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Molfetta, Terre libere discute il processo per le vittime della Truck Center
28 ottobre 2011

MOLFETTA - Il problema della sicurezza sul lavoro rivela a Molfetta tutta la sua portata vitale. Proprio Molfetta ha provato direttamente gli effetti di un lavoro che sottomette la persona alle leggi del profitto e della concorrenza. La strage della Truck Center, i 5 operai morti in una cisterna nel marzo 2008, lanciano un monito alle imprese che continuano a non porre la vita, quella che costituisce la sostanza stessa del lavoro, l’anima di ogni progetto e di ogni guadagno, al centro dei processi lavorativi. Insieme a Vito Copertino, editore della rivista Terre libere, organizzatrice della conferenza, lunedì sera alla Sala Turtur c’erano Stefano Sciancalepore, padre di Biagio, una delle vittime, e Margherita Calderazzi, ispettore del lavoro e componente della rete nazionale della sicurezza sui posti di lavoro.
Stefano si augura che nel processo di secondo grado, che inizierà il 2 novembre, ad essere condannati possano essere finalmente i produttori, e non soltanto, come è avvenuto nella prima fase del processo, coloro che hanno movimentato quella cisterna maledetta che trasportava veleno. Contenuto di cui nessuno era a conoscenza, e rispetto a cui non fu preso nessun accorgimento, pur di risparmiare. E in quella cisterna si decise la vita di cinque persone.
Anche per Margherita Calderazzi la condanna per omicidio doloso, come fu per la Thyssenkrupp di Torino, si addice a questo incidente. Ma la discussione di lunedì sera, mossa dagli interventi dei presenti, tra cui Beppe Filannino, coordinatore della camera del lavoro di Molfetta, si addentra in questioni fondamentali per la tutela del lavoro. Filannino ritiene che il rispetto delle regole possa migliorare notevolmente le condizioni dei lavoratori. Se la Truck Center avesse fatto solo lavori di autolavaggio, rispettando le regole, quell’incidente non sarebbe avvenuto, indipendentemente dalle inadempienze, pur gravissime, dell’Eni.
Ma, come mette in evidenza Vito Copertino, le regole sono spesso parte costitutiva di un sistema che non valorizza il lavoro, ma che lo strema pur di ottimizzare i guadagni, finendo per attentare alla vita stessa dei lavoratori. È quella struttura stessa che va rimodellata, centrandola sul lavoratore, senza il quale qualsiasi processo produttivo resterebbe vuoto, privo di vita, o addirittura si ritorcerebbe contro la vita stessa, piegandola alle proprie ragioni, ormai estraniate e mostruose, come è stato per la Truck Center.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Giacomo Pisani
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