Successo dello spettacolo di Massimo Ranieri all'anfiteatro
Canto perché non so nuotare…da 40 anni è il titolo dello spettacolo (oltre 300 repliche in tutta Italia) che Massimo Ranieri porta in tournee per festeggiare i suoi 40 anni di carriera artistica ed ha fatto tappa anche all’anfiteatro di Ponente di Molfetta grazie alla Fondazione Valente presieduta da Pietro Centrone, all’amministrazione comunale e al sindaco Antonio Azzollini. Con un arrangiamento rock (tutti creati da Maurizio Fabrizio) di “Se bruciasse la città” comincia lo spettacolo. Otto ballerine con dei costumi di scena neri molto belli (di Giovanni Ciacci), danzano sulle famosissime note di introduzione, dell’omonima canzone. L’orchestra con 15 orchestrali donne, tutte bravissime che suonano rigorosamente dal vivo. Il tutto su un palco (scenografia ideata da Massimo Ranieri) nero il cui sfondo è illuminato da giocose luci (ideate da Maurizio Faretti) tutte di rosso alternate. Ed ecco Massimo entrare in scena con energia prorompente riuscendo da subito a coinvolgere il pubblico che, con lo stesso entusiasmo, lo applaudirà fino alle ultime note dei tre bis finali. Massimo comincia a raccontarsi tra una coreografia ed una canzone. Il suo esordio musicale, le raccomandazioni dei suoi genitori (mamma Giuseppina e papà Umberto operaio dell’Italsider) e tra i vari aneddoti racconta che il papà gli ha insegnato la dignità e l’umiltà della vita… “n’omm pot pure vestì cu l stracc ma si ttien e scarpe pulit è na persona dignitosa” (un uomo può vestire pure di stracci ma è un uomo dignitoso se ha le scarpe pulite)… La passione per la musica nata per scommessa con gli amici che minacciando di gettarlo nelle acque del mare di Napoli, lungo uno dei moli partenopei, lo costringevano a cantare. E così chi lo ascoltava, restava entusiasta della sua voce. Era troppo piccolo all’epoca Giovanni Calone (vero nome di Massimo Ranieri) tanto che le sue esibizioni si svolgevano in luoghi di “compagnia” come bar e localetti che si trovavano nei diversi vicoli della città. E così Gianni, nato il 3 maggio del 1951 nel rione Pallonetto, quartiere popolare di S. Lucia, quinto di otto figli, dopo svariati lavori cominciò ad arrotondare le sue giornate lavorative iniziando a cantare. A 12 anni cominciò ad esibirsi per serate durante feste, battesimi, cresime, matrimoni e simili fino a che, sulla sua strada incontrerà Sergio Bruni, uno degli esponenti maggiori della vocalità musicale napoletana. Bruni lo porterà con sè in America facendolo debuttare col nome di Giani Rock all’Accademy di Brooklyn come sua “spalla”. Al rientro in Italia pian piano la sua fama comincerà a crescere tanto da raccogliere sempre maggiori consensi di pubblico. Nel 1966 avviene la svolta che lo porterà a scegliere il nome di Massimo Ranieri, pseudonimo scelto per indicarne l’ambizione, attraverso il nome che è anche un aggettivo superlativo, e per rendere omaggio attraverso il cognome alla casata reggente del principato di Monaco. Si esibirà così su palchi per manifestazioni sempre più importanti fino ad arrivare in televisione che lo consacrerà con i successi ancora oggi noti: Perdere l’amore; La vestaglia; Ti parlerò d’amore; Ti penso; Rose rosse e tantissimi altri. In televisone lo si vedrà in Scala reale (vecchio nome di Canzonissima… poi) e in altre gare canore come il Cantagiro e Sanremo fin sui palchi dei più importanti teatri italiani come il Sistina di Roma. I successi si susseguono fino ai giorni nostri ma si sospendono per un breve periodo nei primi anni del 2000 quando alcuni problemi di salute (superati brillantemente) lo costringono a fermarsi ma a riprendere quota nel 2005 con lo spettacolo Accussì grande. Tra i tanti spettacoli portati in tournee, Ranieri, per la prima volta in questo spettacolo ha voluto cantare brani di altri autori. Ben interpretati i successi di Sergio Endrigo (Io che amo solo te), di Battiato (La cura), Aznavour (L’istrione), Mia Martini (Almeno tu nell’universo). E su quest’ultima l’aneddoto che Gianni ha raccontato riguardava la sua prima ammiratrice: lui 9 anni si esibiva in un bar in prima serata e ad ascoltarlo e a tifare per il suo successo c’era una “enigmatica” donna di nome Maria con una grande gonna a fiori e che dopo ogni esibizione del piccolo Gianni lo coccolava accarezzandogli il capo che lui dolcemente amava posare sul grembo di questa signora. L’esibizione della canzone della Martini era dedicato a questa donna e alla tenerezza che gli dimostrava; ma chi ha assistito allo spettacolo di Ranieri avrebbe potuto pensare che il brano fosse anche un immaginario dialogo tra lui e la cantautrice scomparsa per la mimica che egli ha usato durante l’esibizione. Nella serata le emozioni sono in successione e Massimo ci regala ancora un aneddoto della sua infanzia: la sua famiglia non viveva nell’agiatezza e per lui una delle poche distrazioni che gli permettevano anche di sognare era quella di affacciarsi ad una finestra sul ballatoio del portone sul quale abitava e attraverso la quale poteva godere di una vista meravigliosa del porto di Napoli. Da lì sognava nel vedere durante le sue “postazioni” i colori e le sfumature che le ore davano a quel paesaggio. Questo per lui era la sua TV. Nonostante i suoi 58 anni l’ecclettico artista ha di più strabiliato i presenti con la sua abilità atletica: addominali e flessioni (a volte in eccesso) hanno arricchito lo spettacolo in quasi tutte le coreografie (create dal noto coreografo Franco Miseria). La forma fisica del cantAttore Ranieri è davvero formidabile. Massimo è stato sempre un perfezionista. Possiamo ricordarlo nello spettacolo teatrale Barnum dove come funambolo percorreva una parte di teatro fino ad arrivare sul palco attraversandolo su una fune, come un vero circense. Oppure quando per impersonare il pugile Marcell Cerdan nello spettacolo Il grande campione ha preso lezioni di pugilato e si è allenato per mesi dal grande boxer Patrizio Oliva. Ad accompagnarlo in scena solo due presenze maschili: il quattordicenne Federico Pisano nella sua strabiliante esibizione di tip-tap, anche in compagnia di Massimo (stupefacente anche in questo) e il famoso cantante senegalese Badarà-Seck, che ha dato un tocco di originalità a uno dei brani classici napoletani A rumba d’ e’ Scugnizzi. Questo è uno tra i brani che son stati egregiamente cantati del vario repertorio classico napoletano. Emozionanti sono stati Reginella, Io te vojo bene assai, Rundinella, Pigliate ‘na pastiglia e altri ancora conosciuti ed amati dal grande pubblico. La serata è stata fredda ma Massimo ha saputo riscaldarla con la sua sempre entusiasmante esibizione vocale.Tutto è andato bene. Note dolenti, però e non meno da sottovalutare a parere del pubblico che non ha potuto assistere allo spettacolo: biglietti troppo spesso costosi per spettacoli che attrarrebbero molta più gente anche dalla restante provincia e di conseguenza un sito non del tutto idoneo in caso di pioggia (basterebbe una tettoia mobile, come Quindici propone da tempo) oltre alla limitata capacità di questo unico contenitore molfettese quale è l’anfiteatro di ponente.