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Molfetta, referendum del 12-13 giugno: il centro sinistra si mobilita Discussi i quesiti referendari e il loro valore anche politico. Abbattista (Pd): una riflessione sui beni comuni, scomparsi dall'agenda politica del Governo Berlusconi
10 giugno 2011

MOLFETTA - In gioco i beni comuni al referendum del 12-13 giugno prossimi: ambiente, acqua pubblica e legalità. «Riflessione inedita nell’ultima stagione politica, perché la tutela dei beni comuni è scomparsa dall’agenda politica del Governo Berlusconi», l’introduzione di Giovanni Abbattista, segretario del Pd, per la conferenza del centrosinistra «Il vento cambia».
Discussi su Corso Umberto i quattro quesiti referendari, a partire dall’acqua. Il primo abroga l’art. 23 del Ddl n.112/08, il secondo l’art. 154 del D.Lgs 152/06: necessario fermare la classificazione dell’acqua come merce e la sua privatizzazione, oltre a eliminare la possibilità di ottenere profitti dalla sua gestione.
«I media sono stati assenti nella campagna referendaria fino alla debacle del centrodestra alle elezioni amministrative dello scorso maggio - ha sottolineato Mario Abbattista (Prc) del Comitato cittadino Acqua Bene Comune - poi, dal 31 maggio sono andati in onda i primi spot referendari». Cosa sarebbe accaduto se le elezioni avessero avuto un altro esito? Per questo motivo, i quesiti sull’acqua hanno anche un significato politico.
«È da 20 anni che in Italia si parla di privatizzazione dell’acqua - ha continuato Mario Abbattista - affermando che il privato funzioni meglio del pubblico, uno slogan tutt’altro che valido». Ad Aprilia e Arezzo, l’ingresso del socio privato non ha comportato alcuna diminuzione del tariffario, nessun miglioramento nel servizio e gli investimenti sono stati risicati. «L’incredibile bugia che deve essere sfatata» è, per Mario Abbattista, l’idea che «l’obbligo alla privatizzazione sia stato impostato dall’Unione Europea», se «questa presunta imposizione non compare nella legge e il referendum è stato ammesso».
La scelta del nucleare, altra immagine del Governo Berlusconi. Dopo gli eventi di Fukuschima, la moratoria del Governo (sospensione per un anno del processo di localizzazione delle centrali nucleari) avrebbe sottratto ai cittadini la sovranità popolare con l’annullamento del quesito. Tuttavia, la Cassazione e la Corte d’Appello hanno riformulato il quesito e ripristinato il referendum, dopo la cosiddetta “legge omnibus”.
Il quesito propone di cancellare ogni riferimento che permetta l'avvio del piano nucleare del Governo, abrogando l'inserimento del nucleare nella strategia energetica nazionale, la delega al Governo in materia, la nomina della società garante, le procedure per la definizione dei siti, le direttive di gestione delle scorie.
Infine, il legittimo impedimento, «un quesito sul bene comune della legalità, troppe volte vituperato da questo Governo - ha spiegato Mino Salvemini, capogruppo del Pd in Consiglio comunale - dunque, un tema politico e, se la legge fosse abrogata, aprirebbe uno spazio ancora più grande tra Berlusconi e il popolo».
Legge incostituzionale, la n.51/10 recante «Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza» (voto favorevole di Pdl e Lega Nord, contrari Pd e Idv, astenuto l’Udc). Infatti, il legittimo impedimento è l’istituto che permette all'imputato di giustificare la propria assenza in aula: il Premier, se imputato, può invocare il legittimo impedimento a comparire in un’udienza penale in caso di concomitante esercizio delle attribuzioni previste per legge o dai regolamenti e di ogni attività coessenziale alle funzioni di Governo (art.1, comma I), mentre per i Ministri costituisce legittimo impedimento l’esercizio delle attività previste da leggi e regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni (art.1, comma III).
Definita incostituzionale dai giudici del Tribunale di Milano per il processo sul caso David Mills, la Corte Costituzionale si è espressa per il mantenimento della legge sul legittimo impedimento, abrogando alcune parti incompatibili con gli artt. 3 e 138 della Costituzione. La stessa ha dichiarato ammissibile il referendum promosso dall’Idv per l’abolizione completa della legge, il cosiddetto “scudo” che metterebbe al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei tre processi a suo carico.
Da sfatare l’idea fittizia che il referendum intacchi la sovranità popolare, secondo Mino Salvemini, perché il Premier non è eletto dal popolo, ma nominato dal Presidente della Repubblica.

© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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