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Quale Centrosinistra per governare Molfetta INTERVENTO
15 maggio 2005

Boccia se ne è andato sbattendo la porta, protestando contro chi voleva tenere separate la delega al Bilancio da quella alla Programmazione e accusando la Margherita, in cui milita, di essere uno spazio politico più che un partito. Sulla separazione delle deleghe si sono misurati in Puglia due partiti trasversali. Da una parte quello di chi con i fondi europei ci ha campato e che non è molto allettato dall'idea che la nostra regione possa non rientrare più fra quelle “Obiettivo 1”, quelle in ritardo di sviluppo, cioè con un prodotto interno lordo pro-capite inferiore al 75% alla media europea. Dall'altra, quello di chi vorrebbe puntare con decisione e incisività verso la “convergenza” economica con gli altri paesi europei, uscendo finalmente dalla condizione di stentato sviluppo che ci portiamo addosso. È facile capire come quest'ultimo processo richieda una strettissima integrazione fra bilancio e programmazione. Separare il primo dalla seconda è come separare la teoria dalla prassi o tentare di tenere la botte piena e la moglie ubriaca. Boccia ha provato a rappresentare la voce del rigore, ma esce dal novero degli assessori per venire rimpiazzato da chi sarà probabilmente capace di maggiore flessibilità rispetto ai principi di programmazione. Cosa c'entra questo con Molfetta? Molto. Per esempio il porto. Il traffico mercantile che vi transita ammonta a circa 240 mila tonnellate (dati del 2003): un terzo rispetto a Manfredonia (749), un sesto rispetto a Barletta (1. 527), meno di un sedicesimo di quanto movimenta Bari (3.927), un centosessantesimo di quello che passa per Taranto (37.513). Fra gli otto porti regionali siamo al penultimo posto dopo Otranto (291) precedendo di poco Gallipoli (188). Riuscire ad ottenere finanziamenti sul porto di Molfetta all'interno di una logica di programmazione regionale è piuttosto difficile: bisognerebbe che la Regione riconoscesse strategicamente rilevante le possibilità di integrazione funzionale fra porto e zona industriale. Cosa tutta da dimostrare e difficile da far accettare ai porti concorrenti. Un bilancio non strettamente subordinato alla programmazione ci dà qualche chance in più. Per il momento creiamo le condizioni, si dice, poi si vedrà. Ma è un ragionamento giusto? Ho assistito qualche giorno fa nella Fabbrica di San Domenico alla cerimonia di presentazione di una nuova rivista. In quella occasione il sindaco Tommaso Minervini, ha annunciato l'approvazione del nuovo stralcio PIP (Zona Artigianale) da parte della Regione, accusando chi parla male della scelta fatta dalla sua amministrazione di essere un nemico di Molfetta. Bene, è proprio su questo paesaggio che si gioca la partita. È proprio la valutazione del ruolo che la industrializzazione della nostra città si ritiene possa avere sul suo sviluppo è il quadro sul quale bisogna proiettare le prospettive di alleanze. Sono la valutazione di quali siano le ragioni del declino economico e demografico della nostra città (che ha perso diecimila abitanti in dodici anni e che ha ormai un reddito pro capite che è un terzo inferiore rispetto a quello di Trani o Bisceglie) e le scelte che bisogna fare per uscire da questa situazione, che consentiranno o meno di formare maggioranze capaci di governare Molfetta. Esiste nella nostra città una convinzione diffusa che vuole che l'attuazione del Piano regolatore e lo sviluppo dell'ASI e del PIP saranno elementi sufficienti a risolvere tutti i nostri problemi. Io ho qualche dubbio: per quanto le imprese nel PIP e nell'ASI siano sicuramente realtà importanti temo non saranno sufficienti: 1.per una questione numerica: all'ASI saranno impiegate a pieno regime 1500 unità (attualmente sono 304 (http://www.sifli.info/ListaImprese.aspx?CODAREA=2203) Aggiungiamoci gli occupati nel PIP. Anche ammesso che siamo tutti molfettesi, ci resterà il problema di altri 8000 disoccupati 2.per il tipo di posti di lavoro che verranno creati, che non corrisponde a quello che cercano i nostri giovani che con la laurea in tasca continueranno ad abbandonare la nostra città 3.per una crisi generale della manifattura in Occidente: ci sarà pure una ragione se tutte le città vicine in cui si era affermato un manifatturiero fiorente stanno cercando vie di sviluppo alternative. Insomma bisogna inventarsi qualcos'altro. Bisogna essere capaci di scelte forti che vadano anche contro opinioni diffuse quanto ingiustificate. Bisogna decidersi a comprendere che solo la sostenibilità può essere il motore dello sviluppo locale. Fantasie? Provate ad immaginare i nuovi quartieri che stanno sorgendo progettati secondo criteri di risparmio energetico e capaci di produrre più energia elettrica di quanta ne consumano grazie a pannelli fotovoltaici che siano elementi architettonici coerenti e non superfetazioni. Immaginate che il costo aggiuntivo venga finanziato con il risparmio energetico e con la vendita dell'energia prodotta. Immaginate una Agenzia Comunale per l'Energia che si occupi di questo. Immaginate quanti lavori qualificati tutto questo potrebbe generare. Sogni? Lo stanno facendo in tutt'Europa. Provate ad immaginare la realizzazione di un “parco della Murgia marina” che comprenda l'area fra Molfetta e Bisceglie unita al Parco dell'Alta Murgia dai “corridoi ecologici” delle lame. Pensate alla ricchezza archeologica naturalistica, paesaggistica di quell'area (il Pulo, la Lama di Santa Croce, i dolmen, le chiese romaniche, le torri e le masserie, le Grotte di Ripalta, le praterie di posidonia). Pensate di mettere tutto questo a disposizione dei due milioni di visitatori all'anno che la Città della Moda attirerà. Pensate a una città capace di conservare le tracce della sua storia e farne elementi di qualità urbana, capace di riempire le aree di completamento invece che con palazzi su palazzi con verde e servizi collettivi. Irrealizzabile? Niente affatto. Una città bella è un affare anche per i palazzinari: negli ultimi anni il valore immobiliare nella nostra città è cresciuto in maniera assai inferiore rispetto alla media nazionale e a quello delle città vicine e questo nonostante la scarsa offerta di nuove abitazioni. In una città che diventa sempre più brutta nessuno vuole abitare. Il centro sinistra sarà capace di porsi questi problemi? E il quadro delle alleanze sarà capace di dare risposte? Vedremo nei prossimi mesi se il processo iniziato a gennaio con gli stati generali del Centrosinistra sarà capace di mobilitare energie, intelligenze e volontà sufficienti. Antonello Mastantuoni
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