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Sulle strade molfettesi la buca è d'obbligo
15 novembre 2009

Ormai ne siamo c i rc o n d a t i , non c’è strada di Molfetta che ne sia priva, quasi fosse una peculiarità della “strada molfettese”. Ogni strada ne ha uno, piccolo, grande, profondo che sia, ma c’è. Come avete sicuramente capito stiamo parlando dei fossi, vere e proprie voragini che si aprono sull’asfalto e che causano non pochi danni agli automobilisti molfettesi, nonché ai pedoni, uniche vittime di queste trappole della strada. A Molfetta, le buche del manto stradale, sono diventate davvero famose, tanto da fi nire sul web, sul social network Facebook, con un gruppo- denuncia creato da alcuni molfettesi. I fossi molfettesi sono tanto famosi, proprio perché sono così tanti, che più di un molfettese non ne può più di fare lo slalom tra le buche. Le stesse che spesso causano sinistri stradali, seri danni a motociclisti che con la moto ci fi niscono dentro o cadute rovinose a poveri anziani che mettono il piede in fallo in una di queste trappole. Sono fossi che si creano a causa del cedimento dell’asfalto dopo le copiose piogge, che spesso negli ultimi mesi si stanno abbattendo sulla nostra città. Le buche vengono, nel migliore dei casi, rattoppate, ma puntualmente, essendo l’asfalto ancora bagnato, iniziano nuovamente a crearsi, specialmente se la strada è molto traffi cata. Insomma dei rattoppi che durano poche ore, e che dopo poco ricreano la voragine che era stata riempita alla meno peggio. Eppure ci risulta che l’ente proprietaria della strada dovrebbe costantemente monitorare le condizioni della strada stessa per evitare spiacevoli sorprese a chi ne fa uso. Inoltre ci risulta che esiste un uffi cio comunale, uffi cio “Lavori Pubblici” che dovrebbe evitare che queste vere e proprie trappole, rimangano per settimane, se non mesi a creare danni ai cittadini e non solo. Anche perché secondo la Cassazione, che si è espressa in merito in una sentenza dello scorso anno, “l’ente proprietario della strada aperta al pubblico transito è tenuto a mantenere la stessa in condizioni che non costituiscono per l’utente – che fa ragionevole affi damento sulla sua apparente regolarità – una situazione di pericolo occulto (cosiddetta insidia o trabocchetto) caratterizzata oggettivamente dalla non visibilità e soggettivamente dalla non prevedibilità del pericolo.” Infatti, continua la sentenza, “la presunzione di responsabilità per il danno cagionato dalle cose che si hanno in custodia, stabilita dall’art. 2051 c.c., è applicabile nei confronti dei Comuni (piccoli o grandi che siano,ndr), quali proprietari delle strade del demanio comunale, pur se tali beni siano oggetto di un uso generale e diretto da parte dei cittadini, qualora la loro estensione sia tale da consentire l’esercizio di un continuo ed effi cace controllo che sia idoneo ad impedire l’insorgenza di cause di pericolo per i terzi”. I dati sui risarcimenti danni che il Comune paga per i sinistri causati da buche, non sono confortanti. La cifra dei risarcimenti ogni anno si aggira intorno ai 100.000 euro, 98.795,00 euro nell’ultimo anno, senza contare che il Comune non è coperto da alcuna assicurazione e che quindi è costretto a pagare di tasca propria, o meglio con i soldi dei cittadini. Ma se il Comune spende 100.000 euro l’anno solo di risarcimenti, senza contare le cause giudiziarie in cui nella maggior parte dei casi viene condannato, non sarebbe meglio investire queste cifre, magari per rifare il manto stradale e recuperare negli anni le somme spese per il rifacimento?

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