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Olocausto, giornata della memoria Un'iniziativa del Tecnico commerciale e di “medici senza frontiere”
15 febbraio 2002

Il 27 gennaio del 1945 il campo di concentramento di Aushwitz, luogo tristemente divenuto il simbolo della cruenta e abominevole ideologia nazista, venne liberato dalle truppe russe. Cinquant'anni dopo in tutta Italia si ricorda, in quella che è stata chiamata la “Giornata della Memoria”, la Shoah, l'Olocausto, il sistematico sterminio degli ebrei. “Chi non ha passato, non ha futuro” si suol dire. Mai come oggi la Storia può insegnarci a non ripetere gli errori - e gli orrori - commessi. In un 2002 che si è aperto con la “guerra necessaria”, con la “guerra umanitaria” in Afghanistan, non dimenticare quanto sangue innocente sia stato versato, e si continua a versare, è un segno importante: perché non esiste una guerra “giusta”. Gli alunni e il corpo docenti dell'Istituto Tecnico Commerciale per Geometri e per il Turismo “Gaetano Salvemini” hanno organizzato un interessantissimo incontro-dibattito sul tema “Al di là della Guerra” cui hanno partecipato Gianfranco Branchi, ispettore scolastico, sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, e Daniela Ruffini, responsabile nazionale dell'organizzazione “Medici senza frontiere” (nella foto). Prima di entrare nel vivo del dibattito, a mò di introduzione, alcuni studenti hanno letto poesie, stralci e brani di alcuni autori noti ( da Ungaretti a Frattini, da Primo Levi a Joyce Lussu), testimonianze di chi la guerra, la repressione e la violenza la vive quotidianamente ( una lettera di una bimba israeliana e di un ragazzo palestinese). Il filo rosso del terrore, della violazione dei diritti umani, ha unito storie del passato a storie di “quotidiana follia” del nostro presente, sempre più costellato di conflitti, grondante di sangue troppo spesso assolutamente ignorato. La testimonianza di Branchi, che è stato deportato a Dachau, è stata oltremodo toccante. Attraverso la lettura di alcuni suoi racconti, ha condotto l'uditorio in un passato mai sopito, tra la violenza dei nazisti e il tentativo di sopravvivere dei prigionieri nei campi di concentramento. Nei suoi ricordi molti sono i particolari che colpiscono: il “suo” numero tatuato sull'avambraccio, la sconsiderata e gratuita crudeltà dei suoi aguzzini, ma anche la speranza mai scomparsa dei suoi compagni di prigionia, la voglia di continuare a vivere nonostante l'orrore. Una vasta panoramica sui conflitti del nostro presente la offre Daniela Ruffini, responsabile nazionale di “Medici senza Frontiere”. Nata in Francia nel 1971 dall'iniziativa di due gruppi di medici francesi, l'organizzazione, diffusa ormai in tutto il mondo, “presta la sua opera di soccorso alle popolazioni povere, alle vittime delle catastrofi di origine naturale o umana, alle vittime della guerra, senza discriminazione alcuna, sia essa razziale, religiosa, filosofica o politica.” I medici di MSF operano nello spirito di neutralità ed imparzialità e rivendicano, in nome dell'etica professionale universale e del diritto all'assistenza “la totale libertà nell'esercizio della loro funzione” e “si impegnano a rispettare i principi deontologici previsti dalla professione nonché a mantenere una totale indipendenza da qualsiasi potere e da ogni forza politica, economica o religiosa”. Proprio per questo motivo, dando una occhiata al bilancio 2000 dell'associazione, le donazioni private di singoli cittadini rappresenta l'87,5% delle entrate. “Medici senza Frontiere” opera attualmente in moltissime parti del globo: Afghanistan, Algeria, Russia, Brasile, Burundi, Perù, Romania, Vietnam, Somalia, Sudan, Kenia, Kosovo, Timor, Sierra Leone, Angola…solo per citarne alcune. Molte sono poi le campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica che MSF sta svolgendo, una tra tutte quella per “l'Accesso ai Farmaci essenziali”. Di fatti circa 15 milioni di persone muoiono causa di malattie infettive perché non hanno accesso alle cure sanitarie e ai farmaci essenziali in quanto troppo costosi. La salute è un diritto fondamentale per tutti, difendere questo diritto è una necessità oltre che un dovere per ciascuno di noi. Serena Adesso
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