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Molfetta nel 1778 vista da Louis Ducrosotagonisti del racconto sono frutto di fantasia
15 maggio 2010

Pochissime sono le vedute settecentesche di Molfetta. Notissima è quella data alle stampe dall’abate Giovan Battista Pacicelli nell’opera Il Regno di Napoli in prospettiva, abbozzata nel tardo Seicento, ma editorialmente risalente al 1703. Meno nota è la Veduta dell’interno della nitriera naturale presso Molfetta, disegnata nel 1788 dal mineralogista inglese sir John Hawkins guardando la dolina dall’orlo superiore del Pulo, da me primamente ripubblicata nel 1983 nel Contributo botanico e bibliografi co per lo studio della fl ora pugliese scritto con Rocco Chiapperini per i “Quaderni del Centro Studi Molfettesi”, ma spesso tacitamente usufruita da altri. Per il porto di Molfetta avremmo dovuto avere un’altra veduta, ma verosimilmente non è mai stata ultimata dal paesaggista e incisore tedesco Jakob Philipp Hackert (Prenzlau, 1737 – S. Pietro di Careggi, 1807), che tuttavia dipinse le tele dei porti di Taranto, Brindisi (1789), Manfredonia, Barletta, Bisceglie, Monopoli, Gallipoli (1790), Trani (1791) e Otranto (1792), ultimamente esposte nello “Studio” di Ferdinando IV di Borbone nella Reggia di Caserta. Hackert fu apprezzato pittore di corte a Napoli tra il 1786 e il 1799 sotto Ferdinando IV, che gli commissionò una serie di quadri raffi guranti i porti del Regno delle Due Sicilie, per emulare le vedute dei porti francesi realizzate da Claude-Joseph Vernet per Luigi XV, re di Francia. Hackert fu in Puglia nel 1788 per espresso mandato del sovrano, che gli ordinò di disegnare tutti i porti pugliesi da Taranto a Manfredonia. Facendosi aiutare anche dal fratello Georg, bravo incisore, Philipp Hackert disegnò molto più di un centinaio di schizzi preparatori. Perciò, se la veduta del porto di Molfetta non è stata distrutta a Napoli durante i disordini del 1799 o non è andata dispersa in altra occasione, dovrebbe forse trovarsi fra le 136 cartelle di disegni hackertiani custoditi nello Staatliche Museen di Berlino. In attesa di qualche fortunato o mirato ritrovamento, possiamo deliziarci con una veduta del 1778 dovuta al pittore svizzero Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, nato a Moudon (Pays de Vaud) il 21 luglio 1748 e morto a Losanna il 18 febbraio 1810. Verso la fi ne del 1776, a ventotto anni, Ducros si trovava a Roma. Qui tra il marzo e l’aprile del 1778 lo ingaggiò come papioesaggista il cugino Nicolaas Ten Hove (L’Aja, 1732 - 1782), ex funzionario degli Stati generali, esperto di arte e archeologia, per un viaggio nel Regno di Napoli con altri due gentiluomini olandesi, Willem Carel Dierkens (L’Aja, 1753 - Padova, 1778) e Willem Hendrik van Nieuwerkerke (L’Aja, 1750 - 1821), cui si aggregò Nathaniel Th ornbury (1746 - 1816), nato all’Aja da genitori inglesi e destinato a divenire rettore anglicano di Avening. La comitiva svizzero-angloolandese si mosse per il Grand Tour meridionale il 10 aprile 1778 alla ricerca di vestigia greco-romane e paesaggi ameni, portando con sé tra le guide turistiche il Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia del prussiano Johann Hermann von Riedesel, risalente al 1771. I cinque viaggiatori, che si muovevano con sei domestici su sei calessi chiusi trainati da muli, il 12 aprile erano a Napoli; il 18, oltrepassate Avellino e Ariano, s’inoltrarono nella Puglia Attraversando il Tavoliere, il 22 aprile transitarono per Cerignola, superarono il ponte di Canosa e dormirono a Barletta. Il 23 visitarono la città e dopo cena si mossero lungo il litorale adriatico per Trani, dove passarono la notte. Ripartiti di buon mattino il 24 aprile, dopo un incidente sulla strada dissestata e pietrosa, proseguirono per Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo e Bari. In quello stesso giorno Louis Ducros, fermatosi a ovest di Molfetta vicino alla Cala dei Pali, allora porto peschereccio delle tartane e delle paranze, disegnò con rapidi tratti una veduta della città, mentre gli altri viaggiatori lo attedevano. In primo piano si notano, a destra, delle barche da pesca in riparazione, e a sinistra, un elegante tempietto aperto, a pianta quadrata e copertura a padiglione. Si tratta dell’edicola votiva del Calvario, presso cui il 2 aprile 1799 settantatré tranesi realisti saranno fucilati dai soldati francesi repubblicani del generale Jean- Baptiste Broussier. Sulla linea dell’orizzonte, da sinistra si vedono il molo del porto commerciale con una baracca, costruzioni fortifi cate, il duomo medievale, in parte coperto dall’edifi cio munito di cannoniere detto La Galera, e una tartana che prende il largo. A destra del distrutto Calvario si scorgono l’arco della Porta di San Domenico e, più lontano, il campanile stilizzato della medesima chiesa. Dopo il viaggio in Italia, i disegni e gli acquerelli di Ducros rimasero in possesso di Ten Hoven. In séguito passarono al Rijksmuseum di Amsterdam e solo nel 1990 furono pubblicati a Zwolle, in Olanda. Recentemente gli acquerelli pugliesi sono stati esposti nel Museo Nazionale Archeologico di Taranto, dove sono stati ammirati da molti visitatori. A chi fosse interessato a qualche approfondimento in merito, mi permetto di segnalare il volume riccamente illustrato Molfetta nella descrizione di viaggiatori del Settecento e le vicende della nitriera borbonica al Pulo di Marco Ignazio de Santis e Pasquale Modugno, edito con rinnovata perizia da La Nuova Mezzina di Molfetta nel marzo scorso.

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