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Molfetta, l'omelia di Mons. Martella per la Messa Crismale: "Aperti a Dio, al bello, al vero"
Giovedì santo, 5 aprile, nella cattedrale di Molfetta, annunciata l'ordinazione di due diaconi e tre sacerdoti
06 aprile 2012
MOLFETTA -
Sobria e solenne, la celebrazione per la Messa Crismale nella mattina del Giovedì Santo nella gremita Cattedrale di Molfetta, ha visto radunarsi intorno alla Mensa eucaristica e ai Sacri Oli, una significativa rappresentanza di tutta la chiesa diocesana, dai neonati agli anziani, religiosi e consacrati, e soprattutto tutti i sacerdoti diocesani stretti al Pastore, Mons. Luigi Martella.
Nella sua omelia il Vescovo ha riproposto efficacemente il significato delle celebrazioni del Giovedì santo, di quello che è il giorno della "sacramentalizzazione della Pasqua" cioè il giorno che non ricorda una Pasqua "avvenuta", ma che "Avviene sempre, avviene oggi, avviene ovunque. Avviene qui, in quei segni pasquali che sono i Sacramenti". Ma anche ribadito che questo è il giorno della "sacramentalità della Chiesa".
É il giorno, ancora, in cui "Dio, l’Invisibile, si è manifestato nel visibile e Gesù ne è l’immagine. Nella sua visibilità poi Cristo, con le sue mani e la sua voce, ha reso operante l’invisibile Dio. Allora i Sacramenti sono segni del Mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e sono chiamati i Misteri pasquali della nostra salvezza". "La Chiesa oggi li custodisce, li rende visibili come sorgente di vita per la storia degli uomini.
Il magistero di Mons. Martella ha poi ripreso il significato dei Sacri Oli, dei catecumeni, dell'unzione degli infermi e il Crisma, che in questo giorno vengono consacrati e per mezzo dei quali per tutto l'anno nelle diverse parrocchie sarà effuso lo Spirito Santo, olio della lotta, della guarigione e della fortezza.
Questi misteri celebrati nella Chiesa richiedono oggi “freschezza ed entusiasmo”, laddove l’etimologia del termine entusiasmo richiama proprio la “apertura a Dio, al bello, al vero”; freschezza manifestata in Chiesa dalla numerosa e composta presenza di ragazzi provenienti dalle quattro città, che si apprestano a ricevere il sacramento della Confermazione.
Il Vescovo ha salutato, tramite i presenti, tutti gli ammalati e gli anziani, i sacerdoti assenti per malattia o lontani per il loro ministero fuori diocesi; ha ricordato la recente scomparsa di don Paolo Cappelluti, mentre ha espresso gli auguri per i sacerdoti che celebreranno a breve il giubileo sacerdotale (25 anni don Vito Bufi e 50 anni Mons. Giuseppe Milillo). Ma la gioia definita “incontenibile” da Mons. Martella è stata quella per le prossime ordinazioni: due diaconi, Luigi Amendolagine e Vincenzo Marinelli, e tre sacerdoti, Silvio Bruno, Giuseppe Germinario e Massimo Storelli, che riceveranno l’Ordine Sacro alla Vigilia di Pentecoste.
Quasi una risposta concreta che la nostra chiesa diocesana offriva al Papa, mentre a Roma contemporaneamente esprimeva le forti preoccupazioni per i movimenti di disobbedienza di alcuni sacerdoti.
Concludendo l’omelia Mons. Martella si è rivolto personalmente ad ogni sacerdote, ponendosi accanto e non a capo di ciascuno: “Caro fratello sacerdote…” ha esordito nel suo messaggio, ed ha affidato tre consegne decisive per l’autenticità della missione sacerdotale: riconoscere ogni giorno la fiducia in Cristo che ha scelto e chiamato al sacerdozio per “far parte del mistero della salvezza nel mondo”; riconoscere di non essere prete da solo. “Nasci e vivi da prete in quanto appartieni al corpo sacerdotale”, vedendo nella comunione tra sacerdoti non un fatto funzionale o efficientistico, ma un dato sacramentale. Infine, la terza consegna, il sentirsi mandato “ai vicini e ai lontani”, ai “cristiani della soglia” e al “cortile dei gentili”, senza distinzioni di categoria o di appartenenza. Martella rimarca l’urgenza di essere sacerdoti aperti e accoglienti verso tutti con atteggiamento di simpatia, specialmente verso i giovani, i fidanzati, le famiglie e i coniugi che vivono situazioni di irregolarità.
Il Vescovo conclude con un appello a tutta la comunità diocesana, clero, laici e religiosi, a compiere quel “salto di qualità che da più parti viene invocato: a livello culturale, economico, sociale e anche ecclesiale. La sensazione che ogni sforzo in campo ecclesiale risulti infruttuoso può determinare un atteggiamento di resa. Ma a questa tendenza bisogna con tutte le forze reagire e bisogna ritrovare sempre la capacità di inventare la pastorale dietro le sollecitazioni che provengono dalla complessità della realtà”.
Il testo completo dell'omelia è su
www.diocesimolfetta.it
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