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Pd Molfetta: nessuna stampella al sindaco Azzollini e al centrodestra
12 luglio 2012

MOLFETTA - Anche il Pd cerca di giustificare il suo comportamento all'ultimo consiglio comunale quando ha fatto da stampella al centrodestra di Azzollini che non aveva più la maggioranza per la defezione di molti consiglieri.
Ecco il comunicato stampa del Partito Democratico, al quale segue una nostra nota.
 
"Gli articoli di alcuni giornali on line sullultimo consiglio comunale di venerdì 6 luglio richiedono un urgente chiarimento. Innanzitutto, quando si fa informazione in un momento storico caratterizzato da una così forte sfiducia nei confronti della politica genericamente intesa, è necessaria particolare cautela nella comprensione delle vicende politiche e amministrative, evitando di partire lancia in resta in campagne totalmente infondate, attribuendo alle forze politiche di opposizione e alle persone che le rappresentano posizioni e atteggiamenti che albergano esclusivamente nella mente di incauti redattori. Infatti alcune gravi inesattezze ed omissioni e le conseguenti infondate valutazioni contenute negli articoli in questione hanno scatenato una ridda di commenti fortemente ostili basati su presupposti di fatto totalmente inesistenti (a cominciare da espressioni virgolettate mai profferite).
E allora va chiarito quanto segue.
Il punto allordine del giorno era lindividuazione degli organi collegiali indispensabili del Comune tra cui si annoverano le commissioni consiliari permanenti e la commissione per il monitoraggio dei fenomeni delinquenziali. Era intenzione delle minoranze votare a favore del punto, come avvenuto in tutti gli anni precedenti (si tratta di un adempimento che va ripetuto ogni anno) non essendoci divergenza con la maggioranza sulla questione. Anzi, era particolare interesse delle opposizioni votare favorevolmente per poi richiedere, come è stato fatto, di rendere operativa la menzionata commissione sulla delinquenza, mai effettivamente attivata.
Quando al momento del voto abbiamo rilevato che in aula non erano presenti i 16 consiglieri della maggioranza necessari a mantenere il numero legale lo abbiamo sottolineato con forza, dichiarando la nostra astensione sul punto allordine del giorno, commentando altresì negativamente la debolezza della maggioranza e costringendo la stessa a riconoscerla.      
Non abbiamo ritenuto opportuno chiedere la verifica del numero legale impedendo lapprovazione della delibera, poiché ciò non avrebbe comportato affatto la caduta del sindaco e della giunta, come imprudentemente è stato fatto credere (lamministrazione cade solo se viene votata a maggioranza assoluta la sfiducia al sindaco o se non viene approvato il bilancio), ma avrebbe avuto come conseguenza la riconvocazione del Consiglio per lapprovazione del punto e lo slittamento a fine agosto della discussione sul bilancio prevista per il corrente mese, perché la commissione consiliare che avrebbe dovuto emettere il relativo parere non avrebbe potuto tempestivamente riunirsi a causa, appunto, della mancata individuazione degli organi indispensabili.
Così facendo avremmo fatto un favore al sindaco, concedendogli il tempo necessario a tentare il ricompattamento della sua maggioranza in via di sfilacciamento, essendo noto che due assessori si sono rifiutati di firmare la bozza del bilancio preventivo approvata dalla giunta il 2 luglio.
Quello che stranamente non è stato compreso è che, in linea generale, le opposizioni hanno interesse a far mancare il numero legale allorquando vengono posti allordine del giorno argomenti sui quali intendono votare a sfavore e non già argomenti sui quali intendono votare favorevolmente, come costantemente avvenuto in passato senza che gli stessi novelli Robespierre autori dei sullodati articoli abbiano mai osservato alcunché.
Ovviamente lopposizione, se tale vuol essere, deve far mancare il numero legale in sede di approvazione del bilancio preventivo, perché, in tal caso (e solo in tal caso) determinerebbe la caduta dellamministrazione e lo scioglimento del consiglio comunale. Quindi, in caso di accertata difficoltà della maggioranza al riguardo, non deve concedere alla stessa pretesti di sorta per allungare i tempi.
Sarebbe bastato avere un minimo di umiltà e, quindi, aver chiesto lumi a un qualsiasi consigliere comunale di minoranza, per non incorrere in un equivoco la cui indubbia gravitàè dimostrata dalla valanga di commenti, a volte addirittura ingiuriosi, di lettori purtroppo assai proclivi ad invettive qualunquistiche contro la cosiddetta classe politica indistintamente considerata.
Quanto, infine, alla pretesa occasione perduta per far constatare la debolezza della maggioranza e il ruolo dellopposizione, non si comprende di cosa si stia parlando giacchè linsufficienza dei numeri degli azzolliniani è stata accertata urbi et orbi e, nel, contempo, è stato scongiurato qualsiasi pretesto per allungare i tempi dellapprovazione del rendiconto di gestione e del bilancio preventivo addossandone la colpa allopposizione irresponsabile.
Chissà se i due autori degli articoli avranno lonestà intellettuale di chiedere scusa, non tanto a noi, ma ai lettori, che non meritavano di essere così macroscopicamente fuorviati".
 
