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Molfetta, Mauro Spaccavento a Quindici: i meccanismi dell'amministrazione Azzollini. IL VIDEO La posizione politica del movimento civico Molfetta in Azione in Consiglio comunale. le riunioni di maggioranza e la frustrazione di consiglieri e assessori per la poca loro partecipazione attiva all'amministrazione della città. Questi alcuni dei temi affrontati con Mauro Spaccavento da Quindici
29 agosto 2012

MOLFETTA - Dopo l’avv. Pietro Uva, Quindici ha intervistato anche Mauro Spaccavento, segretario politico di Molfetta in Azione, il movimento civico che politicamente fa riferimento all’ex vicesindaco, per conoscere le dinamiche interne all’amministrazione e la posizione politica che il movimento assumerà nei prossimi mesi in Consiglio comunale (nella web tv di Quindici il video dell'intervista).
Dalle risposte di Spaccavento trapela non solo la frustrazione dei consiglieri comunali e degli assessori, ormai esautorati della propria autonomia decisionale all’interno dell’amministrazione, ma la compattezza del gruppo consiliare (con Spaccavento il consigliere Giovannangelo de Gennaro), ad eccezione del consigliere Pasquale Giancola, capogruppo del movimento in consiglio, rimasto comunque in maggioranza.
 
Accolte formalmente le dimissioni di Pietro Uva, quale sarà la posizione politica del movimento civico Molfetta in Azione e come si tradurrà in Consiglio comunale?
«Al momento ci poniamo in una posizione di salvaguardia e attenzione di quelle che sono le problematiche che volta per volta si presenteranno. In pratica, valuteremo oggettivamente i vari provvedimenti che saranno discussi in consiglio».
Consigliere Spaccavento, quali sono ora i rapporti con gli altri gruppi consiliari di maggioranza?
«Io non ho avuto modo di incontrare le altre segreterie dei gruppi di maggioranza in questo periodo, anche perché tutti attendevamo la decisione del sindaco Antonio Azzollini sulle dimissioni di Pietro Uva.
Tra l’altro, quella di Azzollini è stata una scelta politica, basata anche sulla posizione degli altri consiglieri comunali e di alcuni esponenti dell’amministrazione, secondo cui il gruppo consiliare di Molfetta in Azione era fuori della maggioranza perché due dei suoi tre consiglieri, io e Giovannangelo de Gennaro (il terzo consigliere è Pasquale Giancola, ndr), non avevano votato il rendiconto del 2011. Il sindaco ha solo ratificato questa posizione di maggioranza».
Qual è stata la vostra posizione nella maggioranza in questi anni?
«Innanzitutto, Molfetta in Azione, che ha contributo all’elezione di Antonio Azzollini come sindaco nel 2008, ha cercato sempre di essere partecipe e attiva all’interno della maggioranza e nella discussione dei provvedimenti dell’amministrazione. Infatti, convinti che la salvaguardia del bene comune sia la caratteristica fondamentale che debba distinguere una classe politica, abbiamo sempre indirizzato la nostra azione politica al soddisfacimento delle esigenze del cittadino, in collaborazione con lo stesso sindaco, e questo non posso negarlo.
Con il passare del tempo, soprattutto per gli impegni parlamentari di Azzollini, non è stato più possibile condividere con lui progettualità e scelte che poi, per altro, erano illustrate all’amministrazione da alcuni rappresentanti del Pdl locale, anche se personalmente ho riconosciuto in Azzollini l’unico elemento di riferimento. In molti casi, ci siamo trovati di fronte a provvedimenti già fissati o assunti senza aver potuto esprimere il nostro parere o, comunque, il nostro contributo politico».
Quindi, consigliere Spaccavento, conferma anche lei che molte delibere non erano discusse nelle riunioni di maggioranza e che voi consiglieri nella maggiorparte dei casi non conoscevate nemmeno in toto i provvedimenti portati in Consiglio comunale per l’approvazione?
«Secondo me, è scemato il senso reale della partecipazione attiva della cittadinanza alla politica. Nelle riunioni di maggioranza Molfetta in Azione, rispetto agli altri, ha sempre chiesto chiarimenti in merito a numerosi provvedimenti ed espresso le sue opinioni, anche se differenti rispetto alla maggioranza. In Consiglio comunale lo stesso provvedimento era poi votato all’unanimità, accettando anche i rimproveri dell’opposizione e di chi ci riteneva silenziosi e succubi.
Tuttavia, di fronte alla carenza comunicativa e partecipativa interna alla maggioranza, si è logorato ed è poi venuto meno il rapporto di fiducia con l’amministrazione e il sindaco stesso, fino alle dimissioni di Pietro Uva e al loro accoglimento formale».
