Molfetta, la Resistenza oggi è anche la Palestina
MOLFETTA - Quando parliamo di Resistenza, ci viene subito in mente la Resistenza partigiana, che si oppose al nazifascismo nella guerra di liberazione italiana che fu insieme lotta contro l’invasore straniero, insurrezione popolare, guerra civile tra antifascisti e fascisti e aspettative rivoluzionarie da parte di gruppi partigiani socialisti e comunisti. Ma la verità è che la Resistenza non appartiene solo ad un dato momento storico, essa esiste anche oggi nel mondo, in qualsiasi luogo dove un popolo resiste, con tenacia e coraggio, alle invasioni, alle umiliazioni, ai soprusi perpetrati da un altro popolo invasore, nella sua terra.
Resistenza è quello che accade oggi in Palestina, le cui origini del conflitto quasi si perdono nel tempo. Taysir Hasan è palestinese e fa parte della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. Spiega che essere palestinese non significa soltanto essere nati in Palestina, ma anche e soprattutto combattere per la libertà. Taysir si sente un partigiano e racconta di come nel 1948 fosse naturale che i palestinesi non accettassero di dividere la Palestina con altri e si opponessero alla nascita dello stato d’Israele. “Ma oggi, lo Stato israeliano rappresenta il nuovo fascismo, la Striscia di Gaza è il più grande campo di concentramento della storia, non solo per l’estensione ma anche per la popolazione che vi è racchiusa. All’interno del muro, ci sono seicento posti di blocco e anche muoversi da un quartiere all’altro risulta impossibile. Inoltre i posti di blocco sono tenuti da ragazzini fuori controllo. Ciò che fa rabbia agli israeliani,” continua Taysir con una punta d’orgoglio dipinta sul volto, “è la tenacia del mio popolo. I palestinesi non si arrendono. La risoluzione della questione palestinese è certamente nelle mani degli israeliani, ma anche in quelle di altre potenze che non possono ignorare ciò che succede in Palestina, ovvero la violazione dei diritti più banali”.
Per Collaborazione Internazionale Sud Sud, Pasqua De Candia parla della sua esperienza nella ludoteca nella città di Gaza. Questi bambini hanno reazioni di estrema paura per i suoni forti e verso le persone fuori dalla loro cerchia di conoscenze. Soffrono di sindrome post-traumatica da stress, mentre tra gli adulti è comune la depressione. “Rivivere i traumi con questi bambini è difficile” sottolinea Pasqua, “ma è importante per ricostruire la fiducia verso gli adulti e verso i genitori dopo averli visti inermi di fronte alla distruzione delle loro case”. A Gaza anche ricostruire la normalità è Resistenza. Lì tutto si ricostruisce e le tracce delle macerie sono poche, segno della speranza nel futuro.
Emanuele Abbattista rappresentante di Kenda Onlus nonché moderatore della conferenza, con la sua associazione ha acceso un faro sui beduini Jahalin, una comunità in origine semi nomade espulsa dal proprio territorio di appartenenza dopo il 1948. Attualmente i Jahalin vivono su aree marginali in baracche fatte di lamiere e materiale di riciclo e hanno difficoltà ad accedere al sistema sanitario, educativo e all’acqua, non hanno accesso alla rete elettrica. Kenda ha realizzato una Clinica mobile per migliorare le condizioni igienico sanitarie e di salute di questa popolazione beduina presente nei campi situati nel distretto sanitario di Gerusalemme. Mentre il progetto First Aid mira al rafforzamento e miglioramento delle prestazioni della clinica mobile e ad implementare un sistema di risposta sanitaria autoctona. “I beduini diventano la causa della Resistenza, perché la loro presenza impedisce l’ulteriore espansione delle colonie e la realizzazione del progetto di un corridoio tra Gerusalemme Est e l’insediamento dei coloni di Maale Adumim”.
Come si può ben vedere, c’è ancora molto da fare per una popolazione che sta conducendo la sua Resistenza. Chi vorrà potrà dare il suo contributo come volontario o sostenere queste associazioni che non chiudono gli occhi di fronte alle ingiustizie sociali nel mondo.
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