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Reflui, onda di piena sulle campagne molfettesi. Torre Calderina, deiezioni galleggianti: il video di Quindici Il percorso dei reflui dall'agro fino a Torre Calderina. Fetore e campagne inondate di liquami. Depuratore, lavori mai collaudati: stato di degrado. Lo scarico a Torre Calderina: emergenza ambientale
22 giugno 2012

MOLFETTA - Reflui a cielo aperto. Ecco dove finiscono feci e urina: tra le campagne di Molfetta, nelle falde acquifere e, infine, nelle vicinanze di Torre Calderina. Grazie ad alcune segnalazioni, Quindici ha seguito il percorso dei reflui provenienti dal depuratore di Ruvo di Puglia, lungo le strade vicinali Zappino e Spinaruta (nei pressi della zona ASI).
 
PRIMO TRATTO A CIELO APERTO
Nessun tipo di controllo, né di guaina impermeabile che permetta di proteggere le falde acquifere locali dal percolamento dei reflui e di sostanze tossiche e inquinanti, di fosforo e azoto. Anche per questo, è molto rigogliosa la vegetazione sulle sponde del canale (erba e alberi adiacenti, alcuni radicati proprio sul fondo dell’alveo). Anzi, secondo le testimonianze di alcuni proprietari delle campagne viciniori, alcuni usufruirebbero dell’acqua reflua grazie a un articolato sistema di tubazioni, anche interrate, forse ignorando che quel liquame non è adeguato per l’irrigazione.
Del resto, proprio negli anni passati, per evitare che i liquami si disperdessero nelle campagne e percolassero nelle falde, era stato creato un canale interrato con alcune colonne aeree per l’utilizzo dei reflui depurati. Gli stessi agricoltori della zona si erano dotati di un impianto idrico appropriato per fruire di un liquido completamente utilizzabile in campagna, soprattutto nel periodo estivo. I lavori sono stati realizzati, come dimostrato dalle foto e dal video realizzato da Quindici, ma quel canale interrato e impermeabile (almeno così dovrebbe essere) non è stato mai avviato, come hanno spiegato alcuni proprietari terrieri: insomma, finanziamenti pubblici sprecati invano per un’opera pubblica mai collaudata e attivata.
 
DEPURATORE, ABBANDONO E DEGRADO
Tra l’altro, con l’operazione «Dirty Water» dello scorso maggio sono emersi non solo una serie di disfunzioni all’impianto di depurazione di Molfetta, oggetto di sequestro probatorio, ma anche presunti reati quali frodi in pubblica fornitura e truffe ai danni dello Stato in finanziamenti pubblici per alcuni lavori mai eseguiti oppure male eseguiti e mai collaudati (oltre a eventuali responsabilità tecnico-amministrative e forse anche politiche).
Ad esempio, dopo l’operazione, coordinata della Procura della Repubblica di Trani ed eseguita dalla Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di Porto di Bari, si sarebbe accertato che l’impianto di depurazione di Molfetta fosse ancora fermo al trattamento primario, nonostante i lavori di potenziamento realizzati con finanziamenti pubblici. L’ampliamento, in effetti, è visibile proprio nella zona più nascosta del depuratore, quella retrostante l’ingresso principale sulla strada vicinale Coppe che dal cimitero sbocca sulla provinciale per Bisceglie: ma l’abbandono e il degrado ne sono gli unici padroni. Le vasche sono piene di terra, di sterpaglie e stoppie, dimostrazione indiretta che i controlli non sarebbero mai stati eseguiti all’impianto.
Perché sprecare a Molfetta quasi 10milioni di euro per un’opera pubblica mai collaudata? Possibile che i tecnici comunali non si siano mai accorti di quanto accadeva al depuratore? Allo stesso tempo, resta un mistero anche la transazione di 750mila euro tra il Comune di Molfetta e l’ATI Eurodepuratori per la causa civilistica. Tutti i particolari dell’operazione «Dirty Water» nel primo piano del numero di giugno di Quindici già in edicola.
Ma proprio le inefficienze tecnico-amministrative e strutturali dell’impianto di Molfetta hanno aggravato il disastro ambientale a Torre Calderina, dove sboccano non solo i reflui di Molfetta e Ruvo, ma anche quelli di Bisceglie, Corato e Terlizzi. Infatti, secondo quanto rilevato dalla Procura di Trani, proprio lungo la costa dell’Oasi WWF Torre Calderina sarebbero stati sversati in modo incontrollato e senza autorizzazione fanghi non depurati (rifiuti speciali). Per di più, quei fanghi sarebbero stati lasciati addirittura ad “aziende di compostaggio locali” e avviati al compostaggio e non all’agricoltura, perché il ciclo di depurazione era incompleto. Le indagini sono ancora in corso.
 
TORRE CALDERINA, FECI A GALLA
Anche in questo caso, Quindici ha seguito il percorso dei reflui che, dopo aver attraversato la località Zappino-Spianaruta, costeggia alcune aziende della zona ASI per poi interrarsi sotto la strada. Un flusso di liquami che aumenta inspiegabilmente la sera e, soprattutto, la notte, inondando le campagne vicine, come accade anche di giorno in alcuni momenti di piena.
I liquami ricompaiono poi sulla battigia vicino Torre Calderina, riversandosi in mare sic et simpliciter (foto). Un immane disastro ambientale, senza proporzioni: le foto e il video di Quindici lo dimostrano. Le notevoli quantità di azoto e fosforo potrebbero aver favorito il proliferare della mucillaggine e dell’alga tossica (oltre all’inquinamento bellico del Mare Adriatico e, in particolare, molfettese). Gran parte della fauna sarebbe stata ormai ridotta a poche unità, come anche la flora. Eppure, ci sono ancora bagnanti che frequentano quel tratto di costa, come anche pescatori di prima mano, nonostante quella zona sia interdetta alla balneazione. Tutto il tratto di Levante, dal nuovo porto commerciale fino a Bisceglie, è praticamente inagibile.
Per altro, è facile percepire la puzza nauseabonda in quel tratto costiero (da qualche giorno una cappa puzzolente, soprattutto la sera, sta inondando anche le zone industriale e ASI di Molfetta). Senza dimenticare che in alcuni angoli dell’area si accumulano bizzarri agglomerati dal particolare colore “terra di siena”, analogo a quello dei deflussi provocati dallo sciacquone di casa.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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