Arrestati il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini e la dirigente Lidia De Leonardis, da questa mattina ai domiciliari
Lidia De Leonardis e Tommaso Minervini
MOLFETTA – Per il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, 70 anni, è stato eseguito questa mattina l’ordine di arresto ai domiciliari da parte della Procura della Repubblica di Trani. Agli arresti domiciliari anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis 58 anni di Bari. Ad eseguire i provvedimenti è stata la Guardia di Finanza nell'ambito delle indagini su presunte irregolarità relative all'affidamento di appalti in cambio di voti..
Queste le altre misure decise dal Gip del Tribunale di Trani, Marina Chiddo su richiesta dei Pm Francesco Tosto, Marco Gambardella e Francesco Aiello: interdizione per un anno per i dirigenti comunali Alessandro Binetti, 58 anni di Bari e Domenico Satalino, 54 anni di Bari e per un ex luogotenente della Finanza, Michele Pizzo, 60 anni, residente a Molfetta. Divieto di contrarre per un anno all’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, 79 anni di Bari. La Procura aveva revocato la richiesta nei confronti dell’ex autista (e cugino) del sindaco, Tommaso Messina, 66 anni di Molfetta (risponde di peculato per l’utilizzo dell’auto di servizio) perché nel frattempo era andato in pensione.
Il gip, dopo aver interrogato per 8 ore Minervini il 3 maggio scorso, che si è difeso sostenendo “di aver agito per il bene della città” ed esaminato tutti i documenti prodotti dagli avvocati, ha confermato la sussistenza dei gravi indizi per tutte le contestazioni ad eccezione di quella relativa alle nomine di due esponenti politici nella Multiservizi. L'accusa relativa all'auto di servizio è stata riqualificata in peculato d'uso.
Le accuse a vario titolo, e secondo le rispettive responsabilità, sono di corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso per 21 ipotesi di reato (non per tutte era stata richiesta la misura cautelare). Si comincia dal nuovo porto commerciale di Molfetta, già oggetto di un’inchiesta per corruzione nel frattempo approdata a processo. I Pm sostengono che Minervini avrebbe promesso a Vito Totorizzo, uno dei più importanti operatori portuali pugliesi, la gestione per trent’anni delle nuove banchine portuali in cambio di sostegno elettorale che si sarebbe sostanziato nella candidatura del figlio Giuseppe Totorizzo nella lista «Insieme per la città». Nel suo interrogatorio preventivo Totorizzo ha ammesso parte delle condotte contestate.
Ora si attendono le reazioni politiche e probabilmente le dimissioni del sindaco Minervini, che a questo punto, appaiono doverose.
© Riproduzione riservata