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Tavecchio contro i sogni di gloria di Molfetta e non solo
19 ottobre 2017

Il mondo del calcio non è più un'isola felice purtroppo da molto tempo. Lo sappiamo bene, forse troppo bene, anche a Molfetta, dove nel giro degli ultimi dieci anni ci sono state addirittura ben tre rifondazioni della società con relative tribolazioni per la tifoseria. Oggi l'Associazione Sportiva Dilettantistica Sporting Fulgor milita nel campionato dilettanti e al di là di un inizio di stagione in chiaroscuro, ovviamente il grande sogno di tutta la città è tornare finalmente nei professionisti in Serie C, categoria che manca dal 1994/1995 se parliamo di C2, addirittura dobbiamo tornare indietro fino al 1955/1956 per la C in senso stretto.

Ma i sogni di promozione, oltre alle concorrenti del girone ovviamente, dovranno vedersela con i propositi di restrizioni delle squadre professioniste sostenute dal presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio (foto), che prevede una restrizione di oltre il 30% delle squadre che militano in Serie C. A fine di questo progetto di riforma, l'idea sarebbe quella di ridurre da 3 a 2 i gironi della serie C, passando dunque dalle 60 attuali a 40 squadre per la categoria.

Questo ovviamente significa una difficoltà molto più elevata di raggiungere il sogno chiamato C per lo Sporting Fulgor Molfetta così come per tantissime altre realtà italiane del calcio ad ogni latitudine e longitudine. Le ragioni di questa restrizione? In politica spesso si usa la frase "ce lo chiede l'Europa!" ed anche in questo caso non è che andiamo lontano. Commentando il suo progetto di riforma infatti Tavecchio ha messo in evidenza come altri paesi europei, anche più popolosi dell'Italia, abbiano un numero di squadre professionistiche calcistiche molto più ridotto e che comunque questa riduzione dovrebbe attenuare enormemente  i problemi che tante società anche di importanti piazza hanno dovuto sopportare negli ultimi anni.

Noi non sappiamo dirvi se effettivamente la riduzione delle squadre in Serie C possa concretamente evitare questi gravi problemi ma il confronto con altri paesi europei, secondo la nostra opinione è almeno in parte improprio. Oltre alla passione snodata che il nostro paese ha per il calcio, l'Italia è anche la nazione dei tantissimi campanili, delle rivalità tra luoghi vicinissimi tra loro geograficamente e pure questi aspetti devono essere presi in considerazione quando si governa il calcio.

Così come sarebbe inimmaginabile per la nostra tradizione "meritocratica" e dinamica in ambito calcistico, la staticità dell'NBA che non prevede promozioni o retrocessioni da serie minori. Le franchigie sono sempre le stesse da sessant'anni con pochissime eccezioni, comunque legate al progetto economico imprenditoriale di una nuova realtà. E le franchigie quando falliscono, possono essere spostate in altre città a cui vanno tutti i diritti e i trofei di quella storia. Da questo punto di vista, le distanze con il nostro sport sono veramente siderali!

Dagli USA abbiamo imparato tante cose, dal rock'n'roll alle slot machine di Las Vegas e cosa sono i bonus senza deposito, ma questa visione dello sport completamente incentrato sull'aspetto economico e molto sulla tradizione dei colori di una città forse si potrebbe anche evitare, non trovate?

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