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Pietra d’inciampo di “Libera” in piazza Paradiso
15 luglio 2019

La pace non è vocabolo, ma un vocabolario, diceva don Tonino, il grande servo di Dio che ha lasciato la sua impronta, a Molfetta e non solo, per i valori in cui credeva e per la concretezza con cui si impegnava a trasmetterli. Eredi della sua tenacia e della sua solidarietà, i molfettesi, su iniziativa del Comune e di Libera, hanno deciso di collocare una “pietra d’inciampo” ai piedi dell’ulivo piantato da don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera”, il 31 dicembre 2015, in occasione della 48ª Marcia nazionale per la Pace promossa da Pax Christi. La posizione stessa dell’ulivo non è assolutamente casuale, ma volta a tutelare una piazza da un nome simbolico, Paradiso appunto, che ha bisogno di essere provocata, per via di tutti gli spiacevoli episodi che quotidianamente la riguardano. Simbolo della forza sia per le possenti radici sia per la resistenza al calore e alla siccità, l’ulivo piantato quattro anni addietro, benedetto dal Papa e donato da un vivaio originario di Bitonto, rappresenta la determinazione di chi prova, nel suo piccolo, a cambiare la realtà, mentre l’aggiunta della pietra d’inciampo è un tocco ancor più particolare. A spiegarlo con precisione è Franca Carlucci, referente del Presidio di Libera: «La speranza di un’associazione che lotta da anni per i nomi e per i numeri contro le mafie è quella che la legalità diventi pane quotidiano, diventi strumento di giustizia sociale e di pace. Per questo l’idea di una pietra d’inciampo, in cui mi auguro vivamente che molti possano inciampare. Inciampare non significa solo cadere, ma rendersi conto del proprio presente, del degrado che ormai caratterizza questa piazza per poter trovare in se stessi la voglia di fare il possibile per rendere il mondo un posto migliore, per non sporcarlo, per averne cura». Ancora un riferimento a don Tonino durante una cerimonia pregnante di significato per la cittadinanza. «L’indimenticabile servo di Dio paragonava le pietre d’inciampo a quelle di guado che si usano durante un campeggio, quando si sosta vicino ad un ruscello e si vuole attraversare per andare dall’altra parte. Queste pietre sono d’inciampo solo per chi vuole seguire la corrente, lasciandosene completamente trasportare, ma sono di guado per chi desidera vivamente stare dall’altra parte» spiega l’avvocato Ida Pansini, componente del Comitato di Quartiere «Noi vogliamo stare dalla parte della legalità e vogliamo dimostrarlo ogni giorno con amore e con coraggio». Come, del resto, hanno fatto individui la cui memoria non svanirà mai: si pensi a Gianni Carnicella, sindaco di Molfetta assassinato 27 anni fa in data 7 luglio, proprio nello stesso anno (1992) in cui la strage di Palermo e quella di Capaci, durante le quali sono stati uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno scosso l’intero Paese. Le scosse non possono che far riflettere, per poi fungere da incentivo all’azione: la confisca dei beni ai mafiosi per la restituzione degli stessi al Comune, avvenuta qualche anno fa a seguito di una raccolta di un milione di firme, è solo un gesto che testimonia l’interesse di quanti hanno a cuore la propria società. Una società che non vive solo di battaglie, perché in fondo non è tutto poi così male: a testimoniarlo la presenza, durante la manifestazione, della Sezione Scout Molfetta del Cngei, che si è occupata di intrattenere i bambini con giochi cooperativi, della mostra intitolata “Io nell’altro-L’altro in me”, curata dai docenti e dagli studenti stranieri del Cpia1 Bari – Sede di Molfetta e dello spettacolo di danza del mondo a cura di Fabulanova. Sara Fiumefreddo

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