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Molfetta, la Resistenza oggi è anche la Palestina
29 aprile 2014

MOLFETTA - Quando parliamo di Resistenza, ci viene subito in mente la Resistenza partigiana, che si oppose al nazifascismo nella guerra di liberazione italiana che fu insieme lotta contro l’invasore straniero, insurrezione popolare, guerra civile tra antifascisti e fascisti e aspettative rivoluzionarie da parte di gruppi partigiani socialisti e comunisti. Ma la verità è che la Resistenza non appartiene solo ad un dato momento storico, essa esiste anche oggi nel mondo, in qualsiasi luogo dove un popolo resiste, con tenacia e coraggio, alle invasioni, alle umiliazioni, ai soprusi perpetrati da un altro popolo invasore, nella sua terra.

Resistenza è quello che accade oggi in Palestina, le cui origini del conflitto quasi si perdono nel tempo. Taysir Hasan è palestinese e fa parte della Comunità  Palestinese di Puglia e Basilicata. Spiega che essere palestinese non significa soltanto essere nati in Palestina, ma anche e soprattutto combattere per la libertà. Taysir si sente un partigiano e racconta di come nel 1948 fosse naturale che i palestinesi non accettassero di dividere la Palestina con altri e si opponessero alla nascita dello stato d’Israele. “Ma oggi, lo Stato israeliano rappresenta il nuovo fascismo, la Striscia di Gaza è il più grande campo di concentramento della storia, non solo per l’estensione ma anche per la popolazione che vi è racchiusa. All’interno del muro, ci sono seicento posti di blocco e anche muoversi da un quartiere all’altro risulta impossibile. Inoltre i posti di blocco sono tenuti da ragazzini fuori controllo. Ciò che fa rabbia agli israeliani,” continua Taysir con una punta d’orgoglio dipinta sul volto, “è la tenacia del mio popolo. I palestinesi non si arrendono. La risoluzione della questione palestinese è certamente nelle mani degli israeliani, ma anche in quelle di altre potenze che non possono ignorare ciò che succede in Palestina, ovvero la violazione dei diritti più banali”.
Per Collaborazione Internazionale Sud Sud, Pasqua De Candia parla della sua esperienza nella ludoteca nella città di Gaza. Questi bambini hanno reazioni di estrema paura per i suoni forti e verso le persone fuori dalla loro cerchia di conoscenze. Soffrono di sindrome post-traumatica da stress, mentre tra gli adulti è comune la depressione. “Rivivere i traumi con questi bambini è difficile” sottolinea Pasqua, “ma è importante per ricostruire la fiducia verso gli adulti e verso i genitori dopo averli visti inermi di fronte alla distruzione delle loro case”. A Gaza anche ricostruire la normalità è Resistenza. Lì tutto si ricostruisce e le tracce delle macerie sono poche, segno della speranza nel futuro.
Emanuele Abbattista rappresentante di Kenda Onlus nonché moderatore della conferenza, con la sua associazione ha acceso un faro sui beduini Jahalin, una comunità in origine semi nomade espulsa dal proprio territorio di appartenenza dopo il 1948. Attualmente i Jahalin vivono su aree marginali in baracche fatte di lamiere e materiale di riciclo e hanno difficoltà ad accedere al sistema sanitario, educativo e all’acqua, non hanno accesso alla rete elettrica. Kenda  ha realizzato una Clinica mobile per migliorare le condizioni igienico sanitarie e di salute di questa popolazione beduina presente nei campi situati nel distretto sanitario di Gerusalemme. Mentre il progetto First Aid mira al rafforzamento e miglioramento delle prestazioni della clinica mobile e ad implementare un sistema di risposta sanitaria autoctona. “I beduini diventano la causa della Resistenza, perché la loro presenza impedisce l’ulteriore espansione delle colonie e la realizzazione del progetto di un corridoio tra Gerusalemme Est e l’insediamento dei coloni di Maale Adumim”.
Come si può ben vedere, c’è ancora molto da fare per una popolazione che sta conducendo la sua Resistenza. Chi vorrà potrà dare il suo contributo come volontario o sostenere queste associazioni che non chiudono gli occhi di fronte alle ingiustizie sociali nel mondo.

