Restaurati due pregiati organi settecenteschi a Molfetta
Nell’Arte Organica del 1607, Costanzo Antegnati definì la funzione dell’organo e dell’organista nell’alveo della liturgia: « gli organi sono fatti per servir nella Chiesa, che è casa di Dio; […] l’organista è a guisa di Chierico che risponde al Sacerdote celebrante, e perciò deve usar diligenza, come s’è detto di risponder a proposito, imitando il canto fermo o figurato, come si ricerca a giudicioso e perito Organista». Gli organi nelle chiese sono, ieri come oggi, parte integrante dell’arredo sacro nonché della liturgia: separarti da questo contesto perdono di significato, come perde di significato qualunque composizione musicale nata con e per la liturgia (Edoardo Bellotti). E’ in quest’ottica che vanno inquadrati gli interventi di restauro di due settecenteschi organi a Molfetta; sono stati restituiti, infatti, al patrimonio dell’organaria meridionale due opere dell’organaro settecentesco di Castellaneta Joseph Rubini: si trovano l’uno in San Bernardino e l’altro in S. Andrea. Costruiti a distanza di appena quattro anni, rivelano la mano di un pregiato maestro la cui perizia era già nota agli studiosi a partire dagli anni Sessanta del ‘900, ma di cui forse si ignorava la reale portata artistica. L’organo di San Bernardino è stato restaurato dall’organaro di Fossa di Concordia (Modena) Paolo Tollari, mentre quello di S. Andrea dal materano Nicola Canosa, conosciuto a Molfetta per aver ridato suono e splendore all’organo della chiesa di San Domenico, un Petrus de Simone 1754. Il nome dell’artifex dell’organo di S. Bernardino si desume da un’iscrizione apposta sulla tavola di riduzione, D. us Ioseph Rubino Fecit A:D: 1767; l’organo costò seicento ducati, cinquanta dei quali furono versati dalla Confraternita wdell’Immacolata; così si legge, infatti, nella conclusione confraternale del 1769: «fù proposto dal Priore: Signori miei i Padri Osservanti dentro la di cui chiesa è eletta la Cappella di nostra Confratta, anno (sic) fatto l’organo nuovo, al quale detta nostra Confratta ha contribuito il sussidio di docati cinquanta. Nel 1862 la confraternita di S. Francesco da Paola, contribuì ad un intervento sull’organo per «l’aggiunzione di due registri». Per quanto concerne l’organo della chiesa di S.Andrea, si apprende il nome dell’organaro da quanto annotato nel «Libro delle Significatorie»; nel 1771 la confraternita commissionò all’organaro Ioseph Rubino la costruzione di un organo su cui, negli anni seguenti intervennero suo nipote Domenico e gli organari Giuseppe de Rossi (di Giovinazzo) e Nicola de Simone. Si legge: «al Magnifico Notar Mauro Fornari ducati 92:60 cioè ducati novanta per l’organo fatto lavorare dal sacerdote D. Giuseppe Rubini di Acquaviva e carlini ventisei per regalia fatta al medesimo, che in rame sono d. 94.91½».
Autore: Giovanni Antonio del Vescovo