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Regolamento IMU, agevolazioni per le case contigue: la panzana del Comune di Molfetta
11 agosto 2012

MOLFETTA - Dopo il danno, anche la beffa. Come se non bastasse l’aumento indiscriminato delle aliquote IMU deliberato dal Consiglio comunale nell’ultima seduta, l’amministrazione Azzollini ha varato un nuovo Regolamento dell’imposta pasticciato e contradditorio, soprattutto per le cosiddette «case contigue», con buona pace dello Statuto del contribuente e della certezza del diritto.
L’art.5 del Regolamento IMU approvato nell’ultimo Consiglio comunale prevede che «agli immobili contigui all’abitazione principale, anche se distintamente accatastati, adibiti ad abitazione principale dal medesimo soggetto passivo di imposta, purché dette unità immobiliari siano unitamente accatastabili, è applicata l’aliquota agevolata», che nel 2012 sarà del 6‰. La presunta agevolazione ha come riferimento l’aliquota base, fissata all’8,8‰. Tuttavia, il Decreto Legge n.201/11 con cui è stata istituita l’IMU non prevede la categoria degli «immobili contigui all’abitazione principale». Del resto, neanche la vecchia ICI ha mai previsto questo tipo d’immobili. Più che case contigue, si potrebbe parlare di “case fantasma”.
L’agevolazione per le case contigue, infatti, deriva solo da alcune sentenze della Corte di Cassazione per l’ICI (la prima è stata la n.25902 nel 2008) che riconoscevano agli immobili contigui all’abitazione principale le stesse agevolazioni fissate per quest’ultima. L’ICI, però, non esiste più e quelle sentenze non possono essere prese in considerazione anche per un nuovo e diverso tributo. Senza contare che neanche la Corte ha mai istituito una nuova fattispecie (l’“abitazione contigua”) , ma ha solo concesso di considerare abitazioni principali più unità immobiliari, se contigue.
Secondo la circolare esplicativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’IMU, il Comune nella sua autonomia regolamentare «può esclusivamente manovrare le aliquote, differenziandole sia nell’ambito della stessa fattispecie impositiva, sia all’interno del gruppo catastale, con riferimento alle singole categorie». Nessun tipo di deroga, quindi, alla legge che stabilisce le potestà regolamentari dei Comuni (art.52 del D.Lgs. n.446/97), che vieta espressamente alle amministrazioni locali di individuare e definire le fattispecie imponibili. Insomma, nel caso dell’IMU solo lo Stato può definire i vari tipi d’immobili tassabili, non il Comune.
Se per abitazione principale s’intende «l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente», significa che l’abitazione principale può essere costituita da un’unica unità immobiliare iscritta in catasto. Con la conseguenza che, ad esempio, due immobili autonomamente accatastati, seppure contigui, non possono essere ritenuti entrambi abitazione principale. Per uno dei due, l’IMU dovrà essere calcolata come se fosse una seconda casa.
La legge, in sostanza, fa riferimento solo alla situazione catastale e non a quella di fatto: se l’abitazione in cui si risiede è formata da due o più unità immobiliari accatastate come abitazioni, solo una viene considerata abitazione principale, per le altre si applica l’aliquota base, senza detrazioni.
L’unico modo per eliminare il problema delle abitazioni contigue sarebbe solo quello di accatastarle in modo unitario, almeno ai fini fiscali, chiedendone la fusione all’Agenzia del Territorio. Questa operazione non ha effetti retroattivi, ma resta l’unica soluzione praticabile per non pagare più del dovuto.
La proposta approvata dal Consiglio comunale con l’intenzione di ridurre il carico fiscale per i contribuenti molfettesi sembra quindi essere l’ennesima panzana di Pulcinella.
