Rifondazione: la poltrona, sempre e comunque, a qualsiasi costo degli amministratori di Molfetta, malgrado "Appaltopoli"
MOLFETTA – Un nuovo attacco al sindaco Tommaso Minervini e all’amministrazione comunale di Molfetta da parte di Rifondazione comunista che mette in risalto l’attaccamento alle poltrone e il rifiuto di dimettersi dopo lo scandalo “Appaltopoli” che ha proiettato negativamente la città a livello nazionale, aprendo la questione morale.
«Leggiamo sul sito istituzionale del Comune di Molfetta, la presa di posizione del sindaco di Bari De Caro che è anche presidente dell’ANCI il quale sottolinea la necessità di circoscrivere le responsabilità dei sindaci: “le responsabilità vanno circoscritte, non si può essere responsabili di qualunque cosa. Ci ritroviamo indagati qualunque cosa accada nei nostri comuni per il solo fatto di essere sindaci, vogliamo delle tutele", spiega De Caro – scrive Rifondazione comunista -.
Una posizione che ha più di qualche fondamento, a nostro parere, ma che non ha nulla a che fare con quanto successo nella nostra città.
L’assoluta imprescindibilità delle dimissioni del sindaco, Tommaso Minervini, ha ragioni tutte politiche, che sarebbero ugualmente valide, anche se il sindaco non fosse sottoposto a indagine.
Le indagini della magistratura hanno colpito la “ragione sociale” di quest’amministrazione: l’amministrazione del fare, come si sono spesso autorappresentati, che produce opere pubbliche alla velocità della luce, senza farsi fermare dalle lungaggini burocratiche e costruendo legami malsani con pezzi di economia cittadina.
Le indagini hanno colpito quella “velocità” di cui Tommaso Minervini e i suoi supporters si sono sempre vantati nell’appaltare e realizzare lavori pubblici.
Se poi aggiungiamo il fatto, non secondario, che sono state coinvolti dall’inchiesta anche pezzi della macchina amministrativa comunale, è chiaro che l’imparzialità della pubblica amministrazione, può essere messa in dubbio da chiunque e in qualsiasi momento: ogni gara e ogni affidamento potrebbe suscitare legittimi dubbi e sospetti.
Invece il sindaco, come ha fatto nell’ultimo consiglio comunale, continua a confondere ad arte il principio di non colpevolezza, con l’enorme responsabilità politica che grava sulla sua testa.
Il sindaco che è anche assessore al bilancio, alle società partecipate, ai lavori e appalti, alla cultura, doveva controllare e vigilare, ma in realtà era troppo impegnato a inaugurare o a tagliare nastri.
Una maldestra mistificazione per coprire l’indecente attaccamento alla poltrona del mostro a tre teste Minervini, Partito Democratico, Tammacco, che continua, a dispetto di tutto, a malgovernare la città gettando ombre infaganti sull'onore delle Istituzioni.
Urge la costruzione di un'alternativa che metta insieme tutte le forze che sono state coerentemente all’opposizione, in questi anni, insomma, un atto di responsabilità politica, una scelta di "Resistenza" civile».