Pallavolo Molfetta, lavoro, sacrifici, passione. La stagione speciale di Roberto Romiti
MOLFETTA - Turno di riposo per l’Exprivia Neldiritto Molfetta. Ma tanto lavoro in palestra, e soprattutto la preziosa occasione di ricaricare le pile in vista della fase più importante di questa stagione. Al rientro, infatti, la squadra allenata da Vincenzo Di Pinto affronterà, nell’ordine, Verona, Piacenza, Ravenna, Macerata e Perugia. Un vero e proprio tour de force, caratterizzato da scontri diretti decisivi e da match contro squadre costruite per abitare nei quartieri altri della classifica. Un ciclo di partite ad altissimo contenuto di emozioni, da vivere in primo luogo al PalaPoli, visto che tre di questi match (Piacenza, Ravenna e Perugia) si disputeranno in casa.
L’occasione è propizia per fare il punto della situazione con uno dei protagonisti della stagione biancorossa. Roberto Romiti (nella foto di Vitantonio Fascilla) è il libero dell’Exprivia Neldiritto Molfetta. Tanto lavoro, poche parole. Arrivato quasi in punta di piedi, è diventato un pilastro della squadra. Una certezza, insomma. A 32 anni, Romiti può raccontare molto di sé, e soprattutto per gli altri. Ha giocato in B2, poi in B1, quindi in A2, fino alla consacrazione in A1. Figlio della gavetta? Non solo. Figlio di un’idea: migliorare continuamente per giungere all’eccellenza. Servono qualità, sacrificio, voglia di mettersi in discussione. E il sorriso sulle labbra. Che a Romiti non manca mai.
Roberto, partiamo dal momento della squadra. La sconfitta contro Modena cosa può significare?
Non significa nulla, tutto sommato. Abbiamo perso contro una squadra costruita per vincere, lottando ad armi pari in molti momenti del match. Ora dobbiamo lavorare per ripartire bene, cercando di mantenere un livello alto di gioco, conservando le nostre qualità migliori nei fondamentali in cui già facciamo bene, e crescendo ulteriormente dove possiamo.
Qual è stato il momento di svolta della stagione?
La svolta è arrivata contro Macerata, perché lì abbiamo definitivamente preso consapevolezza dei nostri mezzi. Credo che quella sia stata la vittoria più bella perché abbiamo disputato cinque set sempre ad alto livello. Inoltre, si è trattato della prima vittoria contro una big.
Cosa rappresenta per te questa stagione?
Rappresenta la realizzazione di un sogno che pensavo non potesse più avverarsi. Credevo che nessuno potesse più darmi un’occasione del genere. Invece si sta rivelando una splendida annata. Sono migliorato tanto. A volte penso che, se ne avessi avuta la chance, avrei potuto dimostrare prima le mie qualità. Ma poi rifletto, e dico che se questo “prima” non c’è stato, ci sarà un motivo e bisogna accettarlo. Ora sono qui, e voglio migliorare ancora.
Ora sei qui, appunto. A Molfetta. Come valuti questa esperienza?
Arrivato a Molfetta, mi sono aperto a tutto, confrontandomi entusiasticamente con questa realtà. Per fortuna, ma anche per merito delle persone con cui sono entrato in contatto, ho trovato tutto ciò di cui avessi bisogno, sia come giocatore che come persona.
Un ambiente caldo e speciale, sotto certi aspetti, non credi?
Non mi ha stupito il calore dell’ambiente. Lo conoscevo, ed era esattamente ciò che mi aspettavo. Diciamo che mi fa molto piacere averlo dalla mia parte, e non contro.
Facciamo un passo indietro nella tua carriera. Quali sono state le tappe principali della tua crescita?
Ho iniziato da semiprofessionista a Potenza Picena, prima in B2, poi in B1, e lì ho instaurato veri e propri rapporti di amicizia. Poi ci sono tornato, quando il club è salito in A2. Ho esordito in A2 a 26 anni a Castelfidardo. Per due volte sono stato a Città di Castello, posto dove si vive bene e caratterizzato dalla grande cultura pallavolistica. Per un anno ho giocato a Loreto, per un altro a Sora. Ho girato un po’ insomma, spesso non lontano dal mio paese d’origine, cioè Fermo.
Sei partito dalla B2, sei arrivato in A1. Ti piace considerarti un esempio?
La mia storia può forse rappresentarlo. Questi risultati sono figli del lavoro, del sacrificio, della rinuncia magari a cose più piacevoli quando si è adolescenti. Ogni giocatore arriva poi al suo livello, ma le basi sono importanti.
Roberto Romiti, professione libero. Come e quando?È da 13 anni che gioco da libero. Massimo Concetti, all’epoca allenatore di Potenza Picena, fu il primo a predire che se avessi giocato in questo ruolo, avrei potuto ritagliarmi uno spazio importante. Il mio modello è sempre stato Mirko Corsano. Idolo assoluto.
L’allenatore che più ti ha insegnato? Certamente Vincenzo Di Pinto mi sta insegnando qualcosa in più, soprattutto lo sta facendo nel momento più importante, in una categoria dove devi necessariamente esprimerti al massimo dei livelli.
Chi sono le persone che ritieni di dover ringraziare?
Due persone, in particolare: Massimo Concetti e Carlo Muzi, vicepresidente di Potenza Picena. Ha sempre creduto in me e con lui è nato un rapporto davvero speciale.
La partita più bella di questa stagione e il complimento che più hai apprezzato?
Credo di aver disputato la miglior prestazione contro Latina, sia in ricezione che in difesa. Ma faccio fatica a considerarla positivamente, essendosi trattato di una sconfitta. Il complimento più bello è arrivato dal presidente Antonio Antonaci. È sempre piacevole quando qualcuno riconosce che stai lavorando bene.
Roberto Romiti fuori dal campo. Che persona è?Mi ritengo una persona molto tranquilla. Nel tempo libero, da un anno e mezzo a questa parte, mi piace giocare con mia figlia.
E “da grande” cosa farai? Cercherò di continuare a migliorare, diciamo che il mio obiettivo è confermarmi in questa categoria.