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Molfetta, “Oltre le quinte. Destinazione futuro”: le nuove strategie di didattica dell'ITGC Salvemini Presentato il libro «Menti digitali» del prof. Tommaso Montefusco, dirigente scolastico del Liceo Scientifico e Linguistico “Cartesio”
21 dicembre 2011

MOLFETTA - Cosa farò dopo gli esami? Riuscirò a realizzarmi dal punto di vista professionale? Saprò approcciarmi al mondo lavorativo degli adulti? Riuscirò a trovare un lavoro? Quale sarà il mio posto nella società? Questi e tanti altri i quesiti degli studenti dell’ultimo anno. Davanti a loro si presentano tante strade e tante opportunità tra cui optare, ma la scelta non è facile. Un ruolo deciso svolge la scuola, vista non più soltanto come un organismo finalizzato alla formazione culturale dell’alunno, ma anche come uno strumento che esalta le personalità dell’alunno, preparandone il futuro, soprattutto in campo lavorativo.
Questa moderna idea ispira ormai da anni l’attiva formativa dell’Istituto Commerciale ITCGT “G. Salvemini che anche quest’anno ha un nuovo POF nella conferenza “Oltre le quinte- Destinazione futuro”, tenutasi all’Auditorium “A. Salvucci”del Museo Diocesano. Alla prima giornata dell’evento hanno partecipato, oltre agli ospiti, il collegio docenti e alcuni studenti che hanno rappresentato la scuola. Presieduto dal dirigente scolastico Sabino Lafasciano, l’incontro si è aperto con le valutazioni dei ragazzi sul programma scolastico, di cui hanno mostrato alcune immagini di uno degli stage realizzato alla Fiera Mondiale del Turismo ITB di Berlino durante il corrente anno scolastico.
Altri studenti hanno raccontato esperienze simili vissute all’estero, «esperienze costruttive, importanti dal punto di vista culturale, opportunità per visitare città quali Londra, Parigi, Bruxelles». Pareri positivi, anche se, «per esempio, è stato molto difficile comunicare in francese perché a scuola si studia solo al biennio». Il dirigente Lafasciano ha perciò commentato l’efficacia del moderno sistema didattico, perché «solo così i ragazzi si sentono coinvolti, al centro della scuola, che coinvolge anche la loro componente affettiva». Infatti, «gli studenti non sono solo “menti digitali”, i professori devono rendersi conto durante le lezioni del tasso di noia, tenendo conto che in media l’ascolto attivo dura al massimo un quarto d’ora».
Menti digitali è la parola calda utilizzata da Lafasciano per introdurre la presentazione del libro «Menti digitali» del prof. Tommaso Montefusco (nella foto, al centro con Lafasciano), dirigente scolastico del Liceo Scientifico e Linguistico “Cartesio” di Triggiano. «Per “menti digitali” si intende la fascia di ragazzi che sono nati dopo il 1992, ovvero nel periodo in cui si è affermato Internet - ha spiegato l’autore - questa è una generazione diversa poiché le nuove tecnologie influenzano l’approccio all’apprendimento e lo stesso modo di pensare, perciò è palese che ragazzi e professori non si intendano».
Per Montefusco, dunque, è necessario esaltare l’uso delle lavagne interattive, dei computer, ma anche cambiare le metodologie didattiche. Proprio per questo motivo, è stato scritto il libro «Menti digitali» che è perlopiù uno strumento di informazione e di dibattito intorno alle strategie didattiche oggi necessarie e, al tempo stesso, un tutorial, una rassegna di buone pratiche per i docenti che vogliano affrontare la sfida della scuola del XXI secolo, quella di insegnare alle menti digitali.
«L’alunno deve essere protagonista della lezione che non deve sempre essere la solita noiosa tradizionale lezione frontale - ha continuato il dirigente Montefusco - Il docente deve solo verificare che i contenuti siano stati appresi correttamente e che i compiti siano stati svolti. I ragazzi devono “ricercare” i contenuti con i nuovi strumenti e apprenderli mediante questi o il metodo della “Peer Education”».
In questo modo, il ruolo dei docenti è rinforzato e la comunicazione resa più efficace. Nella società del determinismo tecnologico i docenti devono conoscere non solo la “bibliografia”, ma anche la “sitografia” visto che anche le case editrici si sono adoperate per creare siti da cui scaricare i libri. Secondo le attuali metodologie didattiche solo in questo modo si può essere competenti ovvero capaci di utilizzare le conoscenze in un mondo aldilà dell’aula.
 
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Autore: Elisabetta Ancona
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Il sospetto è che la sempre più massiccia diffusione dei mezzi di comunicazione, potenziati dalle nuove tecnologie, abolisca progressivamente il bisogno di comunicare, perché nonostante l'enorme quantità di voci diffuse dai media, o forse proprio per questo, la nostra società parla nel suo insieme solo con se stessa. Non si tratta di enfatizzare o demonizzare le enormi possibilità presenti e future di comunicazione, ma di capire come l'uomo profondamente si trasforma per effetto di questo potenziamento. Fare piazza pulita di quei luoghi comuni, per non dire idee arretrate, che fanno da tacita guida a quasi tutte le riflessioni sui media, e in particolare a quella persuasione secondo la quale l'uomo può usare le tecniche comunicative come qualcosa di neutrale rispetto alla sua natura, senza neppure il sospetto che la natura umana possa modificarsi proprio in base alle modalità con cui si declina tecnicamente nella comunicazione. L'uomo, infatti, non è qualcosa che prescinde dal modo con cui manipola il mondo, e trascurare questa relazione significa non rendersi conto che a trasformarsi non saranno solo i mezzi di comunicazione, ma l'uomo stesso. Uno studio approfondito sulla trasformazione di massa ci dice che prima la televisione e poi il computer, questi “elettrodomestici gentili”, oggi hanno gettato la maschera rivelandosi per quel che sono: i più formidabili condizionatori di pensiero, non nel senso che modificano in modo radicale il nostro modo di pensare, ma nel senso che modificano in modo radicale il nostro modo di pensare, trasformandolo, da analitico, strutturato, sequenziale e referenziale, in generico, vago, globale, olistico. Non a caso si assiste in tutto il mondo a un arresto dell'alfabetizzazione che da diversi anni non si schioda da quel 47 per cento di analfabeti, per cui sembra si rovesci quel processo, che sembrava irreversibile, che aveva portato l'uomo dall'intelligenza simultanea a quella sequenziale. Naturalmente “guardare” è più facile che “leggere”, e quindi, cari amici del libro, apprestiamoci a essere sempre più rari in questo mondo mediatico, anche un po' strani. L'homo sapiens, capace di codificare segni ed elaborare concetti astratti è sul punto di essere soppiantato dall'homo videns che non è portatore di pensiero, ma fruitore di immagini, con conseguente “impoverimento del capire” dovuto all'incremento del consumo di televisione. E come è noto, una moltitudine che “non capisce” è il bene più prezioso di cui può disporre chi ha interesse a manipolare le folle. (Tratto da: I miti del nostro tempo – U. Galimberti). BUON NATALE A TUTTI.
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