MOLFETTA - Un tempo, soprattutto nella prima metà del XX secolo, contadini e cittadini in caso d’impellenti necessità fisiologiche utilizzavano le campagne aperte come bagni pubblici. Una pratica non ancora desueta, ma davvero ridicola quando è un dipendente pubblico a utilizzare l’ombra di un fico come ristoro per l’espletamento delle proprie funzioni fisiche. Nel caso, sarà una foglia di fico a essere usata per carta igienica.
Un cittadino ha segnalato a Quindici un episodio particolarmente curioso e imbarazzante: un dipendente Asm, adibito alla pulizia delle strade con l’autospazzatrice, utilizza ogni mattina un fico campestre come bagno pubblico per la defecazione nella zona 167, nell’area abbandonata adiacente via Salvo d’Acquisto.
«Cara redazione, volevo innanzitutto farvi i complimenti per ciò che fate e poi volevo farvi una segnalazione. Abito nella 167, ma in quella parte che si affaccia su quel lembo di terreno figlio di nessuno ma adoperato da tanti per i loro bisogni. È un’indecenza.
S’incomincia con il primo e principale utilizzatore del "cesso", ossia un dipendente dell’ASM che spazza le strade con l’autospattarice. Puntualmente verso le 7.45 arriva, lascia la macchina e si avvicina all’albero di fico e là usufruisce del verde pubblico. Prima entrava direttamente con il mezzo nel terreno ma poi una volta si è impantanato e così ha dovuto chiamare in soccorso un altro dipendente ASM che con il suo mezzo lo ha soccorso. Quindi, due dipendenti pagati dai contribuenti che non producono.
È una vergogna che, mentre facciamo colazione, devo abbassare la tenda perché nel momento in cui i bambini lo vedono scommettono su che cosa farà quel bravo dipendente che viene pagato per pulire le strade, ma che invece sporca. Vorrei invitare quel signore a recarsi presso un bar dove nessuno gli negherà l’uso del bagno».
Senza dubbio, l’espletamento delle proprie funzioni fisiche è una prassi importante per il corpo umano, ma sarebbe opportuno che la defecazione meccanica sia eseguita a casa e non in pubblica strada con il rischio di essere colto in flagrante dai residenti (magari alzandosi anche prima la mattina, tralasciando così abitudini poco civili).
Ma questa sembra essere un’abitudine ormai consolidata a Molfetta: gli angoli delle strade più al buio e meno trafficate sono si sono trasformate in orinatoi pubblici, come anche l’interno dei portoni più nascosti. In alcuni casi, singolari personaggi urinano persino alla banchina san Domenico in acqua, disinteressandosi anche delle persone.
Insomma, la città di Molfetta, oltre che una grande piazza mercatale, un centro di smog e di proliferazione cementizia, è anche un “orinatoio” e “cacatoio” pubblico.
© Riproduzione riservata