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Rischio di crollo alle case di via Fontana: denuncia di D'Ingeo e Rifondazione
03 maggio 2003
MOLFETTA – 3.5.2003 Cosa c'è sotto la storia delle palazzine sgombrate a via Fontana (nella foto) per pericolo di crollo? Quali materiali sono stati usati per costruire su un terreno argilloso? Come mai case realizzate a prova di sisma, hanno ceduto appena 10 anni dopo senza alcuna scossa di terremoto? Sono questi alcuni degli interrogativi a cui cercheranno di rispondere in una conferenza stampa aperta al pubblico l'ex consigliere comunale del “percorso” Matteo d'Ingeo e l'attuale consigliere di Rifondazione comunista, Antonello Zaza,
questa sera alle ore 18,30 nella sala Turtur
. “I palazzi sull'acqua: vera storia delle palazzine pericolanti di via A. Fontana”, questo il tema di una manifestazione che si presenta con le caratteristiche di una denuncia. D'Ingeo sostiene che fin dalla relazione geologica risulta la presenza di terreno argilloso tipico dei fondi di lama e si chiede come mai sia stato concesso all'impresa edile Ital. Co. di Corrado Calò il permesso di costruire su quel terreno dove c'era una lama? Le palazzine furono realizzate agli inizi degli anni '90 con finanziamenti pubblici in edilizia sperimentale. Il progetto prevedeva l'utilizzo di cemento armato per le fondamenta e di acciaio per le restanti parti dell'edificio. Eppure gli appartamenti che l'impresa si apprestava a costruire, sarebbero costati più del previsto: 966.204 delle vecchie lire al mq, anziché 915.478 lire. La variazione di prezzo, pari a poco più di 50mila lire al mq, era giustificata dall'improvvisa presa d'atto, da parte dell'impresa, che “l'area interessata dall'intervento costruttivo programmato, in quanto ricadente sul fondo di una lama, parzialmente ricolmata da depositi sciolti di tipo sabbioso siltoso-argilloso, tipici dei fondi lama”, non consentiva “la normale realizzazione di fondazioni a plinti isolati”. “Ad oggi – ha detto Matteo d'Ingeo in un'intervista a “Quindici” - non abbiamo certezze sulla possibile correlazione tra le caratteristiche di quei terreni e i cedimenti riportati dagli edifici: eppure, a giudicare dai rilievi che si leggono nella relazione geologica relativa a quel suolo, qualche dubbio pare essere più che legittimo. E accertamenti in tal senso sembrano, a questo punto, più che doverosi”.
Insomma, le case dovevano essere a prova sismica, ma pur senza terremoto nelle palazzine si sono create delle pericolose crepe, costringendo il sindaco a emettere un'ordinanza di sgombero e ora si parla addirittura di abbatterle. L'inchiesta in corso da parte della magistratura dovrà accertare anche se il materiale utilizzato era idoneo a evitare non il rischio sismico, come nel progetto, ma almeno la staticità degli edifici, visto che questa sembra essere venuta meno dopo appena 10 anni. Un argomento scottante, insomma, per il quale si dovranno stabilire le responsabilità. Gli abitanti di Via Fontana, costretti ad abbandonare le case per le quali stanno ancora pagando onerosi mutui, vogliono la verità e soprattutto la punizione dei responsabili.
Adelaide Altamura
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Gianpaolo Santoro
06 Maggio 2003 alle ore 00:00:00
Grande Matteo D'ingeo! Mi manca il poter vedere le tue battaglie in consiglio comunale... La città ha bisogno di un difensore civico serio ed amante della città. Anche se da un fronte ideologico diverso spero Tu possa tornare in consiglio comunale per fare quella opposizione puntuale e di stimolo che non esiste più! Un caro saluto dal tuo amico.
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Vito Mongelli
05 Maggio 2003 alle ore 00:00:00
Forse l'inchiesta in corso deve accertare se l'impasto del cemento era "all'acqua e sale" e poi bisogna chiedersi come mai non sussistono problemi per le palazzine adiacenti IACP. Ma i Direttori dei lavori hanno fatto bene il loro lavoro?
Rispondi
Nino De Bari
03 Maggio 2003 alle ore 00:00:00
Torna Matteo d'Ingeo alla grande!
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