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Tagli all'ospedale, le false promesse di Emiliano Assordanti silenzi del Pd e del centrodestra
15 marzo 2016

Via i reparti di urologia, cardiologia e l’ambulatorio di pediatria, ridimensionati quelli di chirurgia (16 posti letto), medicina generale (36), ortopedia e traumatologia (24) per un totale di soli 76 posti ancora disponibili (rispetto ai 101 attuali). Il piano regionale di riordino ospedaliero avviato dal governatore della regione Puglia Michele Emiliano, si è trasformato per il “Don Tonino Bello” di Molfetta in una vera e propria “falcidia” per usare le parole del sindaco Paola Natalicchio. Una struttura depotenziata di servizi dalla portata strategica per la salute della comunità cittadina (particolarmente pesante la cancellazione di pediatria che costringerà i nostri bimbi a cercare altrove le cure necessarie e cardiologia e urologia servizi rilevanti per le fasce più anziane della popolazione) a favore di altri enti come quello della città di Bisceglie del sindaco Francesco Spina già esponente di spicco del centrodestra pugliese passato poi armi e bagagli nel Partito Democratico quota Michele Emiliano. E proprio la vicinanza tra il primo cittadino biscegliese e il governatore della Regione Puglia, appare ora sospetta e solleva roventi polemiche. Difatti, mentre gli ospedali del Nord barese vengono chiusi (Terlizzi, Canosa, Trani) o quasi (Molfetta e Corato), quello di Bisceglie guadagna posti e servizi diventando uno degli snodi strategici del sistema sanitario provinciale. Il piano di riordino è conseguente ad un decreto ministeriale del 2015 e alla legge di stabilità che prevede tagli e accorpamenti tra i vari enti sanitari. Eppure a far discutere sono logiche e dinamiche che hanno determinato le scelte prese, che spesso lasciano intravedere un profilo a dir poco discrezionale e politico. E così l’ospedale di Molfetta potenziato di recente con costosi lavori edilizi al pronto soccorso e con altri già previsti per l’ampliamento delle sale operatorie perde reparti strategici, posti letto e servizi e viene di fatto svuotato di gran parte della sua utilità per la comunità. Stessa sorte per l’ospedale di Corato. Uno stato di cose che ha sollevato l’immediata protesta del sindaco di centrosinistra Paola Natalicchio: «la cosa che mi fa rabbia è che noi e Corato veniamo falcidiati e Bisceglie guadagna posti e servizi. A dimostrazione che questi tagli sono delle scelte. Non l’applicazione obbligatoria del DM 70 del governo Renzi. Si avvantaggiano alcuni territori a scapito di altri. Si decide che il destino di alcuni ospedali è inesorabile e si rilanciano altre strutture. Lo sapete che nel nostro ospedale sono state spese migliaia di euro per i nuovi lavori edilizi al pronto soccorso e ne saranno spesi altri per l’ampliamento delle sale operatorie? Il tutto mentre chiudono reparti? Che razionalizzazione è questa?». Un ridimensionamento, ha ricordato sempre il primo cittadino che appare ancora più beffardo tenuto conto della soppressione di alcune strutture ospedaliere della nostra provincia: «la chiusura dell’ospedale di Terlizzi poteva e doveva significare la migrazione a Molfetta e Corato di servizi ulteriori. Noi avremmo potuto accogliere pneumologia e radiologia, Corato la diagnostica prenatale di eccellenza di Terlizzi che avrebbe dato lustro al punto nascita. I terlizzesi avrebbero potuto avere in ospedali vicini luoghi in cui trovare continuità di cura. Avevamo gli spazi a Molfetta per accogliere nuovi reparti, ne avevo parlato con la direzione ospedaliera. Invece nel nord barese si chiude tutto. Molfetta, Terlizzi, Corato, Ruvo vengono saccheggiate. E Bisceglie che è in territorio Bat e non nel nostro decolla. Lo sapete che allo Scap di Bisceglie, il servizio territoriale di guardia medica pediatrica, da sabato non accettano più bambini di Molfetta? Troppi accessi da “fuori provincia”. Come faremo in futuro? Sono arrabbiata. Questa storia non finisce qui». Intervenendo ancora sul “sospetto” rafforzamento dell’ospedale di Bisceglie il primo cittadino ha ricorda che qui “si dimezza un reparto importante come malattie infettive. Guidato da un medico molfettese di talento e di qualità. Passa da 40 posti letto a 20, nonostante l’ospedale guadagni 13 posti letto (mentre Molfetta ne perde 25). Ma con che razionalità è stato scritto questo piano?». Critico anche il consigliere regionale di Noi a Sinistra per la Puglia Guglielmo Minervini che parla di “scelte incomprensibili, adottate in totale solitudine e senza che se ne conoscano le ragioni”. L’ex assessore ha dato seguito formale alla sua protesta presentando una interrogazione urgente in Consiglio, al Presidente Michele Emiliano per “chiedere conto al governo regionale del suo operato. Deve chiarire quanto prima i molti punti oscuri di questa vicenda, nel-trasparenza e condivisione nelle decisioni”. Proprio Guglielmo Minervini e Paola Natalicchio insieme al sindaco di Corato Massimo Manzilli hanno protestato ufficialmente nel corso di una conferenza stampa organizzata presso l’ospedale cittadino Don Tonino Bello. All’evento hanno preso parte anche presidente del consiglio comunale Nicola Piergiovanni (che ha deciso di convocare una seduta ad hoc), alcuni consiglieri comunali, medici, infermieri, rappresentanti della Consulta femminile, dei donatori della Fidas e di esponenti del tribunale dei diritti del malato e di cittadinanza attiva, cittadini e perfino malati. Intanto resta un silenzio assordante da parte del Pd (partito di Emiliano) e del centrodestralocale, che invece di unirsi alla battaglia per il salvataggio dell’ospedale, non trova di meglio che fare polemica e attaccare l’attuale amministrazione comunale (diversamente dal centrodestra di Corato che preferisce alle battaglie politiche, quelle sociali, in difesa della sanità pubblica). Malgrado la sollevazione di politica e società civile (vedi l’appello-petizione sottoscritto da lacuni cittadini), comunque, appaiono pochi i margini di manovra per arrestare il piano di riordino e rimetterlo al-meno parzialmente in discussione. Il provvedimento infatti non passerà dal Consiglio regionale, ma solo in Commissione Sanità, per un parere esclusivamente consultivo. A quanto pare, quindi la logica di clientele e campanili così cara negli anni del senatore Antonio Azzollini a buona parte della politica cittadina per l’arrivo insperato di risorse (si veda la vicenda del nuovo porto) e varie gratificazioni si è ritorta stavolta contro la nostra comunità.

Autore: Onofrio Bellifemine
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