Porto di Molfetta: due aziende presentano ricorso al Tar contro il Comune e chiedono l'annullamento del bando di gara
Potrebbero slittare i tempi per l'affidamento dei lavori
MOLFETTA - Un'ombra si allunga sulla gara di appalto per l'affidamento dei lavori per la costruzione del nuovo porto commerciale della città, opera dal valore di oltre sessanta milioni di euro, in più circostanze definita “storica” dal suo grande promotore, il sindaco Antonio Azzollini che, in qualità di presidente della Commissione Bilancio del Senato, nella scorsa legislatura, fece stanziare dallo Stato, con due distinte leggi, i fondi necessari per consentirne la realizzazione.
Come noto, nei giorni scorsi è stata avviata la procedura ad evidenza pubblica per l'affidamento dei lavori che dovrebbe concludersi il prossimo 11 dicembre con l'apertura delle buste contenenti le offerte delle diverse imprese che si candidano ad aggiudicarsi un così importante appalto. Ma, a questo punto, il condizionale è d'obbligo dal momento che due aziende, la Tecnis di Catania e la Società Italiana per le Condotte d'Acqua di Roma, hanno proposto ricorso dinnanzi al Tar della Puglia chiedendo l'annullamento del bando di gara e la sospensione di tutta la procedura. Una brutta gatta da pelare per il Comune. Le due società evidenziano come i requisiti richiesti dal capitolato d'appalto siano eccessivamente restrittivi e non garantiscano la par condicio tra tutti i possibili soggetti interessati a partecipare alla gara di appalto. In particolare la Tecnis e la Società Italiana per le Condotte d'Acqua (due società di rilievo nazionale che hanno già realizzato opere analoghe in passato) rilevano come nel bando sia richiesta, come requisito per poter presentare l'offerta, la disponibilità (in proprietà o in noleggio), da un lato, di una “draga stazionaria aspirante-refluente” di enorme potenza e, dall'altro, di una cava della capacità totale di 350.000 metri cubi per lo stoccaggio del materiale inerte che deriverà dal dragaggio dei fondali.
La richiesta di questa disponibilità, stando a quanto dichiarano i legali delle due società, sarebbe illegittima in quanto, per partecipare alla gara, basterebbe dimostrare di possedere i requisiti previsti dalla legge e cioè quelli stabiliti dal DPR 34/2000 per le prestazioni di costruzione e progettazione oggetto dell'appalto, non occorrendo altro.
D'altro canto, sempre stando a quel che scrivono i ricorrenti, “soltanto tre società al mondo hanno la proprietà di draghe recanti i requisiti richiesti dalle prescrizioni di gara, pertanto sono soltanto tre i soggetti in grado di partecipare alla gara in questione”.
Ecco violata, stando ai ricorrenti, la par condicio. Le due società, peraltro, rilevano come la richiesta di una draga di tale potenza sia assolutamente “ingiustificata” per eseguire i lavori richiesti.
Per tutte queste ragioni i ricorrenti chiedono l'annullamento del bando di gara e l'immediata sospensiva per evitare l'insorgere di danni gravi ed irreparabili.
L'udienza per la discussione della questione con ogni probabilità sarà fissata nei primissimi giorni del mese di dicembre (probabilmente il 6), solo qualche giorno prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte. Cosa farà, ora, l'amministrazione comunale? Potrebbe cautelativamente sospendere l'apertura delle buste in attesa del pronunciamento del giudice o, convinto di essere nel giusto, potrebbe procedere regolarmente secondo quanto prestabilito con il rischio, però, che se la richiesta dei ricorrenti dovesse essere accolta, tutto si complicherebbe.
C'è da dire, tuttavia, che il responsabile del procedimento, ing. Enzo Balducci, ha già risposto, con una nota dello scorso 20 novembre, a chi chiedeva che il bando fosse modificato nella parte in cui prevedeva, tra i requisiti per presentare l'offerta, la disponibilità di quella draga e di quella cava, facendo rilevare che è una prerogativa del Comune quella di richiedere alle imprese che si candidano ad effettuare i lavori la disponibilità di una dotazione tecnica tale da “garantire la Stazione Appaltante in merito alla buona esecuzione dei lavori previsti e che gli stessi saranno iniziati tempestivamente e eseguiti senza intoppi nei tempi previsti”. “Per questo – prosegue Balducci – il bando non si è limitato a richiedere un generico impegno dell'imprenditore a dotarsi in futuro dei mezzi tecnici necessari all'esecuzione dell'appalto, volendo il Comune avere la certezza che la dotazione tecnica si renderà disponibile in tempo utile per l'esecuzione dell'appalto”.
Insomma, la battaglia, ora, si sposta nelle aule del Tar Puglia. E non sono da escludersi sorprese.