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Tragedia Truck Center di Molfetta, sentenza choc: tutti assolti in appello. I parenti delle 5 vittime: E’ una vergogna!
Ora i familiari sperano in una impugnazione della sentenza di secondo grado da parte della Procura Generale
20 luglio 2017
MOLFETTA
– Un’altra sentenza destinata a far discutere: quella del processo di appello per la tragedia della cisterna del Truck Center di Molfetta, dove persero la vita 5 operai. La Corte di Appello di Bari ha assolto tutti gli imputati “per non aver commesso il fatto”, per altri ha dichiarato la prescrizione del reato di omicidio colposo aggravato. Confermata solo la responsabilità della società Truck Center Sas per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro (con riduzione della sanzione amministrativa a 300mila euro) il cui titolare, Vincenzo Altomare, morì anch’egli nella maledetta cisterna. Sono state assolte anche tre delle quattro società coinvolte nel processo, Fs Logistica, Cargo Chemical Spa, La Cinque Biotrans Snc, Nuova Solmine Spa. Revocati i risarcimenti danni alle parti civili, Regione Puglia, Comune di Molfetta e alcuni familiari degli operai morti. Naturale la reazione dei parenti delle vittime: “E’ una vergogna”. Alcuni di loro, presenti in aula, indossavano le magliette con i volti delle vittime della tragedia. “Questa non è giustizia!”, affermano con rabbia i parenti che sperano in una impugnazione della sentenza da parte della Procura generale. La strage avvenne il 3 marzo 2008 per le esalazioni di acido solforico in una cisterna persero la vita
Guglielmo Mangano
, di 44 anni e, nel tentativo di salvarlo, i colleghi
Michele Tasca
, di 19 anni,
Luigi Farinola
, di 37 anni, l’autotrasportatore
Biagio Sciancalepore
(dipendente di una società di trasporti che lì custodiva i mezzi), di 24 anni, e
Vincenzo Altomare
, di 64 anni, amministratore della stessa Truck Center. Unico superstite, ferito,
Cosimo Ventrella
. Al Tribunale di Trani l’11 luglio 2014 il processo bis ebbe origine proprio dalla sentenza del primo processo del 26 ottobre 2009, quando il giudice ordinò nuovi accertamenti per Eni, Nuova Solmine e Meleam. Eni e i suoi sette funzionari vennero assolti, già nel dicembre 2011, con il rito abbreviato dal gup. E nel processo bis ci furono sette nuove condanne: 2 anni e 9 mesi, a cinque tra dirigenti e dipendenti della Nuova Solmine di Grosseto, l’azienda in cui la cisterna venne svuotata dello zolfo liquido caricato all’Eni di Taranto e poi ripartita vuota verso la Puglia. Sono l’ad Ottorino Lolini, il presidente Luigi Mansi, il direttore dello stabilimento Giuliano Balestri e i dipendenti Gabriele Pazzagli e Mauro Panichi. Invece il giudice monocratico Roberta Savelli condannò a due anni (pena sospesa) Loris Poccetti, per la falsa testimonianza resa durante il primo processo, mentre la stessa Nuova Solmine è stata condannata a pagare 420 mila euro, sulla base della responsabilità giuridica delle società derivante dal reato contestato. Furono assolti, invece, la Meleam di Bitonto (che certificò l’affidabilità della Truck Center) e il suo rappresentante legale, Pasquale Bacco, per non aver commesso il fatto. Invece fu prescritto il reato di illecito smaltimento di rifiuti per Alessandro Buonopane, Mario Castaldo e Pasquale Campanile (i primi due della Fs Logistica e il terzo de La Cinque Biotrans, tutti condannati nel primo processo per omicidio colposo), che affidavano le operazioni di bonifica da rifiuti pericolosi alla Truck Center, “priva delle necessarie autorizzazioni”. Nel primo processo, conclusosi il 26 ottobre 2009, erano stati condannati a quattro anni Antonio Castaldo e Alessandro Buonopane della Fs Logistica, la società proprietaria della cisterna, e Pasquale Campanile de La Cinque Biotrans; assolto l’autista Filippo Abbinante; mentre Fs Logistica era stata condannata a pagare 1,4milioni di euro e altri 400mila a testa La Cinque Biotrans e la stessa Truck Center, per l’illecito amministrativo in materia di sicurezza del lavoro, da cui sarebbe scaturita comunque la tragedia.
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Inutile discutere
20 Luglio 2017 alle ore 10:54:10
E'' una grande tragedia, e ai parenti delle vittime va il cordoglio più grande. Ma ciò che deve fare discutere non è la sentenza, resa in applicazione della legge, ma è la legge sulla prescrizione che è ingiusta. Chi ha emesso la sentenza ha applicato le norme, e quindi ha fatto il proprio dovere: perchè gridare "vergogna"? Peraltro, gli avvocati dei parenti delle vittime, avrebbero dovuto avvertirli del rischio prescrizione. Qui purtroppo si punta il dito troppo facilmente, ma si dovrebbero conoscere meglio eterminate dinamiche prima di permettersi di dare giudizi così forti.
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