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Molfetta, Domi Bufi spiega il voto contrario al documento politico di Sel
15 settembre 2011

MOLFETTA - Anche Domi Bufi (foto) chiarisce le motivazioni del voto contrario al documento politico finale nel 1° Congresso fondativo di Sel a Molfetta. Già ieri l’avv. Francesca La Forgia aveva espresso la sua posizione e spiegato il suo disimpegno (pur continuando nell’appoggio politico) da Sel Molfetta, puntando il dito verso le primarie e il rischio di riproporre «ministre riscaldate» senza il rinnovamento politico atteso.

«E’ vero, come sostiene Francesca, che quel documento politico, in parte condivisibile, non rende verità e giustizia a quasi due anni di fertile ed intenso lavoro compiuto dalle tre forze di sinistra (PD, Rifondazione e SEL) nella costruzione del Cantiere del Centrosinistra a Molfetta. In questo periodo di tempo, finalmente, i tanti pezzi della sinistra molfettese si sono ritrovati a “parlare”, dopo 15 di anni di sguardi bassi e sghembi, hanno ritrovato la grammatica delle parole comuni, hanno imparato a ripartire, a riconoscersi forti nei valori condivisi.
Questo processo, difficile, contorto, travagliato, ma utile ed indispensabile, ha portato e sta portando, i primi frutti importanti: i consiglieri comunali di riferimento hanno saputo coordinare ed indirizzare al meglio la propria azione di opposizione al governo di centro destra; i tre partiti hanno saputo, insieme, denunciare lo s-governo della Città con un impatto mediatico più incisivo ed in maniera ancor più netta e compatta (Piano del Commercio, Tempo Pieno, Mani sulla Città, Porto); il Cantiere del Centrosinistra, con l’intento di innescare nuovi processi partecipativi, ha avviato un confronto aperto con la città che ha risposto in maniera importante ed entusiasta a tale richiamo (a giudicare dalle significative presenze di liberi cittadini che hanno partecipato alle iniziative).
Insomma, tutto questo periodo di lavoro, in cui il SEL ha giocato un ruolo di protagonista, “ha scosso l’albero morto del centro sinistra”, come ama dire il Presidente Vendola. E’ da qui che si parte, insomma! Si riapre la Partita, va bene, ma non si riparte da zero.
Tornando al Congresso, nel documento politico finale, che in conclusione la commissione politica proponeva agli iscritti, avevo chiesto di inserire un passaggio che rendesse conto di queste considerazioni, che pure, durante le tre ore di dibattito, nessuno degli intervenuti aveva disconosciuto.
L’inserimento della frase “in piena continuità con il Cantiere del Centrosinistra”, pure condivisa dagli organi provinciali presenti, ha visto però la netta, ferma ed inspiegabile opposizione del Presidente del Congresso. Anche l’eccessiva enfasi data da molti intervenuti e dal documento politico alle primarie sembrerebbe essere più una forzata accelerazione pericolosa all’individuazione di un “candidato sindaco a tutti i costi”, attraverso un’organizzazione “mirata” delle masse, che una vera condivisione dello strumento primarie, come alta manifestazione di democrazia e come evento finale di un ampio e genuino processo di partecipazione. Ipotesi, questa, che darebbe un senso ad approvare un documento politico che nei fatti rinnega il percorso partecipativo del Cantiere del Centrosinistra, riconoscendolo quale ostacolo a primarie non regolate.
Ma in politica vince chi riesce ad orientare ed organizzare il consenso e quel documento, che pure ha visto il voto contrario di due dei quattro coordinatori cittadini di SEL Molfetta, è stato approvato dalla maggioranza degli iscritti: la democrazia delle mani alzate funziona così. Ed io rimango, indignato, deluso, arrabbiato, “in direzione ostinata e contraria”, testardamente solo. Perché nel tentativo di costruzione di un soggetto politico leggero e nuovo che si arricchisca nella diversità delle esperienze più nobili della cultura democratica, ambientalista, libertaria e comunista, io ci credo, davvero.
E ci credo, nonostante tale cammino, in Sel Molfetta, sia reso più difficile da compagni di viaggio, le cui distanze fra sensibilità intellettuali e pratiche politiche sono veramente abissali. E sento che questo mio disagio è in comune con i tanti compagni indignati che assistono e seguono le vicende del partito, di cui ne condividono i principi, sempre dall’uscio della porta, trèmuli nel compiere quel piccolo grande balzo che spinga loro a passare dall’indignazione all’azione.
Ecco, io resto anche per loro. Convinto che a Molfetta, nonostante il mare periglioso, un altro governo con le forze genuine e vere del centro sinistra è possibile».
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DEMOCRAZIA. Fra tante miserie di governi che quasi facevano a gara, qual fosse il più imperfetto e cattivo, e il meglio adattato a preoccupare l'infelicità degli uomini; egli è certo e evidente, che lo stato libero e democratico, fino a tanto che il popolo conservò tanto di natura da esser suscettibile in potenza ed in atto, di virtù di eroismo, di grandi illusioni, di forza d'animo, di buoni costumi; fu certamente il migliore di tutti...Uno stato favorevolissimo alle illusioni, all'entusiasmo ecc., uno stato che esige grand'azione e movimento: uno stato dove ogni azione pubblica degli individui è sottoposta al giudizio, e fatta sotto gli occhi della moltitudine, giudice per lo più necessariamente giusto; uno stato dove per conseguenza la virtù e il merito non poteva mancare di premio; uno stato dove anzi era d'interesse del popolo il premiare i meritevoli, giacchè questi non erano altro che i servitori suoi, ed i meriti loro non altro che i benefizi fatti al popolo....; uno stato, del quale ciascun sente di far parte, e al quale però ciascuno è affezzionato, e interessato dal proprio egoismo, e come se stesso; uno stato dove non c'è molto da invidiare, perchè tutti sono appresso a poco uguali, i vantaggi sono distribuiti equabilmente, le preminenze non sono che di merito e di gloria, cose poco soggette all'invidia, e perchè la strada per ottenerle è aperta a ciascheduno, e perchè non ridondano in vantaggio della moltitudine; insomma, uno stato che sebbene non è il primitivo della società, è però il primitivo dell'uomo, naturalmente libero, e padrone di se stesso. La virtù, l'eroismo, la grandezza d'animo non può trovarsi in grado eminente, splendido e capace di giovare al pubblico, se non che in uno stato popolare, o dove la nazione è partecipe al potere. - (G.Leopardi - Zib.,pag.1563)