Fin qui il comunicato del Pd di Molfetta. Ci saremmo limitati a pubblicare il comunicato, prendendo atto delle loro ragioni. Ma avendo espresso giudizi sulle persone dei nostri redattori, siamo costretti, nostro malgrado, a replicare.
Intanto ringraziamo il Pd per due motivi: 1) perché conferma la disponibilità di "Quindici" a confrontarsi con chiunque e il confronto è simbolo di democrazia.
2) smentisce definitivamente tutti quegli allocchi che attribuivano a "Quindici" una specie di collateralismo con il Pd che, anzi, e ce lo possono confermare, non siamo stati mai teneri con loro.
Del resto rifuggiamo da ogni etichetta, siamo uomini e giornalisti liberi, merce rara oggi, che fanno un giornale libero che non riceve alcun tipo di finanziamento né occulto (come altri), né palese, ma vive essenzialmente delle proprie risorse. Se le nostre critiche si appuntano maggiormente sul centrodestra, è perché quest'ultimo si trova alla guida della città e mette in atto un metodo amministrativo condannabile e pericoloso, dall'illegalità diffusa alla mancanza di regole, dagli sprechi al delirio di onnipotenza del sindaco-senatore incompatibile Azzollini. E un giornale libero e serio deve svolgere una funzione di contropotere e di controllo.
Ciò premesso, ricordiamo al Pd che, come Rifondazione, a nostro parere (se ci è consentito ancora in democrazia di farlo), ha commesso un errore politico. Loro ritengono di no, prendiamo atto anche di questo, saranno i cittadini a giudicare. Per non ammettere tale errore e chiedere scusa, non tanto a noi, ma ai loro elettori che la pensano diversamente, come abbiamo verificato e come dimostrano i commenti sul nostro quotidiano on line, si arrampicano sugli specchi.
Prendiamo atto delle motivazioni che li hanno spinti a non far mancare il numero legale a maggioranza battuta, ma come abbiamo risposto a Rifondazione, ammesso pure che ci sia stata la strategia illustrata nel comunicato, resta un dato di fatto: sia i redattori di Quindici, che non sono affatto incauti (il bue dice cornuto all'asino), sia il pubblico presente, hanno ricevuto un messaggio diverso e negativo.
Premesso questo, ci preme ricordare che i nostri redattori meritano rispetto per il lavoro volontario di servizio alla città che compiono disinteressatamente e senza i vantaggi politici o economici diretti o indiretti.
Non consentiamo a nessuno per giustificare i propri errori, di fare valutazioni su redattori e collaboratori di Quindici. E questo vale per tutti, soprattutto per il sindaco Azzollini che da perfetto despota, osteggia giornali non amici e non servi, ma di questo parleremo in altra sede. Chi vuole rispetto, deve dare rispetto. Ecco perché le scuse le pretendiamo noi da chi si candida a governare la città, ci auguriamo in modo diverso da Azzollini, e nel rispetto delle regole.
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"Umanità, mi stai sul cazzo da sempre". Ecco il mio motto! Charles Bukowski - Ora, secondo la particolare teoria "gaudiana", 15 dovrebbe censurare Bukowski... Non solo, ma sempre secondo la teoria "gaudiana", 15 dovrebbe censurare anche i nomi di fantasia così. giusto per. Problema: anche chi scrive con proprio "nomo e cagnomo", a volte dice delle emerite cavolate! ("strunzate" si può scrivere?) - Può quindici censurare anche le cavolate di costoro? La sopportano di buon grado la censura, oppure (al solito), predicano sempre molto bene (per modo dire) e razzolano sempre maledettamente male? Non solo, ma non è che per caso, dietro tutte queste speciosità, si nasconde invece qualcosa d'altro? Che so, la buttò lì: la volontà di narcotizzare 15, teleguidata dall'esterno? Alla maniera dei droni! In conclusione: e chi ci assicura che il "nomo e cagnomodo" di turno non utilizzi anch'esso nomi di fantasia all'occorrenza per assestare - quando lo ritiene opportuno - qualche "colpetto" alla schiena? Non siamo mica fessi, sono parecchi anni che leggiamo e scriviamo qua sopra, e sappiamo interpretare bene! Non mi pare che la Direzione abbia bisogno di "balie", di "interpreti interessati" del pensiero, in maniera così restrittiva, da provocare poi de facto la desertificazione del blog prima e del giornale poi (che è sempre l'obiettivo storico di quelli che a Molfetta non vogliono il libero pensiero, la libera espressione dell'opinione e la libera informazione). La Direzione sa il fatto suo, la barca, oltre ad averla costruita nel migliore dei modi, sa pure farla navigare nei mari tempestosi, amalgamando sempre la ciurma nel migliore dei modi possibile! E' quello che ha sempre fatto molto bene. La Direzione, non ha bisogno di "interpreti", si è spiegata abbastanza bene... A maggior ragione di "interpreti interessati", sempre alle censure altrui, che mal sopportano invece le proprie. - La sanità mentale è un'imperfezione. - Charles Bukowski Qui manca la parolaccia, ma è un sottinteso "vaffa" ai perfettini dei miei coglio.. (t'accontento con i due puntini di sospensione questa volta, adesso vai a piangere dalla mamma...)



