Teatro, domani L'ascensore – un giallo razzista della compagnia Il carro dei comici di Molfetta
All'Odeon, regia di Matilde Bonaccia
MOLFETTA Andrà in scena domani, giovedì 31, al Teatro Odeon di Molfetta lo spettacolo teatrale “L'ascensore - Un giallo razzista” prodotto dalla compagnia teatrale “Il carro dei comici” per la regia di Matilde Bonaccia.
Interpreti: Adesso Davide, Altomare Biancamaria, Ancona Roberto, Azzollini Dorangela, De Laurentis Rossella, de Pinto Gianluca, De Tullio Antonio, Gallo Cristina, Messina Annachiara, Mezzina Damiana, Minervini Angela, Ventura Leonardo.
Lo spettacolo chiude il corso di teatro dell'anno 2006/'07 condotto dalla stessa regista e arricchito dagli interventi di Myriam Clericuzio per il teatro -danza e Rosa Tarantino per la dizione e fonetica.
“L'ascensore” è liberamente ispirato al testo di Amara Lakous “Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio” e accende i riflettori sui temi della diversità, dell'incomunicabilità spesso foraggiata dalla distanza culturale che la stessa alterità impone.
Un percorso di estrema attualità, (in questi giorni tanto si parla difatti delle politiche e delle strategie dell'accoglienza degli extracomunitari, della co-esistenza di comunità, in una terra, quella italiana che estende i suoi confini sociali al di là degli argini morfologici).
C'è un omicidio: (questo l'inizio dello spettacolo), un uomo chiamato “il gladiatore” viene trovato ucciso in un ascensore, quest'ultimo più volte “pomo della discordia” nelle discussioni frenetiche e forsennate di assemblee condominiali.
Questo basta a far nascere vere dinamiche di persecuzione e di ricerca del colpevole in una ridda deleterea e, ahinoi, veritiera, compilatrice di pre-giudizi, inganni, sospetti razzisti.
La ricerca intesa dalla regista e dagli attori attraverso lo spettacolo è quella della Verità, in un mondo fatto di finzione (anche il teatro nel suo teorema iniziale è tale per antonomasia), che si nasconde negli occhi dell'uomo di colore, che viene oltraggiata dai discorsi omofobici di chi perseguita gli omosessuali; la Verità che muore ad ogni guizzo di reality show; la Verità che è capace di farci nemici di tutti, che si nasconde nel “fondo di un pozzo” e resta per sempre inascoltata.
Dev'essere sostenuto questo spettacolo per lo sforzo degli attori (tutti, o quasi, alla prima esperienza recitativa) nell'imbastire ponti tra se stessi e gli altri in uno sforzo notevole di narrazione della frantumazione dell'essere umano nella società.
La chiosa è una domanda: vale ancora la risposta di Albert Einstein quando gli fu chiesto a che razza appartenesse?
“a quella umana”!
Autore: Francesco Tammacco