Tommaso Minervini si schiera: “E' vitale e necessario votare No al referendum”
L'ex sindaco della città prende posizione in vista dell'appuntamento referendario di domenica e lunedì prossimi
MOLFETTA - Tommaso Minervini, smaltita l'amarezza per il risultato elettorale delle consultazioni amministrative, torna alla ribalta della scena politica locale e lo fa con un lungo documento in cui evidenzia le ragioni per le quali domenica e lunedì prossimi si recherà alle urne per votare No alla modifica di oltre 50 articoli della nostra Costituzione, voluta dalla Casa delle Libertà nel corso dell'ultimo scorcio della scorsa legislatura.
“E' necessario votare no – è il parere dell'ex sindaco della città – per una ragione fondamentale ed ancor prima di addentrarsi nelle opinioni a favore o contro il merito delle singole norme costituzionali che si vorrebbe cambiare o mantenere: la riforma della Costituzione può essere fatta solo nella verifica complessiva dell'equilibrio e dell'armonia delle norme tra loro e nel loro complesso. Una qualunque altra metodologia snaturerebbe la Costituzione. E metterebbe in pericolo i diritti, le libertà, i doveri e la funzionalità complessiva dello Stato Italiano. Ricordo che il compianto Prof. Massimo Severo Giannini, quando tra la fine degli anni '80 ed inizi degli anno '90 si pose la questione della possibile riformulazione dell'art. 81 della Costituzione (inerente la copertura finanziaria delle leggi) – della vicenda v'è copioso lavoro nella rivista Politica e Mezzogiorno di quel tempo, diretta da B.Finocchiaro – confermò, e con lui tanta parte della comunità scientifica e politica, che non si poteva cambiare un singolo articolo della costituzione in quanto ne avrebbe certamente sofferto l'equilibrio e l'armonia dell'intero complesso delle norme costituzionali. Infatti l'art. 81 non venne modificato e si agì con leggi ordinarie”.
“Si ribadiva in quella circostanza – prosegue Tommaso Minervini – che la Costituzione italiana è la legge fondamentale dello Stato. Ha la caratteristica di essere programmatica: ossia indica i valori ed i confini entro cui il popolo italiano e tutti i suoi organi e rappresentanti debbono vivere, operare, legiferare, amministrare, ecc..
L'altra caratteristica è la rigidità della Costituzione: ossia la impossibilità di modificare una norma senza pregiudicare l'armonia e l'equilibrio con cui quelle norme furono scritte ed approvate dalla stragrande maggioranza delle forze politiche, all'indomani della scelta della forma Repubblicana.
Cioè da tutte quelle culture politiche, sociali, laiche e religiose che avevano con i valori della Resistenza e della lotta di Liberazione, condotta in tutta Europa, portato a compimento una lunga marcia storica e politica di unità e di convivenza nazionale politica, culturale, amministrativa, civile e religiosa. (I concetti di Nazione, di Popolo, di diritti della persona, ecc) coltivati sin dalla fase risorgimentale ed ancor prima.
Se i padri costituzionali non ammisero mai, come oggi, la riforma della Costituzione per un solo articolo, immaginatevi la riforma di una gran parte della Costituzione, da parte di una esigua minoranza parlamentare. Questo vale per l'oggi e per il novellato Titolo V”.
Per l'ex sindaco della città non c'è che un unico modo per poter modificare la nostra carta fondamentale:
“Una revisione della Costituzionale (e l'adeguamento di alcuni istituti soprattutto di carattere amministrativo) ha una sola strada possibile: una nuova Costituente che verifichi ed eventualmente aggiorni la Carta Costituzionale nel suo insieme come sintesi alta del confronto delle culture politiche, laiche, religiose, sociali, economiche, amministrative. Preservando le caratteristiche di base della Costituzione repubblicana: la legge fondamentale dello Stato, di natura rigida e programmatica della convivenza del Popolo italiano e di questo con il resto dell'Europa e delle altre Nazioni.
Altro, se non nel mondo del pressappoco, non è dato.
Inoltre una nuova Costituente aiuterebbe nel concreto tutte le forze politiche e l'intero Paese a trovare quella convergenza politico-culturale, la sola che, come ormai dicono in tanti, potrà determinare le nuove categorie politiche-culturali del nuovo secolo e superare, salvando i valori positivi, quelli del 900 su cui, purtroppo si fonda, e si sta consumando, ancora oggi la politica italiana.
Una grande questione che merita il dovuto approfondimento”.
Per questo Tommaso Minervini termina il suo intervento con un appello: “E' vitale, è necessario votare No al referendum”.