Consigliere Spaccavento, parlava di «rappresentati del Pdl locali» che illustravano le scelte o le progettualità politiche dell’amministrazione nelle riunioni di maggioranza, surrogando il sindaco Azzollini sottratto a Molfetta dai suoi impegni parlamentari.
«Potremmo dire che la rappresentanza che il sindaco ha espresso all’interno del partito è stata individuata in persone esterne all’amministrazione che, avute altre indicazioni o ricoperte altre funzioni politiche, sono state sostituite da altri elementi sempre esterni all’amministrazione».
In particolare, nelle riunioni di maggioranza era il segretario del Pdl, Pasquale Mancini, a porre questioni e intendimenti politici dell’amministrazione o altri soggetti del Pdl locale, che di regola non avevano la legittimità per poter assolvere a questa funzione? Secondo indiscrezioni, sarebbe il consigliere regionale, Antonio Camporeale, il dominus delle riunioni di maggioranza.
«In effetti, in molti casi Mancini era smentito da Camporeale che doveva sentirsi con Azzollini per sapere se quel provvedimento o quella scelta amministrativa erano conformi alle sue intenzioni o ai programmi di amministrazione.
È anche vero che questo meccanismo rientra nelle logiche di partito, in cui chi ha maggiore rappresentanza a livello regionale o provinciale detta le regole, perché dovrebbe rappresentare un certo consenso popolare. Ad esempio, il consigliere provinciale (Saverio Tammacco, ndr) avrebbe più titolo e importanza di qualsiasi altro componente di maggioranza. Ma questa situazione, di contro, dimostra che la segreteria di un partito non ha più titolo o valore decisionale. È anche per questo motivo che secondo me si dovrebbe abbandonare la logica bipolaristica e manichea della politica».
Consigliere Spaccavento, in pratica i consiglieri comunali non hanno più potere decisionale o, comunque, non riescono più a partecipare attivamente alle scelte dell’amministrazione.
«Mi sono sempre chiesto quale sia oggi il ruolo del consigliere comunale, soprattutto dopo la Legge Bassanini e le ultime leggi nazionali e regionali, secondo cui il consigliere è chiamato a decidere solo per i piani regolatori generali e per alcuni altri piani che, però, potrebbero essere approvati in deroga dalla giunta.
Del resto, la legge consente al sindaco di assumere decisioni in modo autonomo, anche se, ad esempio a Molfetta, sarebbe stato opportuno che Azzollini assegnasse le deleghe agli assessori (Azzollini aveva conferito solo ad Uva la delega per l’assessorato all’Urbanistica, perché vicesindaco, ndr), come accaduto in altri Comuni, proprio per permetter loro di avere un minimo di autonomia decisionale e partecipare più attivamente all’amministrazione della città. Ma forse questo sarebbe stato letto dentro e fuori l’amministrazione e anche dal sindaco stesso come un’eventuale presa di posizione contraria ai suoi intendimenti».
Appare questa una logica vetero-comunista, in cui tutti e tutto devono far riferimento al capo. Una specie di conferma a quanto si dice in giro, che il Pdl locale sia un insieme di varie correnti, tra cui comunisti, liberali e democristiani.
«Ero anche presidente della Commissione di Urbanistica del Comune di Molfetta, perché avevo surrogato Giovanni Mezzina dopo la nomina alla presidenza dell’Asm, ma di fronte alla nullità operativa e propositiva della commissione, così come tutte le altre, ho preferito dimettermi. In pratica, il ruolo decisionale del consigliere comunale si è ridotto a zero, se poi, come accaduto spesso a Molfetta, non può nemmeno esprimere liberamente la sua opinione, anche se divergente dalla linea di maggioranza, per il bene della città. Proprio per questo, i consiglieri e poi gli assessori negli ultimi tempi sono andati in esasperazione. Per di più, in questa prospettiva è stata anche indebolita la sovranità popolare dei cittadini, che non possono nemmeno più eleggere il loro rappresentante».
 
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola la prima settimana di settembre, l’intervista integrale all’avv. Pietro Uva, già anticipata in minima parte lo scorso venerdì a poche ore dall’accoglimento formale delle dimissioni da parte del sindaco Azzollini. Importanti e inedite rivelazioni su politica, urbanistica, rapporti tra Uva e il sindaco, meccanismi politici di maggioranza e prospettive per le prossime elezioni amministrative nel 2013.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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