DERATIZZAZIONE-...voi dissidenti dovete avere CORAGGIO!!!...non serve a niente restare nel partito...a fare che, poi??...passate al CONTRATTACCO costruendo un'operazione di destrutturazione interna alla coalizione. Avviate una lotta fratricida ponendo al centro del dibattito la QUESTIONE MORALE!!! Vi assicuro che sarà come fornire rodenticidi ai ratti!!! Tutti questi soggetti che compongono i quadri del PD, PRC, SEL vanno ELIMINATI politicamente e per far questo bisogna raccontare PUBBLICAMENTE( assemblee, WEB, quotidiani on-line, manifesti affissi per la città) tutta la loro ACQUITRINOSA storia politica costellata da fallimenti, compromessi, fermate a mezza costa e, cosa più odiosa, interessi di bottega !!!...è un'operazione facilissima da attuare...basta scrivere le loro "vivaci" biografie, delineare i percorsi di vita, vivisezionare l'albero genealogico (avi e prole) e il gioco è fatto!!!...non è squadrismo questo, bensì l'applicazione, a Molfetta, di un principio SACROSANTO in voga in tutte le grandi democrazie anglo-sassoni. Le CARIATIDI devono capire che, per ambire a rappresentare i cittadini, bisogna essere PULITI MORALMENTE (e non solo, aggiungo io)!!!...questa operazione di DERATIZZAZIONE, se avviata e ben condotta, verrà colta dai cittadini PERBENE come un atto di DISCONTINUITA'. Passate all'azione, dunque...moltissimi sono con voi e poi,avete un vantaggio incredibile...non avete nulla da perdere...NON siete RICATTABILI!!!...P.S. Non bisogna dimenticare un piccolo grande particolare... il MECCANISMO ELETTORALE usato nelle elezioni comunali conferisce un POTERE enorme al cittadino...rammentatelo sempre!!!
Chiedo scusa a greatest generation, a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti. Effettuo un copia-incolla: ci sta benissimo, ciazzecca a pennello, come si dice. Conosciamo la bella favola di Crantore: egli immagina che si presentino alle olimpiadi la Ricchezza, il Piacere, la Salute, la Virtù, e ciascuna reclama il primo premio. La Ricchezza dice: “Il sommo bene sono io; perché chi ha me può procurarsi qualunque altro bene”. Il Piacere dice: “Sono io, perché gli uomini cercano la ricchezza solo per avere me”. La Salute fa presente che senza di lei non vi può essere Piacere, ed è inutile la Ricchezza. Finalmente la virtù osserva che essa è superiore alle altre tre, perché con l'oro, coi piaceri e con la salute, si può tuttavia ridurre al colmo dell'infelicità, se non si sa vivere. La Virtù ebbe il premio. Questa favola è assai ingegnosa, ma non risolve l'assurda questione del Sommo Bene. La Virtù non è un bene, è un dovere: appartiene a un genere differente, a un ordine superiore, e non ha niente con le sensazioni dolorose o piacevoli. L'uomo virtuoso, col mal della pietra e la gotta, senza sostegno, senza amici, privato del necessario, perseguitato, messo in catene da un tiranno voluttuoso che sta bene in salute, è infelicissimo; mentre il suo vile persecutore, che accarezza una nuova amica nel suo letto di porpora, si trova felicissimo. Dite che il saggio perseguitato è preferibile al suo persecutore, dite che voi amate l'uno e detestate l'altro; ma confessate che il saggio in catene si rode il fegato. E se il saggio non vuole ammetterlo, vuol dire che v'inganna e che è un ciarlatano. (Leggetela e riflettete, amici)



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