 

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Autore: Marianna Palma
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Il nuovo antisemitismo passa sempre dalla calunnia contro Israele. La distorsione dei fatti , la propaganda di parte e le accuse senza ascoltare il dolore delle centinaia e centinaia di vittime innocenti israeliane (cosa che purtroppo vediamo ed ascoltiamo sui media a partire dal 1967 ad oggi,cioè Israele carnefice dei poveri palestinesi, che è cosa abominevole, infondata ed ingiustificata ) hanno prodotto nel mondo, la mala pianta dell'antisemitismo democratico " di sinistra. Il terrorismo non ha mai avuto nulla a che spartire con la lotta partigiana . I partigiani mai hanno massacrato vittime innocenti , e , come nel caso degli israeliani avviene da sempre per mano palestinese, mai e poi mai i partigiani avrebbero massacrato bambini delle elementari o famiglie intere di civili inermi, uomini, donne, neonati, bambini piccoli, volutamente. Il terrorismo palestinese, per precisa volontà strategica pluri generazionale, attua crimini su crimini. A scuola dei palestinesi si insegna dalle elementari in poi,odio e genocidio degli ebrei di cui vantarsene. A scuola degli israeliani si insegna amore, pace e rispetto della vita umana, convivenza con i palestinesi. Tutto quello che l'amministrazione di Molfetta ha detto sui disagi e sulla situazione dei palestinesi, avrebbe potuto manifestarla in maniera identica se non peggiore, sui disagi israeliani e sulla situazione di dolore del popolo israeliano, dolore e disagi, che sono altrettanto identici o molto peggio di quelli raccontati in questo articolo che è chiaramente a favore dei palestinesi. Questo articolo appare solo articolo di parte. Genera odio verso Israele che è poi ahimè, l'obiettivo cercato. Peccato : una occasione persa per raccontare la tristissima storia di quei luoghi che vivono entrambe le parti in lotta. Ma non mai troppo tardi : perché non si invitano gli israeliani a raccontare la loro storia di sopravvivenza, di dolore, magari allo stesso tavolo con i palestinesi? Sarebbe una vera occasione per conoscere la verità dei fatti e farebbe scuola per tutti, lasciandoci in eredità un messaggio vero di pace e convivenza , non di odio di parte, come invece si continua a fare dappertutto con incontri di questo tipo , vedi anche alla voce Molfetta, purtroppo.


-Estratto da: Intervista con la storia – Oriana Fallaci, 1974. Intervista a Abu Ammar sulla possibilità di un accordo pacifico con Israele.- “Non lo accetteremo. Mai! Continueremo a fare la guerra a Israele da soli, finchè non riavremo la Palestina. La fine di Israele è lo scopo della nostra lotta, ed essa non ammette né compromessi né mediazioni. I punti di questa lotta, che piacciono o non piacciono ai nostri amici, resteranno sempre fissati nei principi che enumerammo nel 1965 con la creazione di Al Fatah. Primo: la violenza rivoluzionaria è il solo sistema di liberare la terra dei nostri padri; secondo: lo scopo di questa violenza è di liquidare il sionismo in tutte le sue forme politiche, economiche, militari, e cacciarlo dalla Palestina; terzo: la nostra azione rivoluzionaria dev'essere indipendente da qualsiasi controllo di partito o di Stato; quarta: questa azione sarà di lunga durata. Conosciamo le intenzioni di alcuni capi arabi: risolvere il conflitto con un accordo pacifico. Quando questo accadrà, ci opporremo”. - Dallo stesso libro, un estratto dell'intervista a Golda Meir. – Riusciremo a vedere la pace, nel giro della nostra vita? - “Lei si, penso. Forse….io no di certo. Io credo che la guerra nel Medio Oriente durerà ancora molti, molti anni. E le dico perché. Per l'indifferenza con cui i capi arabi mandano a morire la propria gente, per il poco conto in cui tengono la vita umana, per l'incapacità dei popoli arabi a ribellarsi e dire basta Ricorda quando Krusciov denunciò i delitti di Stalin, durante il Ventesimo congresso comunista? Si alzò una voce dal fondo della sala e disse: “Compagno Krusciov, e tu dov'eri?”. Krusciov scrutò in cerca di un volto, non lo trovò, e chiese: “Chi ha parlato?”. Nessuno rispose. “Chi ha parlato?” chiese di nuovo Krusciov”. Nessuno rispose. Allora Krusciov esclamò: “Compagno, io ero dove tu sei ora”. E' il popolo arabo è proprio dov'era Krusciov, dov'era colui che lo rimproverava senza avere il coraggio di mostrare il proprio volto. Alla pace con gli arabi si potrebbe arrivare solo attraverso una loro evoluzione che includesse la democrazia. Ma ovunque giro gli occhi e li guardo, non vedo ombra di democrazia. Vedo solo regimi dittatoriali. E un dittatore non deve rendere conto al suo popolo di una pace che non fa. Non deve rendere conto neppure dei morti. Chi ha mai saputo quanti soldati egiziani sono morti nelle ultime guerre? Solo le madri, le sorelle, le mogli, i parenti che non li hanno visti tornare. I capi non si preoccupano neanche di sapere dove sono sepolti, se sono sepolti. Noi invece…………………………………………………………………………………………..


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