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Quale politica culturale? Deludente bilancio di un quinquennio
15 giugno 2006

Si è concluso tra luci e ombre un quinquennio amministrativo che proprio in ambito culturale ha suscitato giudizi alquanto contrastanti. Un primo dato significativo può essere rappresentato proprio dall'assenza di una figura di assessore alla cultura, elemento che va addotto a dimostrazione del ruolo, non certo di primo piano, attribuito a un settore, peraltro fertile di per sé, della vita molfettese. Questa carenza potrebbe d'altro canto rendere ragione della scarsa tensione alla pianificazione delle attività culturali, che appaiono spesso rapsodiche e che si sono estrinsecate prevalentemente nel sostegno, esclusivamente morale senza onere finanziario o anche economico, offerto alle iniziative di associazioni e privati, sulla scorta di non meglio specificati criteri di validità a livello artistico-culturale. Non sono mancate operazioni degne di rilievo e di merito: su tutte ci sembra giusto fare menzione dei passi avanti compiuti nella volontà di fare soprattutto della Fabbrica di San Domenico una sorta di polo di aggregazione della cultura cittadina, con la Biblioteca (importante la definitiva apertura di una sezione per ragazzi), la mostra permanente allestita dall'Archeoclub, feconda valorizzazione di una tranche di storia cittadina ripercorsa attraverso l'esperienza dei 'mastri fabbricanti vascelli', e alcune significative raccolte (donazione di privati) di opere frutto di alcuni tra i più notevoli artisti della città. Strombazzate ai quattro venti le iniziative estive: in particolar modo il Festival del Mare, in affiancamento alla Stagione Teatrale Invernale, foriero di spese di notevole incidenza sul bilancio cittadino. Partito tra squilli di fanfara e ridotto nel 2005 quanto a numero di spettacoli, col pretesto dell'adozione di un criterio maggiormente selettivo rispetto alle edizioni precedenti, il Festival ha palesato alcuni disservizi a livello organizzativo e destato perplessità relative al “sistema delle gratuità”. Ha regalato alla cittadinanza momenti di emozione e commozione, come nel caso dello spettacolo di Nicola Piovani o del “Romeo e Giulietta” di Prokofiev, ma anche alimentato nella classe dirigente trionfalismi non sempre giustificabili. La tradizione marinara della nostra città andava senz'altro valorizzata, ma basta scorrere rapidamente ad esempio la delibera n. 244 della Giunta Comunale (datata 03/06/2004) per notare come il contributo stanziato per sostenere le manifestazioni di “Maridea”, a fronte dei 60.000 euro erogati per il Festival del Mare, fosse quasi doppio rispetto alla cifra messa a disposizione per il Festival “Ti fiabo e ti racconto”, rassegna quotata a livello nazionale e forse meritevole di maggiore valorizzazione. Scarsa la spinta al potenziamento delle realtà giovanili in una città che registra una forte tendenza all'emigrazione di personale qualificato che stenta ad inserirsi in un mondo del lavoro all'insegna delle clientele in barba alla meritocrazia. La scorsa estate la città si spopolava di giovani, attratti dalle manifestazioni musicali, spesso gratuite, offerte dai centri vicini. In un quadro in cui la cultura sembra sempre più appannaggio, nelle modalità di produzione e in quelle di fruizione, dei ceti più abbienti e appare poco aperta al dialogo con le nuove generazioni, la necessità di sopperire alle forti spese sostenute dalla precedente amministrazione, anche per l'organizzazione delle 'manifestazioni di punta' appena ricordate, ci fa temere che in futuro possano essere operati nuovi tagli in questo settore.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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