MOLFETTA - Torna quest’anno la "Festa dei Lettori" che verrà celebrata in modi diversi rispetto a quelli degli scorsi anni. Per ragioni che sono di budget, ma non solo, alla festa non parteciperà alcun autore e non ci saranno manifesti o locandine a ricordare l’appuntamento. La data resta immutata, l’ultimo sabato di settembre, quest’anno il 29. Il luogo quest’anno sarà il "Giardino delle Aloe", o in caso di maltempo, il teatro del Carro dei Comici. I libri saranno quelli che vorrete portare fisicamente o nel cuore.
«E c’è un tema, “La fine del mondo! Catastrofi sciagure e altri guai, a cominciare dalla chiusura degli uffici postali di periferia”, che ha bisogno di una spiegazione che se non farà riferimento alla predizione dei Maya, mi costringerà comunque a partire comunque un po’ da lontano. Di questo vi chiedo scusa – scrive Antonello Mastantuoni, responsabile per Molfetta dell’Associazione dei Presidi del libro -.
James Woodforde fu un pastore evangelico che visse in Inghilterra fra la metà del XVIII e i primissimi anni del XIX secolo successivo. Visse una vita per nulla movimentata e priva di alcuna ambizione. Una vita sostanzialmente insignificante dal nostro punto di vista, salvo per un aspetto: per 45 anni tenne un diario che, ritrovato e pubblicato nel 1924 con il titolo The diary of a country parson , costituisce una straordinaria fonte di informazioni sulla vita quotidiana nell’Inghilterra rurale del XVIII secolo.
Quello che colpisce particolarmente in questo diario è l’importanza relativa che viene accordata ai fatti che vengono riportati: nella vita di Woodforde la Presa della Bastiglia ha la stessa importanza – anzi forse minore visto che scrivendo nel 1791 l’attribuisce all’anno prima! – del grande granchio che quella sera riesce a comprare dal pescivendolo e pregusta di mangiare a cena. I grandi avvenimenti della storia sfilano lontani da Woodforte, e risultano meno concreti del nastro per il cappello di sua nipote.
Altri tempi? Non credo. L’incapacità di comprendere la rilevanza i segni e le direzioni dei grandi cambiamenti fa irrimediabilmente parte della nostra natura. Ed è comprensibile: abbiamo bisogno di stabilità per riconoscere il mondo; se ci facessimo sopraffare dai piccoli cambiamenti che mutano continuamente il viso di chi sta vicino, come potremmo più riconoscerlo?
E, d’altra parte, se ci imbattessimo per ventura in qualche cosa di “veramente” nuovo, come potremmo mai pretendere di comprenderla? Se ne fossimo in grado, se cioè avessimo le categorie per interpretarla, certo non potrebbe essere “veramente” nuova.
Dunque noi abbiamo un gran bisogno di stabilità, di regole, di certezze, di punti di riferimento.
Eppure ci sentiamo affamati di novità. Solo che bisogna che queste novità rientrino in regole, che ci stupiscano, sì!, ma al tempo stesso ci rassicurino. (“Il mondo è inemendabile” sosteneva Tomasi di Lampedusa).
Appena svegli ci ritroviamo impegnati nella manutenzione del nostro mondo, costretti in una negoziazione faticosa fra quello che muta e quello che siamo disposti ad accettare che muti.
Ci sono però – a volte può capitare – novità, piccoli cambiamenti, che ad alcuni possono sembrare trascurabili, che invece assumono per altri dimensioni catastrofiche. Lo smarrimento di un oggetto, la soppressione di una fermata d’autobus, la chiusura del negozio sottocasa, la cessazione della produzione di un oggetto (le moleskine per Chatwin), raggiungono la dimensione di un segno della fine del mondo. Perlomeno della fine di “un” mondo.
Potrei farvi molti esempi sia della cecità di fronte a un avvenimento che negli anni a seguire si dimostrerà foriero di straordinarie conseguenze, sia dello sgomento a fronte di piccoli cambiamenti.
Ma essendomi troppo dilungato, mi limiterò a farvi notare quanta poca attenzione sia stata data qualche giorno fa alla notizia che gli scienziati sono ormai concordi nell’affermare che nell’estate ormai prossima del 2016 il circolo polare artico sarà completamente privo di ghiacci. Nello stesso giorno i quotidiani riservavano intere pagine all’arrivo di Del Piero in Australia e al bikini indossato dalla Minetti a Milano Moda “per il bene dell’economia”.
Ecco di questo mi piacerebbe parlare con voi sabato prossimo, 29 settembre 2012.
Scegliete un brano che parli di catastrofi, di fine del mondo, di sciagure o di guai grandi e piccoli ed esorcizziamolo insieme».