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Senzatomica anche per il Liceo Scientifico e Liceo Classico di Molfetta
23 novembre 2014
MOLFETTA
- Tutti i ragazzi delle classi quinte dell' I.I.S.S. Liceo Scientifico "A. Einstein" e gli studenti di una classe III del Liceo Classico "L. Da Vinci" hanno partecipato, nella settimana dal 17 al 22 novembre, alla mostra organizzata dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Un evento molto importante al fine di avere un'informazione generale sulle armi nucleari e sul loro potere distruttivo. Prima della mostra gli alunni hanno fruito di una presentazione del progetto "senzatomica" a cura di uno dei collaboratori dell'associazione. La mostra gratuita, tenutasi in piazza del Ferrarese a Bari, è uno strumento educativo per tutti coloro che non conoscono il potere devastante delle armi e la nostra capacità di cambiare le cose. Gli obiettivi essenziali della mostra sono legati all'impegno per - garantire il diritto alla vita di tutti i popoli.
passare dalla sicurezza basata sulle armi alla sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani.
cambiare la visione del mondo: da una cultura della paura a una cultura della fiducia reciproca.
le azioni che costruiscono la pace.
L’esposizione dei pannelli è anche l’occasione per riflettere su temi di ampio respiro quali la responsabilità sociale dello scienziato, la responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’impatto ambientale dei test nucleari, il costo degli armamenti (esorbitante) e del loro mantenimento. Dice bene il filosofo e poeta statunitense Ralph Waldo Emerson nel suo pensiero: "La pace non può essere ottenuta attraverso la violenza, la si può raggiungere solo grazie alla reciproca comprensione". Perché ciò che dovrebbe interessare davvero a tutti è raggiungere la pace e non mostrarsi più forti degli altri, soltanto perché si possiedono armi più grosse. © Riproduzione riservata
Autore:
Giambattista Palombella
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Rachele Terrassa
23 Novembre 2014 alle ore 18:02:00
I fuochi d'artificio avvennero direttamente sul Giappone: il 6 agosto 1945 fu sganciata su Hiroshima una bomba a fissione all'uranio, chiamata in codice Little Boy (il ragazzino); la bomba aveva una potenza di circa 12 kilotoni, pari cioè a quella di 12.000 chilogrammi di tritolo. Quello stesso giorno Truman annunciò al mondo l'avvenimento con queste parole: “Sedici ore fa un aeroplano ha sganciato una bomba su Hiroshima. Questa bomba utilizzava la potenza fondamentale dell'universo. La forza dalla quale il Sole deriva la sua potenza è stata scaricata contro coloro che hanno portato la guerra in Estremo Oriente”. Il 9 agosto su Nagasaki fu fatta esplodere la seconda bomba al plutonio di circa 22 kilotoni, chiamata in codice Fat Man (il grassone). I due ordigni rasero al suolo le due città provocando complessivamente circa 120.000 morti sull'istante e oltre 110.000 feriti, che in gran parte morirono nelle settimane successive in conseguenza delle radiazioni assorbite e delle ustioni (gravissimi e mortali problemi seguirono anche negli anni successivi). Quello stesso giorno Truman, nel messaggio che annunciava al mondo l'esplosione di Nagasaki, concludeva: “Ringraziamo Dio per il fatto di avere noi la bomba atomica, e non i nostri nemici, e preghiamo Dio che ci guidi a usarla nel Suo modo e secondo i Suoi propositi”. Tutto questo faceva parte del “Progetto Manhattan” e per molti scienziati che ne fecero parte fu un brusco risveglio. Questa condizione fu così riassunta da Oppenheimer: “Credo che nessuna volgarità, nessuna battuta di spirito, nessuna esagerazione possano estinguere il fatto che i fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non possono perdere.” Dopo le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, alcuni scienziati abbandonarono la fisica,,altri si batterono per l'impiego pacifico dell'energia nucleare.
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Professor Occultis
23 Novembre 2014 alle ore 15:03:00
Nella situazione attuale dell'umanità, nella quale la cultura tecnocratica sta infiltrandosi nei luoghi più reconditi della terra, risulta poco realistico parlare di pace senza mettere in atto il disarmo culturale di questa civiltà dominante. Non è realistico affannarsi per la pace se non procediamo a un disarmo della cultura bellica nella quale viviamo. Perché ci sia pace in terra, dobbiamo cercare di disarmare la cultura dominante, dobbiamo superare le filosofie (e le teologie) che imperano ai nostri giorni. Sono proprio questi sistemi ideologici che giustificano e sostengono le prassi politiche, commerciali, economiche e anche il pensiero prevalente oggigiorno in quello che viene visibilmente chiamato “primo mondo”. Se si seguita su questa via, presto l'acqua potabile sarà un bene di mercato e chi non potrà pagarla si vedrà condannato a morire di sete o a ribellarsi. Per molte culture la casa è un bene naturale quanto l'acqua. Ambedue le cose apparte4ngono alle necessità irrinunciabili dell'essere umano. Avanzare il diritto di proprietà su una casa altrui equivale ad avanzare il diritto di proprietà su un corpo altrui – il che è il principio della schiavitù istituzionalizzata. In realtà non abbiamo fatto molti progressi – anche se abbiamo abolito lo ius primae noctis e i servi della gleba. Disarmo culturale. Non si tratta di morale. Non è questione di accontentarsi di un'etica comportamentale per adattarsi allo status quo: portare pazienza, trattare bene i trasgressori della legge (come nel caso la schiavitù), creare scuole per bambini e non abusare delle giovani schiave. Si tratta di disarmo culturale. E' evidente che se la casa, habitat umano, è un diritto inalienabile della persona, la società umana sarà costituita da proprietari di case e l'accasarsi avrà senso. E' necessaria un'altra cosmo visione. Non si tratta però di una visione romantica della vita primitiva, né di voler tornare ai tempi passati. Si tratta di rendersi conto che la cultura dominante non ha futuro. Disarmarla, comunque, non equivale a dichiararle guerra e volerla distruggere con la violenza. Disarmarla significa renderla consapevole dei suoi princìpi più saldi e tradizionali, affinchè riacquisti fiducia in se stessa (e non nelle macchine). E avendo fiducia in se stessi si è forti e non si teme di disarmarsi di un potere avventizio e accidentale. Fortunati coloro che non hanno paura perché loro è il regno della pace.
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