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Sindaci spendaccioni non candidabili per 10 anni: Molfetta a rischio
15 ottobre 2012

MOLFETTA - Non saranno più candidabili per 10 anni. Questa la principale misura restrittiva e punitiva del decreto legge sui tagli ai costi della politica degli enti locali per sindaci e presidenti di Provincia spendaccioni, «ritenuti responsabili» dalla Corte dei Conti (anche in primo grado) «di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario». A questi «soggetti» saranno anche destinate sanzioni pecuniarie pari a un minimo di 5 e fino a un massimo di 20 volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione.
Il Governo vorrebbe assicurare una gestione amministrativa e contabile efficiente, trasparente e rispettosa della legalità, oltre a stabilire nuove regole per riequilibrare la situazione finanziaria di enti locali in difficoltà. Si annuncia, perciò, una mazzata per sindaci ed enti locali, perché il decreto dovrebbe frenare sprechi e usi impropri delle finanze pubbliche a livello locale ed eliminare sovrapposizioni e duplicazioni burocratiche per consolidare conti e rispettare realmente il pareggio di bilancio.
Di conseguenza, gli uffici del Comune di Molfetta e l’organo dei Revisori dei Conti dovranno prestare maggiore attenzione ai conti del bilancio comunale, senza subire fastidiose e pericolose ingerenze politiche. Tra l’altro, nonostante la propaganda elettorale del sindaco Azzollini e della maggioranza di centrodestra, le casse comunali di Molfetta sono in affanno e, in caso di collasso, non sarà un massaggio cardiaco a rianimarle.
Ecco perché, oltre a un’oculata annotazione dei debiti fuori bilancio, gli organi di controllo comunali dovrebbero riassettare il sistema di monitoraggio e valutazione delle performances. Anche per questo motivo, è necessaria una riforma immediata dell’organigramma comunale: negli ultimi anni una certa burocrazia farraginosa e impreparata ha partorito un sistema inefficiente ed economicamente insostenibile.
 
RIEQUILIBRIO FINANZIARIO
Il provvedimento adottato dal Consiglio dei Ministri introduce nuove regole in materia di finanza e funzionamento degli enti locali, in particolare la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Infatti, di fronte a squilibri di bilancio (anche mascherati, come sembra sia avvenuto in questi anni al Comune di Molfetta), per evitare il dissesto finanziario, le amministrazioni comunali e provinciali saranno obbligate ad approvare un piano di rientro della durata massima di 5 anni per riequilibrare le finanze locali.
Questo piano dovrà non solo predisporre la quantificazione precisa dei fattori di squilibrio, ma anche individuare le misure necessarie per la riduzione della spesa e il ripianamento del deficit (es. il blocco dell’indebitamento e la riduzione delle spese del personale e delle prestazioni di servizi).
 

CONTROLLI E TAGLI ALLA POLITICA
Tra i vari provvedimenti proposti, il decreto legge rafforza anche l’azione di controllo della Corte dei Conti (potrà avvalersi dei Servizi ispettivi di Finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato e della Guardia di Finanza) e i controlli interni alle amministrazioni pubbliche che certifichino efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, verifichino lo stato di attuazione dei programmi e accertino gli equilibri finanziari delle proprie società partecipate.
Il decreto interviene anche sul contenimento della spesa degli organi politici e sulla riduzione dell’apparato politico. Ad esempio, tra gli obblighi di trasparenza, s’impone ai gruppi consiliari di rendicontare e pubblicare tutti i dati relativi alle agevolazioni e ai contributi ricevuti e agli amministratori pubblici di adeguarsi al rispetto degli stessi standard di trasparenza introdotti dal Governo (pubblicare sul sito internet dell’amministrazione di appartenenza i redditi e il patrimonio).
Vietato il cumulo d’indennità o emolumenti, la partecipazione alle commissioni permanenti sarà resa a titolo gratuito (per gli altri organi collegiali il gettone di presenza non potrà essere superiore ai 30 euro), mentre è confermata l’eliminazione dei vitalizi e l’obbligatoria applicazione del metodo contributivo per il calcolo della pensione. In particolare, non potranno essere corrisposti trattamenti pensionistici o vitalizi per chi abbia ricoperto la carica di presidente della Regione, consigliere regionale o assessore regionale se abbia compiuto i 66 anni d’età e ricoperto la carica, anche se non continuativamente, per almeno 10 anni.
Finanziamenti e agevolazioni per i gruppi consiliari, dei partiti e dei movimenti politici saranno decurtati del 50% e adeguati al livello della Regione più virtuosa (identificata dalla Conferenza Stato-Regioni entro il 30 ottobre 2012).
Tutte prospettive “innovative”. Opportuno, però, calmierare qualsiasi entusiasmo da rivoluzione francese, se tra onorevoli e senatori si annidano le cosiddette “quote marron” (un centinaio tra condannati, imputati, indagati e prescritti, in maggioranza del Pdl), che macchiano la coerenza operativa del Parlamento.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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