di maggior produttività ma più bisognose di acqua, concimi, insetticidi. Si perdevano le specificità genetiche delle varietà della nostra regione. La legge 2013 n. 39 della regione Puglia cercò di ovviare al depauperamento, costituendosi a presidio delle risorse genetiche autoctone nel settore agricolo, forestale, zootecnico e stanziando fondi per la loro conservazione.

Un interessante progetto finanziato dalla regione è stato l’Orto botanico di via Salvucci che ha coinvolto 400 bambini delle scuole primarie di Molfetta. Lo scopo era quello di avvicinare gli scolari all’agricoltura e al consumo di ortaggi. Essi hanno seminato e poi trapiantato delle pianticelle, rendendosi ben presto conto delle difficoltà nella buona riuscita del raccolto: la presenza di uccelli che hanno mangiato le giovani piante, fra questi, oltre alle specie locali, anche i pappagalli che devastano gli alberi da frutto e tutte le piante commestibili.

Ha preso poi la parola Mauro De Ruvo, presidente dell’Associazione della cicoria puntarella di Molfetta che sta per ricevere il riconoscimento del marchio IGP. Egli ha promesso un incontro di degustazione della cicoria puntarella nella sede Aneb, in autunno, quando riprenderà il ciclo vegetativo di questo ortaggio.

La parola è passata poi alla dott.ssa Piergiovanni che ha cominciato la sua relazione, fornendo una definizione di biodiversità: è quella ricchezza di organismi, piante, animali, microbi che occupa un ambiente in un determinato arco temporale. La biodiversità è una forma di evoluzione dinamica naturale per cui specie viventi esistite in passato possono essersi estinte, altre possono essere comparse, ed in futuro esserci o scomparire. Distruggere la biodiversità, cancellandola, può rappresentare un grande pericolo per l’esistenza stessa della vita sul pianeta terra.

Nel caso di eventi catastrofici, come quello che portò all’estinzione dei dinosauri, solo la presenza di una grande varietà di forme di vita, alcune delle quali sopravvissute alla distruzione, rese possibile la ripresa del processo evolutivo della vita sulla terra. Gli uomini nel corso dei millenni sono stati in grado di interferire sulla biodiversità e di modificarla a loro vantaggio, però senza distruggerla.

Nel passaggio dalla loro condizione di raccoglitori a quella di agricoltori furono capaci di individuare le specie vegetali utili, governarne la crescita, spargere i semi delle piante più vigorose e sane per ottenere altre piante più robuste, creare anche attraverso gli adattamenti ad ambienti nuovi una grande varietà di specie vegetali. Questo processo di trasformazione prende il nome di agrobiodiversificazione.

Le cose cambiarono in meglio nel ‘900, quando conoscenze tecniche e scientifiche avanzate resero possibile una selezione delle piante su base genetica non casuale. I grani antichi erano caratterizzati da piante alte quanto un uomo. Negli anni 20-30 del ‘900, per la battaglia del grano, il genetista Nazareno Strampelli si impegnò nella selezione di nuove varietà di grano più basse e più redditizie che soppiantarono quelle tradizionali.

Nel 1925, un altro genetista russo Nikolaj Vavilov, rendendosi conto del rischio di perdita definitiva delle sementi di molte specie vegetali antiche, girò i continenti per raccogliere semi da conservare nel suo Istituto di ricerca in Russia. Fu un pioniere che fornì l’idea e il metodo delle numerose Seed Bank, banche dei semi diffuse in ogni parte del globo. La più importante è la Seed Bank nell’arcipelago artico delle Svalbard che garantisce la conservazione a lungo termine di duplicati di semi provenienti da tutti i laboratori del mondo. Le banche dei semi non sono musei, ma luoghi di ricerca e di studio delle varietà botaniche. Le sementi non durano per sempre, ad esempio quelle del grano una ventina di anni, quelle delle piante oleose 4-5 anni. Perciò di tanto in tanto devono esse rigenerate in campo.

Gli interventi dei soci hanno riguardato soprattutto le nuove frontiere dell’alimentazione, dalle farine di grillo alla carne artificiale o come alternativa un sano ritorno alle ormai neglette leguminose.

Maddalena Azzollini

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