Il Regolamento comunale è stato inviato al Ministero dell’Economia e fino al 30 settembre potrà essere modificato dall’amministrazione comunale. Tranne che per le abitazioni principali e le relative pertinenze, metà delle entrate dell’IMU quest’anno andranno allo Stato come contributo per la riduzione del debito pubblico. Quindi, anche metà della tassa sulle “case contigue” dovrà finire nelle casse del Tesoro. È molto probabile che il Governo solleverà alcuni rilievi in merito a questo inedito fabbricato concepito dalla fervida fantasia dell’amministrazione comunale, che porta in dote un’aliquota ridotta di quasi 3 punti rispetto a quella base dell’8,8‰.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Vito Angione
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La cicala e la formica: versione anni Duemila. – C'era una volta una formica che lavorava da mane a sera. Aveva vita dura, e non tanto per la fatica, quanto per il Fisco, che si portava via la metà delle sue scorte, e per la burocrazia che non le dava tregua: basti dire che ogni chicco di grano superiore a una certa misura andava denunciato in triplice copia all'Ufficio chicchi e mangimi. La cicala, invece, era felicissima. Fruiva del sussidio di disoccupata, dell'assistenza gratuita e dell'esenzione fiscale; e poiché era stata riconosciuta come “lavoratrice ecologica”, riceveva anche una sovvenzione dallo stato. Ciononostante, ai primi freddi, corse a chiedere aiuto alla formica. E quando se lo sentì rifiutare, andò in collera, si appellò ai sindacati e presentò ricorso a un pretore che godeva fama di amico delle cicale. Il pretore ordinò una perquisizione nel formicaio, e il caso volle che si trovassero ben tre chicchi di grano non denunciati. La formica si beccò quindi una maximulta che equivaleva ai tre quarti dei suoi averi, e i giornali spiegarono che il ricavato sarebbe stato devoluto ai poveri e, in particolare, alla cicala. La formica, disperata, si caricò in spalla quel poco che le restava e tentò di emigrare in Svizzera, dove sapeva che l'avrebbero lasciata lavorare in pace. Ma al confine l'arrestarono, l'accusarono di esportazione illecita e, dopo averle sequestrato tutto, la cacciarono in galera. La cicale, invece, non vide neanche una briciola, perché il ricavato della multa se l'erano fatta fuori i pezzi grossi e i partiti. Così finì per morire di freddo e di fame. Ma morì con la consapevolezza di aver conseguito una grossa vittoria nella lotta contro i centri di potere padronale, e perciò morì felice." Oggi com'è? Qualcuno conosce altra versione?
Con "vibrante" soddisfazione, si porgono ringraziamenti e congratulazioni al "Tecnico Tributario" ( ? )che ha redatto il presente post sullo "scandaloso" articolo 5 del Regolamento IMU, di recente approvazione consiliare. Il " DUBBIO " diviene a poco, a poco CERTEZZA... Gli "sbadati" consiglieri, di destra e di sinistra, nel "trambusto consiliare" del 30 luglio scorso, non si sono accorti ( sic ! ) della "clausola di contiguità", tanto iniqua, quanto illegittima.... Forse, sia a destra che a "manca" ( intesa come opposizione "mancante" ) ci sono elettori "interessati" alle agevolazioni fiscali di "contiguità" ? Immaginate : un "poveraccio" acquista su un vecchio ( leggi : storico ) stabile "due camere e cucina" ( come "abitazione pricipale" ); di seguito "gratta e ...vince", per cui riesce ad acquistare l'appartamento accanto ( oppure "contiguo" al piano superiore o inferiore ? ); il "giochetto" della "agevolazione fiscale" è presto fatto... Ciò con l'aggravante, che le competenze in materia di "controllo catastale" ( e quindi sugli abusi edilizi-catastali)sono trasferite ai Comuni....che, come quello di Molfetta, manifesta la sua "magna-nimità" con i "proprietari contigui"... Vedremo come finirà entro il 30 settembre p.v. in sede di ratifica definitiva del Regolamento IMU. Ci si chiede, però, se, entro tale termine, ci sarà un consigliere "resipiscente" che solleverà la questione in Consiglio Comunale, prima che presso le Procure della Repubblica (notoriamente lente, in quanto impegnate, anche, a perseguire i "furti di bicicletta" ). Pertanto,cittadini "attenti",VIGILARE,VIGILARE,VIGILARE ! ( a proposito, ringrazia per il post sull' IMU, anche il commentatore GiuFio dall' "innominabile" Movimento Civico one-line ).


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