Alcuni chiarimenti, cogliamo l'occasione per ripetere ancora una volta le regole che vanno rispettate, non possiamo chiedere agli altri di farlo se non lo facciamo noi per primi. Per Tommaso Gaudio, in realtà il Pd ha inviato lunedì la sua precisazione, ma impegni di lavoro del direttore e la necessità di chiudere la rivista cartacea per essere in tempo in edicola, ci hanno impedito di pubblicare la nota del partito con le dovute nostre repliche, per i riferimenti fatti alla redazione. Quindi, questa volta il ritardo non è imputabile al Pd, ma a noi, e ci scusiamo con entrambi, ma ci sono delle priorità che vanno rispettate. Per quanto riguarda Mingo: non pubblichiamo solo interventi di un certo orientamento, e potremmo dimostrarlo. Non pubblichiamo anche interventi che richiederebbero una replica e non possiamo stare tutto il giorno davanti al computer per rispondere a tutti (questo non è il nostro lavoro, lo facciamo in modo volontario solo per spirito di servizio alla comunità e alla democrazia). In questi casi il cestino risolve il problema. Ci dispiace, ma non siamo nulla facenti come altri: beati loro! Intanto cogliamo l'occasione per ripetere l'ennesima volta e ci auguriamo di non doverlo rifare, se ci sono lettori che non vogliono comprendere, non è colpa nostra: la scelta dei commenti da pubblicare è di esclusiva competenza e valutazione della redazione, piaccia o non piaccia. Non possiamo stare ogni volta e per ogni commento a fare mediazioni e a spiegare le motivazioni, non di censura come qualcuno continua a ripetere ossessivamente, ma di opportunità o meno di renderlo pubblico. Una valutazione che solo la redazione può fare. Tra l'altro, essendo molti commenti anonimi, non possiamo prestarci al gioco di chi vuole utilizzare “Quindici” per altri obiettivi personali, non solo di offesa, che vanno censurati, ma anche di propaganda o per far passare messaggi trasversali. Se i commentatori mettessero il loro vero nome, come fanno alcuni come Tommaso Gaudio, si assumerebbero le proprie responsabilità su opinioni che non sono condivise da tutti: i vigliacchi vanno censurati senza ombra di dubbio. Infine ricordiamo che se il commento non è completato dal nome, anche fittizio, o dalla mail anch'essa fittizia, come fanno molti, il sistema non lo recepisce e quindi non può essere pubblicato. Un'ultima annotazione: chi crede che agendo nell'anonimato possa sfuggire alla giustizia, si sbaglia. La polizia postale è in grado di scoprire anche gli autori anonimi. Crediamo, infine, che molti, sappiano che il loro commento, espresso in determinati termini è oggettivamente non pubblicabile. Basta, a volte, anche una sola parola a rendere non pubblicabile l'intero commento: ci dispiace, perchè alcuni sono equilibrati, ma inciampano in un solo termine, che rende impubblicabile il tutto. Agli arroganti e presuntuosi diciamo che farebbero bene dall'astenersi dalle minacce e dalle provocazioni: non spaventano nessuno. Poi ognuno è libero di pensare quello che vuole. I lettori devono comunque ringraziare “Quindici” per la possibilità che offre loro di esprimere le proprie opinioni. Quello che gli altri non fanno. Il giornale non è la Gazzetta ufficiale, è privato, non è di proprietà pubblica, non riceve un solo euro di finanziamento da nessuno, è libero, anche di pubblicare le proprie opinioni accanto alle notizie. La libertà e la democrazia sono anche questo: lo ricordiamo a chi lo dimentica. Infine, permetteteci di rivolgere un grazie sincero a tutti coloro che ci seguono e sono tantissimi, e crescono ogni giorno di più, facendo diventare “Quindici on line” il quotidiano più letto e il punto di riferimento dell'informazione cittadina (quello che gli altri non dicono) con notizie in esclusiva, e li invitiamo anche ad acquistare la rivista mensile, in edicola fra qualche giorno, che contiene argomenti diversi da quelli dell'on line e gli approfondimenti degli stessi temi, con notizie, servizi, inchieste. Grazie a tutti e continuate a seguirci.


