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Molfetta, la giunta comunale torna in carica per un vizio di forma nella notifica della decisione del Tar Continua la "telenovela" dell'assenza di donne nell'amministrazione della città
15 gennaio 2009

MOLFETTA - Per un vizio di forma, la giunta comunale di Molfetta ritorna in carica. E' questa la decisione del Consiglio di Stato sulla vicenda della violazione del regolamento comunale che prevede la presenza delle donne in giunta. Dopo che il Tar aveva azzerato la giunta, in appello è stato accolto il ricorso presentato dal sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini (foto), nel quale si faceva rilevare proprio l'errore consistente nell'aver notificato la sentenza solo al vicesindaco Uva e all'assessore Magarelli. La motivazione del provvedimento sta nel fatto di non voler privare la città degli amministratori, in attesa della discussione di merito già fissata per il 27 gennaio. Nel decreto n. 236 del 14 gennaio 2009, infatti, è scritto che “allo stato può derivare, dall'esecuzione della sentenza, nel limitato periodo intercorrente fino alla decisione della richiesta misura cautelare in camera di consiglio, un grave pregiudizio per la conseguente soluzione di continuità dell'azione amministrativa comunale. Sembra, pertanto, coerente al presidio degli interessi pubblici primari correlati all'esercizio delle funzioni comunali, mantenere la situazione in attesa della decisione che sarà adottata in sede cautelare dall'Organo collegiale”. E la “saga” della presenza delle donne in giunta continua. Appuntamento alla prossima puntata di questa telenovela che si annuncia ancora lunga e costosa per i cittadini di Molfetta. Come se la città non avesse altri problemi da risolvere.
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Attenzione, sovente il pieno di voti viene raggiunto con metodi "irrituali". E' evidente che chi ha delle idee, dei programmi, una cultura, una preparazione amministrativa, chi in sostanza, si candida al serio governo delle cose serie, non ha bisogno di trascendere nell'utilizzo di certi metodi, avulsi dalla liceità, pur di fare il pieno delle preferenze, perché si candida a rappresentare un progetto di governo. E' evidente, allora, che chi non ha da rappresentare nulla, se non la propria bramosia di potere, chi ha solo interesse a sedersi a tavola per rivendicare esclusivamente il proprio pezzo di torta, utilizza metodi finalizzati unicamente a tale scopo. E' evidente ancora e, in ultimo, che questo scopo, una volta raggiunto, dal soggetto ultimo in questione, può palesare agli occhi della collettività, tutte le inadeguatezze dello stesso soggetto, al compito istituzionalmente assegnatogli, in cagione del consenso raggiunto, consenso, ripeto, raggiunto con adulterazione delle regole e, per dirla spiccia, con l'acquisto del voto. Non è quindi errato sostenere che più voti, non equivale a più capacità, soprattuto nel contesto locale in cui ci tocca vivere. I nomi dei soggetti inadeguati che, perseguono il fine con ogni mezzo son noti a tutti e, alcuni, entrano di diritto (è proprio il caso di dirlo), nelle cronache giudiziarie nostrane. Per cui, ribadisco, sposo in pieno l'Idea di Alberto Mastropasqua, persona serissima ed equilibrata che, quando scrive, sa quello che scrive. Con stima, F.R.





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