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Referendum costituzionale, anche Molfetta vota NO. Gli effetti del voto sconvolgono lo scenario politico locale. Il dramma del Pd Tremano i ciambottisti e i dinosauri. Nessuno può essere più sicuro di vincere, anche i signori delle tessere e dei pacchetti dei voti
05 dicembre 2016

MOLFETTA – Anche Molfetta ha votato NO al referendum costituzionale. Dai risultati delle 61 sezioni su 61 scrutinate i NO sono stati il 62,44% mentre i SI appena il 37,56%. Oltre 20 punti di distacco.

In termini di voti abbiamo 17.273 NO e 10.389 SI su 27.855 votanti su 49.131 elettori (56,69%). Schede bianche 37, nulle 156 (vedi grafico di Repubblica.it).

In Puglia ha prevalso nettamente il NO con il 67,2% (1.348.573 voti) contro il SI rimasto al 32,8% (659.354 voti).

Ora che questo capitolo è chiuso, si apre quello delle elezioni amministrative, dove lo scenario cambia completamente. E’ una lezione per tutti quelli che si nascondono dietro le liste civiche, ma che in realtà sono i vecchi politici, già bocciati dagli elettori nel 2013 e soprattutto bocciati dai risultati fallimentari della loro gestione. Insomma, a Molfetta, dopo la vittoria del NO al referendum, qualcuno trema, soprattutto fra i ciambottisti locali, che hanno dimostrato di non conoscere il significato della democrazia e la gente, gli elettori, questo lo devono sapere. Sono settari e incapaci di dialogare: pretendono di imporre solo le loro ragioni. Roba da Medioevo. Insomma, nessuno può essere più sicuro di vincere, soprattutto i signori delle tessere e dei pacchetti di voti.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi oggi andrà al Quirinale a rassegnare le dimissioni, ma anche a Molfetta c’è chi dovrebbe dimettersi da politico.

A pagare le spese sarà anche il Pd di Molfetta che vive il suo dramma e dovrà cercare di recuperare le posizioni perdute. Che la segreteria De Nicolo sia stata un disastro per il partito, che ha perduto iscritti ed elettori, è un dato che “Quindici” ha sempre sottolineato, ma che ora viene avvalorato dal risultato elettorale.

Una strada tutta in salita e molto lavoro da fare per il neo segretario Antonio Di Gioia che dovrà ripartire dalle macerie e cercare di ricostruire un consenso perduto. Troppo semplicistico il suo commento: “Abbiamo combattuto per un’idea”. Evidentemente non basta, soprattutto quando non si è stati capaci nemmeno di usufruire dell’effetto trascinamento di Emiliano in Puglia, nel senso che avrebbe potuto calvacare il NO, visto che il governatore della Puglia è l'unico riferimento del Pd locale. Strategia sbagliata, insomma.

Va meglio per il sen. Antonio Azzollini che vedrà andare a Canossa molti dei suoi ex amici che lo avevano rinnegato e che ora cercheranno di tornare indietro.

Aveva ragione chi, come l’ex presidente del consiglio comunale Nicola Piergiovanni, intervistato da “Quindici”, invitava alla cautela e a non precipitarsi in liste e candidature prima del voto referendario, che avrebbe sconvolto molti dei piani già in atto, soprattutto di vecchi dinosauri della politica o di ex sindaci bocciati dagli elettori che cercano di rifarsi la verginità politica, senza avere il polso della situazione e dell’umore degli elettori.

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