Che cosa significa la rivoluzione russa per la nostra generazione e per il nostro tempo? La rivoluzione ha soddisfatto le speranze che ha suscitate o le ha deluse? E' naturale che ci poniamo di nuovo tali domande in quest'anno, a quasi un secolo dalla caduta del zarismo e dell'andata al potere del primo governo sovietico. La distanza che ci separa da quegli avvenimenti sembra abbastanza grande per consentire una prospettiva storica. Tuttavia noi sentiamo anche che la distanza potrebbe essere troppo breve. Quest'epoca è stata la più densa di cataclismi della storia moderna. La rivoluzione russa ha sollevato problemi di gran lunga più profondi, ha agitato conflitti più violenti e ha scatenato forze molto più grandi di quelle che erano state coinvolte nei suoi più vasti sommovimenti sociali del passato. Eppure questa rivoluzione non si è conclusa. E' ancora in movimento. Ci può ancora sorprendere con svolte secche e improvvise. Ha ancora la capacità di ridisegnare le proprie prospettive. Entriamo in un campo che gli storici o trattano con timore o temono di trattare. Per l'Europa è tempo di revisioni più che di rivoluzioni. E' tempo di smantellamenti, di correzioni, più che di gratuite esplosioni eversive. Chiunque si ponga al di fuori di questo clima riflessivo è condannato a perpetuare in astratto velleità, anche oneste ma futili, che conservano il marchio dei grandi ricatti subiti da tutti gli europei in anni umilianti e ancora recenti: la guerra fredda, la malafede staliniana, il neocapitalismo puramente economicistico e privo di una coscienza politica europea, il vitello d'oro del benessere di massa quale alternativa al fallimento delle fedi di massa.


Quello che sta facendo il PD da molti anni a questa parte è assolutamente incomprensibile. E' come se i suoi leader avessero perso ogni facoltà logica o volessero suicidarsi per farsi perdonare di essere stati comunisti. Il Paese è sempre più povero e quindi scivola sempre più a sinistra, ma loro corrono sempre più a destra e più perdono consensi più lo fanno. E più vengono “sgamati” nelle loro politiche “inciuciste”, più si incazzano, anche contro la stampa libera (i bavagli non hanno colore politico, fanno comodo a tutti i partiti della casta, questo oramai si è capito). Il PD locale – cd. "Sinistra Professionale Salottiera Soft & Glamour" – non viene meno a questo andazzo nazionale. Hanno spaccato la sinistra, umiliato e affamato i lavoratori, non hanno mai proposto niente a loro favore e pretendono di farsi votare da coloro che hanno tradito senza motivo? Non solo, ma vogliono arruolare nelle file della sinistra, i ministri di questo governo e, addirittura, udite udite, anche l'uomo della Goldman Sachs! E allora, di cosa vi meravigliate, se alla PRIMA OCCASIONE UTILE, GETTANO LA CIAMBELLA, NON AD UN UOMO QUALUNQUE, MA AD UN PEZZO DA 90 DEL BERLUSCONISMO E DELLA CASTA ITALICA. Uno che ha lavorato al fianco di Tremonti, ammirato dalla lega (per motivi ben noti che vanno dalla quote latte, a Radio Padania ecc.). Quando salterà definitivamente “la tegola” del porto (se "salta tutto il tetto", per la verità è meglio), verranno fuori parecchie cose interessanti… si scoprirà forse che “le tegole”, non erano tutte dello stesso colore politico…




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