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Molfetta, per il motopesca Francesco padre conto alla rovescia: il 5 ottobre inizia la ricognizione
03 ottobre 2011

MOLFETTA - 5 ottobre, dopo 17 anni si torna a toccare con mano il relitto del Francesco Padre a 254mt di profondità. Tra due giorni partiranno le operazioni di ricognizione sul relitto, affondato nella notte tra il 3 e 4 novembre 1994 in acque internazionali (a circa 20 miglia a Sud-Ovest della città montenegrina di Budva), ad opera di Nave Anteo, che salperà da Brindisi domani alle 17 (costo giornaliero di 24mila euro).
Le operazioni dureranno circa 15 giorni, anche in base alle condizioni atmosferiche e dalle relativi difficoltà operative. Sarà usato un minisommergibile filoguidato con due operatori a bordo, un r.o.v. (remotely operated vehicle), un operatore subacqueo con a.d.s. (atmospheric diving suite) e gli operatori subacquei in saturazione del nucleo Sdai (Servizio Difesa Antimezzi Insidiosi) di Taranto, per compiere attività di ispezione, videoripresa e recupero reperti.
Si profilano scenari inediti, che potrebbero anche avvalorare le due ipotesi finora formulate: la ritorsione montenegrina dopo la denuncia pubblica del comandante Pansini, che a Telemontecarlo aveva rivelato il trasbordo illegale del pescato da navi montenegrine e serbe su pescherecci molfettesi (30 ottobre 1994); la pista militare, come suppone il giornalista Gianni Lannes nel libro«Nato: colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre» (secondo Lannes, che ha contribuito alla riapertura del caso, gettate le reti a circa 20 miglia dalla costa montenegrina in direzione nord-est, il Francesco Padre sarebbe stato accerchiato da una dozzina di unità aeronavali da guerra Nato, poi bombardato perché scambiato per un motopesca che in quell’area silurava i sommergibili occidentali).
S’indaga contro ignoti, anche se l’obiettivo è risalire ai responsabili. Infatti, la perizia sarà svolta nelle forme dell’accertamento tecnico irripetibile, dunque nel contraddittorio delle parti. L’individuazione del relitto la prima fase, dopo sarà eseguita la videoregistrazione delle immagini affidata a un robot sottomarino. Infine, i palombari. In base ai risultati dell'ispezione si deciderà quali parti del relitto riportarein superficie, cercando anche di erecuperare i resti dell’equipaggio.
Sarà possibile far luce sulla tragedia per ottenere quella verità che giace da quasi 17 anni in fondo al mare? Le nuove riprese e i reperti aggiuntivi saranno sufficienti per svelare il “mistero” del Francesco Padre? I famigliari delle 5 vittime (il comandante Giovanni Pansini, il motorista Luigi De Giglio, il pescatore Saverio Gadaleta, il capopesca Francesco Zaza, il marinaio Mario De Nicolo), la città e la marineria di Molfetta attendono la verità cancellare l’"infamia” delle indagini precedenti archiviate nel 1997, secondo cui l’esplosione sarebbe avvenuta all’interno del motopeschereccio per la presenza a bordo di materiale esplodete.

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